[14/01/2008] Urbanistica

L´Africa, le foreste e il pesce. Tra tradizioni e nuovo che avanza

LIVORNO. Quando si pensa allo sfruttamento delle foreste o ai pericoli della desertificazione vengono subito in mente le grandi multinazionali del legname e dell´agricoltura, attori non certo marginali di due problemi che in Africa diventano sempre più drammatici. Ma il sovrasfruttamento delle risorse naturali si nutre di un impasto fatto anche di aumento della popolazione, impoverimento e cambiamento climatico che rende sempre più impattanti anche attività tradizionali, magari quelle che nei documentari naturalistici ci vengono presentate come quel che rimane di un equilibrio tra uomo e natura.

Sembra proprio il caso di quel che è successo in Zanzibar dove un incendio ha distrutto diversi ettari della riserva forestale nazionale di Jozani, costringendo le autorità locali a chiedere maggiore attenzione verso la protezione delle risorse della foresta.

Secondo Burhan Saadat Haji, ministro dell´agricoltura dello Zanzibar, un´isola della Tanzania con un elevato tasso di autonomia, l´incendio si sarebbe sviluppato a causa delle attività dei raccoglitori di miele che usano fuoco e fumo per "domare" le api selvatiche. La foresta di Jozani, di circa 5.000 ettari, é una delle maggiori attrazioni turistiche dell´isola e il turismo è diventata la maggiore fonte di reddito in quest´isola dell´Oceano Indiano.

Un po´ più a sud, il governo del Madagascar ha sospeso per due mesi ogni esportazione di legname forestale. Il ministro dell´ambiente, acque, foreste e turismo, Harison Randriarimanana, ha precisato che sono sospese anche la concessione di licenze di sfruttamento e tutte le autorizzazione di taglio di alberi in tutta la grande isola.

E´ stata costituita una commissione congiunta tra i ministeri dell´ambiente e della giustizia, l´ufficio indipendente anti-corruzione e le forze dell´ordine che effettueranno ispezioni nelle aree dove sono state rilevate le maggiori infrazioni. Per evitare ricorsi e richieste di danni, tutte le licenze ottenute attraverso aggiudicazione possono continuare, ma non possono continuare ugualmente ad esportare fino a nuovo ordine. Nel 2007 in Madagascar le autorità incaricate della protezione dell´ambiente hanno scoperto almeno 20 mila alberi abbattuti illecitamente, ma la distruzione delle foreste avanza ad un ritmo molto superiore, mettendo in pericolo la ricchissima e singolare biodiversità del Paese sulla quale si regge il turismo malgascio sempre più vitale per uno dei Paesi più poveri del mondo.

Molto più a nord, sulla costa atlantica della desertica Mauritania, i problemi sono altri ma si somigliano nelle loro ricadute su ambiente e popolazione. Riguardano soprattutto l´impatto dell´estrazioni petrolifere su mare e pesca.

Nella capitale Nouakchott si è tenuto un incontro per discutere gli aspetti ambientali della "campagne de forage 2008" intrapresa dalla Petroliam nasional berhad (Petronas) l´ente di Stato della Malaysia per gas e petrolio, nella parte marittima del Bassin sahélien in Mauritania. Secondo l´Agence mauritanienne d´information «Questo incontro si inscrive nel quadro degli sforzi miranti a limitare i danni ambientali legati all´attività petrolifera nel Paese».

Organizzata dal ministero del petrolio e delle miniere mauritano, l´incontro ha coinvolto direttamente il ministro dell´ambiente, il direttore di Petronas per la Mauritania, funzionari dei ministeri dei trasporti e della pesca e rappresentanti della società civile

La Petronas ha spiegato il suo ruolo i suoi campi di intervento e i suoi obiettivi rispetto agli effetti negativi sull´ambiente delle prospezioni petrolifere che sta conducendo in Mauritania.

Il ministro del petrolio Mohamed El Moctar Ould Mohamed El Hacen ha detto che «le autorità pubbliche ripongono grandi speranze su questa campagna con l´obiettivo di dinamizzare da una parte le attività di prospezione e di aumentare la produzione del pozzo di Chinguitt dall´altra parte». Ha poi insistito sull´a grandissima importanza che il governo mauritano accorda alla «sicurezza ambientale in generale e all´ambiente marittimo in particolare, e di proteggere sostenibilmente la nostra ricchezza alieutica».

La Mauritania ha infatti un´altra grande ricchezza, il pesce, che da cibo, vita e lavoro a numerose comunità locali di piccoli pescatori tradizionali che si devono difendere dall´invadenza delle grandi flotte della pesca industriale europee, russe ed asiatiche ed ora anche dagli impianti petroliferi che potrebbero sorgere nelle sua acque territoriali e che attirano, come si vede, investitori anche dalla lontana Malaysia.

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