[16/01/2008] Energia

La Bielorussia da Chernobyl alla centrale nucleare

LIVORNO. La Bielorussia, oltre ad essere considerata l’unica vera dittatura rimasta in Europa, è anche il Paese che più ha risentito delle conseguenze della catastrofe nucleare di Chernobyl: molti dei bambini che vengono ospitati in Italia provengono proprio da quel Paese. Eppure la Bielorussia del dittatore Alexandre Lukascenko (Nella foto con Putin) prepara la costruzione di una propria centrale nucleare a due passi dall’Unione europea e con il beneplacito del suo amico Vladimir Putin con cui sta trattando da tempo una nuova unione con la Russia.

«Studi preliminari hanno confermato i buoni fondamenti di questo progetto - ha detto il presidente bielorusso al Consiglio di sicurezza nazionale - . Il cantiere di una centrale nucleare è una prospettiva molto reale, perfettamente realizzabile per il nostro Paese. Lo sviluppo dell’energia nucleare, a fianco della modernizzazione del sistema energetico, al ricorso a fonti di energia rinnovabili, alla riduzione dell´intensità energetica del Pil e alla diversificazione degli approvvigionamenti in idrocarburi, costituisce un gran fattore dell’indipendenza energetica del Paese e rappresenta una possibilità reale di minimizzare i pregiudizi causati dalla situazione di crisi».

Peccato che l’indipendenza della Bilelorussia significherà ancor di più una dipendenza dalla tecnologia dell’ingombrante vicino russo, un’invadenza fatta di comune sentire e di radici secolari cementate dall’esperienza sovietica (che rimane perfino nella bandiera e nello stemma della Bielorussia) e contro la quale ormai combatte solo quel che rimane di un’opposizione nazionalista repressa da Lukascenko con tutti i mezzi.

Ma anche il dittatore Bielorusso non si nasconde che qualche problema esiste: «Assistiamo ad un assalto al nucleare in ragione del costo molto elevato degli idrocarburi, e questo provoca una fiammata dei prezzi dell’uranio. La domanda di combustibile nucleare, molto elevata, è prossima al livello critico». Da questo si trae la conclusione che occorre realizzare quanto prima una centrale nucleare «per avvantaggiare il Paese» e quindi l’obbediente Consiglio di sicurezza nazionale bielorusso ha deciso di rompere ogni indugio e di avviare il cantiere nucleare già quest’anno, scegliendo subito il luogo della realizzazione.

Lukascenko non si preoccupa certo delle reazioni interne e del ricordo di Chernobyl e ai possibili critici stranieri ed alle Ong che operano nel Paese manda a dire che con l’avvio del cantiere della centrale «Passiamo dalla teoria alla pratica. Occorre organizzare tutto in maniera da poter lanciare il cantiere in questo anno. La decisione di costruire una centrale nucleare in Bielorussia non ha nulla di straordinario in un mondo che conta diverse centinaia di questo tipo».

Non sarà straordinaria la centrale che probabilmente sarà costruita chiavi in mano dagli alleati russi, ma è certamente straordinario che la centrale la costruisca una dittatura che è stata già colpita da una catastrofe nucleare che sta ancora pagando in termini di salute della sua popolazione e che rappresenta la punta avanzata del nuovo confronto politico-enegetico-militare tra la rinata potenza russa e la Nato. Straordinario, preoccupante e pericoloso per la sicurezza del mondo almeno quanto le centrali nucleari che vogliono costruire altri regimi autoritari in altre parti del mondo.


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