[16/01/2008] Urbanistica

La battaglia dell’oro e dell’argento di Pascua Lama

LIVORNO. Nonostante le proteste e la raccolta di migliaia di firme contro il progetto Pascua Lama, la multinazionale mineraria canadese Barrick Gold Corporation contava di iniziare già nel 2007 lo sfruttamento di un giacimento di oro e argento esteso tra i 4.200 e 5.200 metri di altezza sulle Ande tra il Cile e l’Argentina, per poter estrarre 17 milioni di once di oro e 689 milioni di argento, con un investimento di 2 miliardi e 400 milioni di dollari.

Si tratta del primo progetto binazionale del mondo, l’80% dell’area mineraria è nella regione cilena dell’Atacama, il 20% nella provincia argentina di San Juan, e i governi hanno dato il loro nulla-osta ambientale nonostante ambientalisti e associazioni di cittadini dicano che la gigantesca miniera metterà in pericolo il vicino ghiacciaio e distruggerà l’intero ambiente montano con disastrose ricadute a valle, ma dopo due anni i lavori non sono ancora iniziati. Ma con le difficoltà di Pascua Lama l’ambiente probabilmente non c’entra nulla, è più probabile che i lavori siano bloccati dalla doppia imposizione fiscale che Cile e Argentina vorrebbero applicare alla Barrick Gold.

Il colosso minerario canadese assicura «che continua a proseguire nel progetto», ma lamenta la «difficoltà ad ottenere alcuni permessi settoriali, specialmente in Argentina, e che i governi di ambedue i Paesi definiscano aspetti tributari. I termini continuano ad essere incerti e non dipendono dall’impresa».

Le uniche condizioni poste nel 2006, dalla Comisión Regional del Medio Ambiente di Atacama, sono state quelle che la Barrick Gold non rimuovesse, come aveva chiesto, tre ghiacciai (Toro I, Toro II e Esperanza) che ricoprono parte del giacimento ed alimentano i fiumi della Valle dell’Huasco e che permettono a 70 mila piccoli agricoltori di sopravvivere.

Le proteste di comunità ed associazioni ambientaliste non si placa e l’Observatorio Latinoamericano de Conflictos Ambientales (Olca) ha annunciato un incontro argentino-cileno per valutare le gravi conseguenza ambientali e socioculturali della miniera andina.
Il governo argentino chiede di ricevere il 10% del valore delle esportazioni minerarie, ma il Cile pretende che l’80% delle imposte pagate dalla Barrick Gold restino a Santiago, visto che la gran parte del minerale verrà estratta nel suo territorio, pretese respinte dall’Argentina che spiega che tutta la produzione di oro e argento sarà lavorata sul suo territorio.

Gli ambientalisti argentini sottolineano che queste lavorazioni provocheranno detriti e rifiuti che inquineranno laghi e corsi d’acqua visto nell’astrazione del metallo prezioso si utilizza il cianuro.

La miniera verrà realizzata su un territorio che la comunità indigena diaguita degli Huascoaltinos rivendica come propria e che per questo nel 2007 ha denunciato lo Stato cileno davanti alla Comisión Interamericana de Derechos Humanos, accusando il Cile di non proteggere i loro diritti. Le associazioni ambientaliste hanno chiesto al Consejo de Defensa del Estado di pronunciarsi sollecitamente sulla richiesta di accusare la Barrick del delitto di danno ambientale. L’accusa è quella di distruzione tra il 50 e il 70% dei ghiacciai durante i lavori di prospezione e di realizzazione dei pozzi minerari, così come certificato dalla Dirección General de Aguas del governo Cileno.

Olca ha recentemente rivelato che le autorità cilene hanno approvato l’intstallazione di 363 grandi tralicci di alta tensione per portare l’elettricità al giacimento, nel sito di Coquimbo, dichiarato prioritario dallo stesso governo del Cile perché ricco di fauna endemica.
In Argentina l’opposizione alla miniera è capeggiata dalle Madres Autoconvocadas di Jachal, associazioni di viticoltori, operatori turistici e organizzazioni ambientaliste che fanno rilevare che la miniera distruggerebbe l’area di protezione della biosfera di San Guillermo, ancora in attesa di un piano di protezione.
La Corte Suprema de Justicia argentina si dovrebbe pronunciare sul ricorso presentato per rendere effettiva la sicurezza ambientale stabilita dalla legge 25.675 de Ambiente, che non viene applicata per mancanza di regolamento e che colpirebbe duramente il progetto della Barrick.

Un fuoco di fila di proteste, difficoltà fiscali, vincoli ambientali non rispettati e ricorsi che sta mettendo in difficoltà la multinazionale canadese, deteriorando la sua immagine pubblica e sollevando le perplessità dei suoi azionisti.

La battaglia di Pascua Lama è vitale per gli ambientalisti sudamericani perché la realizzazione della miniera di alta quota potrebbe essere un precedente per altri progetti minerari nella alta cordigliera delle Ande, «dove nascono le acque».

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