[15/01/2008] Parchi

Batteri resistenti ai farmaci negli uccelli dell’Artico

LIVORNO. La rivista “Emerging Infectious Diseases” pubblica uno studio di scienziati svedesi finanziato dall’Unione europea, che evidenzia la presenza di batteri resistenti ai farmaci in uccelli selvatici che vivono nell’estremo Artico, lontano da tutti i centri abitati. Una rivelazione preoccupante, dalla quale si evince che ormai in natura la resistenza agli antibiotici è molto estesa e consolidata.

Nel 2005 gli scienziati della spedizione “Beringia” dell’università di Uppsala hanno raccolto durante la navigazione lungo le coste settentrionali di Alaska, Groenlandia e Siberia orientale, batteri di Escherichia coli prelevati da un centinaio di uccelli, i campioni sono stati coltivati a bordo della nave della e ne è stata testata la resistenza a 17 farmaci antimicrobici. I batteri sono risultati resistenti a ben 14 farmaci, la metà dei campioni si è rivelata resistente a quattro o più farmaci.
«Siamo rimasti estremamente sorpresi – spiega Björn Olsen (Nella foto), professore di Malattie infettive all´Università di Uppsala e presso il Laboratorio di ricerca sulle zoonosi dell´Università di Kalmar - Abbiamo prelevato campioni da uccelli che vivono nella profonda tundra e non hanno mai avuto contatto con l´uomo. Questa è l´ennesima dimostrazione che la resistenza agli antibiotici è ormai un fenomeno globale che riguarda praticamente tutte le regioni della Terra, con l´eventuale eccezione dell´Antartico».

Il mistero è da dove vengano i batteri farmaco-resistenti e i ricercatori pensano che siano stati portati a quelle latitudini estreme da uccelli migratori. L’area interessata dallo studio comprende infatti aree di nidificazione estiva nelle quali migra avifauna proveniente da tutti i continenti del pianeta, gli uccelli potrebbero essere infettati dai batteri a sud, in aree dove esiste una forte presenza di antibiotici anche in natura (si pensi solo agli allevamenti di pesce o di altri animali, ma anche ai nostri scarti) e poi li trasporterebbero nell’Artico con i loro lunghissimi viaggi.

Ma le resistenze ai farmaci si possono sviluppare anche attraverso mutazione spontanea o per trasferimento genico. Un’altra causa potrebbero essere le feci o i rifiuti di pescatori e anche dei ricercatori che capitano in quelle remote zone.
Finora si erano trovati batteri resistenti ai farmaci in uccelli selvatici che vivevano accanto a centri abitati e nel Maryland (Usa ) delle oche erano risultate resistenti a 4 antibiotici, meno impressione avevano fatto i 3 i gabbiani della Repubblica ceca nei quali era stata trovata Escherichia coli farmaco-resistente, viste le frequentazioni alimentari in discariche di questi uccelli.

«Sapevamo già – dicono i ricercatori svedesi - che, nel mondo occidentale, gli uccelli possono essere vettori di batteri resistenti agli antibiotici, ma è allarmante scoprire la diffusione di questi batteri tra i volatili della tundra. Le nostre scoperte dimostrano che la resistenza agli antibiotici non è confinata alla società e agli ospedali, ma si sta ormai diffondendo anche nell´ambiente naturale. La sempre maggiore resistenza agli antibiotici negli ultimi anni è diventata una delle maggiori minacce per il buon funzionamento dell´assistenza sanitaria in futuro. Abbiamo dimostrato che in una delle aree più remote della Terra sono presenti geni di resistenza ai farmaci antimicrobici. Questa scoperta evidenzia la natura unica dell´adattamento batterico nonché la complessità della diffusione della resistenza ai farmaci antimicrobici. Per comprendere appieno l´entità dei serbatoi di resistenza ambientali e dei commensali, è necessario svolgere studi sulla resistenza ai farmaci antimicrobici in diversi habitat».

Torna all'archivio