[14/01/2008] Acqua

In finanziaria 50 milioni per riqualificare la rete idrica

FIRENZE. Qualche tempo fa in uno studio curato da Utilitatis (FederUtility) con il contributo dell´Anea (Associazione nazionale degli enti d´ambito) dal titolo “Blue Book. I dati sul servizio idrico integrato”, è stata riportata la previsione di spesa totale per l’intera filiera da attuarsi nei prossimi trent’anni. Secondo le Autorità di ambito la cifra da impegnare è di 61,6 Mln/€ di cui i contributi pubblici si attestano circa sui 6,9 miliardi di €.

Abbiamo già avuto modo di osservare che considerando validi tutti gli investimenti previsti (non è detto che lo siano se non si fa un’analisi costi-benefici che comprenda la contabilità ambientale), emerge la necessità di ricorrere ad uno sforzo collettivo nuovo da indirizzare anche alla manutenzione delle infrastrutture esistenti. Ciò risulta evidente dall’analisi dei dati visto che attualmente la mano pubblica e la sola tariffa non possono coprire tutto il fabbisogno per migliorare qualità della risorsa e del servizio.

Nel frattempo però su questo fronte qualcosa si è mosso. Proprio con la Finanziaria 2008, è stato istituito presso il ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare, il Fondo per la ristrutturazione e l’ammodernamento della rete idrica sul territorio nazionale, con una dotazione di 30 milioni di euro per l’anno 2008 e di 20 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009. Non è molto ma è un primo passo.

Del resto questa è un’esigenza che da anni avanzano alcune associazioni ambientaliste, e tutto il Movimento per l’acqua riunito nella grande manifestazione pubblica che si è tenuta a Roma lo scorso primo dicembre, aveva inserito la richiesta nel suo “manifesto” programmatico. Non vi è dubbio quindi che tutte le mobilitazioni che si sono susseguite nel Paese negli ultimi mesi e anni per chiedere un miglioramento di un servizio che ha tutte le caratteristiche per essere governato e gestito in modo pubblico, abbiano avuto qualche successo.

Del resto è necessario adeguarsi agli standard della normativa europea e migliorare l’accesso alla risorsa. Ricordiamo che in alcune parti del nostro Paese i cittadini non hanno acqua potabile in casa. Ma ancor di più è necessario migliorare la qualità organolettica dell’acqua che arriva nelle nostre abitazioni se vogliamo rendere competitivo il settore delle acque potabili nei confronti del settore privato delle acque minerali, che tra l’altro ha notevole impatto sull’ambiente.

Anche in questo caso qualche buona notizia arriva dalla legge finanziaria: al fine di favorire una migliore fruizione delle acque del rubinetto e di ridurre la produzione di rifiuti nonché le emissioni di anidride carbonica, è istituito dal ministero dell’ambiente un fondo a favore della potabilizzazione, microfiltrazione, e dolcificazione delle acque di rubinetto. Il fondo è alimentato, nel limite di 5 milioni di euro per gli anni 2008-2010, dal contributo di 0,5 centesimi di euro per ogni bottiglia di acqua minerale o da tavola in materiale plastico venduta al pubblico. Sempre da questo capitolo saranno convogliate risorse ai fini della tutela delle acque di falda, recupero acque meteoriche e permeabilità dei suoli urbanizzati.

Un decimo delle risorse derivanti dalla vendita delle acque minerali o da tavola in bottiglie di plastica, andrà ad alimentare il fondo di solidarietà istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri, finalizzato a “promuovere il finanziamento esclusivo di progetti e interventi in ambito nazionale ed internazionale, atti a garantire il maggior accesso possibile alle risorse idriche secondo il principio della garanzia dell’accesso all’acqua a livello universale”. Parlare di risorsa idrica e del suo corretto governo non vuol certo dire riferirsi solo al settore idropotabile.

In un contesto di cambiamenti climatici globali riscontrabili anche a livello locale che hanno fatto variare i regimi pluviometrici in frequenza ed intensità, il settore agricolo (anche se non il solo) è andato in crisi per mancanza di risorsa idrica per irrigare le colture. Anche in questo caso, in sintesi, il discorso ci porta alla necessità di una strategia di adattamento che contempli una corretta pianificazione integrata, l’indirizzo verso colture meno idroesigenti, il miglioramento dell’efficienza delle tecniche di irrigazione, la ricerca di sistemi poco impattanti sull’ambiente che siano in grado di tesaurizzare la risorsa nei periodi di maggior disponibilità.

Intanto la legge Finanziaria 2008 autorizza la spesa di 5 milioni di euro (per ognuno degli anni 2008-2010) per l’attività di progettazione delle opere previste nell’ambito del Piano irriguo nazionale in base alla legge 27 dicembre 2006, n.296. Inoltre a partire dal 2011, per proseguire il Piano irriguo, sono stanziati 100 milioni di euro per la durata di 15 anni. Buone notizie su questo fronte, quindi, per il settore agricolo. Noi ci auguriamo che qualche stanziamento sia indirizzato all’attività di controllo e monitoraggio ai fini di un corretto impiego dei soldi impegnati: non dimentichiamo che l’agricoltura rimane su base nazionale il settore di maggior pressione sulla risorsa idrica.

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