[17/01/2008] Consumo

Il Nafama non piace, il Mali vuole il pane 100% grano

LIVORNO. Il 9 gennaio il governo del Mali, o meglio la Direction nationale de l´industrie e le Cadre de concertation de la filière pain, per rispondere al costo elevato del grano, ha lanciato il pane misto “Nafama” o “Malibourou”: 60 % di farina di grano e 40% di miglio, mais e sorgo. Ma il pain mixé - made in Mali non sembra incontrare il gradimento, non solo dei commercianti ma anche tra i consumatori che lo hanno immediatamente soprannominato “takoula” o “pane ceralacca”.

I panificatori sottolineano che questa farina mista non è compatibile con i loro macchinari e molitori: «Abbiamo provato in tutti i modi a fabbricare questo pane con un minimo di armonia. Invano – ha spiegato un panettiere al giornale Les Echos di Bamako, la capitale del Mali – Credo che occorra una mola specifica per questa farina, sennò non funziona. Per noi è una perdita di energia ed economica, tanto più che i clienti per il momento non l’apprezzano. In tutti i casi, dopo questo esperimento, abbiamo deciso di non produrlo».

Il fatto è che i consumatori urbanizzati del Mali hanno abbandonato i prodotti e gli ingredienti tradizionali frutto della difficile agricoltura di sussistenza del Paese e si sono abituati ad un pane “occidentale” fatto al 100% di farina di grano (un cereale che il desertico Mali non produce), e ora non è facile imporre il “pain mixé made in Mali” e i panificatori suggeriscono di procedere a tappe, spiegando, convincendo e permettendo di adattare i loro macchinari, invece di tentare di imporre subito il nuovo pane fatto al 40% di prodotti “africani”.

Una specie di scacco per il ministero dell’industria e per il governo che si erano impegnati a non far aumentare il prezzo del pane e credevano di aver trovato la soluzione, contrastando l’aumento dei prezzi dei cereali importati con la fabbricazione di pane “autarchico” che solleticasse l’orgoglio nazionale di uno dei Paesi più poveri del mondo. E l’aumento del prezzo del pane sta causando un´altra inaspettata conseguenza: i panettieri hanno smesso di sfornare e vendere il pane di piccola pezzatura da 35, 50 e 60 Franchi Cfa che non trovano più conveniente, si parte dal pane da 75 Franchi e I più poveri non possono permetterlo.

Ma nonostante tutto, il pane “Takoula” non sembra incontrare ugualmente i nuovi gusti dei cittadini di Bamako e delle altre città del Mali e il prezzo del pane di grano è cresciuto di 50 franchi Cfa (la moneta in corso in 14 ex colonie francesi dell’Africa occidentale), e il fallimento del Bourounafama terrorizza il governo che teme una delle tante rivolte del pane che hanno insanguinato (e a volte cambiato i regimi) in Africa. La vicenda del Bourounafama dimostra che ormai in Mali (e in molti Paesi africani) ci sono due Paesi: «Quello dei poveri con il loro menu e quello dei ricchi – spiega a Les Echos Adama, attivista di un’associazione di consumatori – Non troverai mai ad acquistare il Malibourou un ministro o un dirigente. Prendono solo il pane 100% grano. Il pane misto non invita a mangiarlo nello stesso modo, è bruttino a vedersi, ed ha un gusto di takoula (una pianta ndr) e quando si raffredda non viene toccato».

Ma il ministero dell’industria insiste: «E’ un inizio, miglioreremo mano a mano questo pane accogliendo i consigli, le critiche e le suggestioni dei consumatori. In alcuni Paesi dell’Europa, dei consumatori hanno lasciato il pane 100% grano a vantaggio del pane misto che presenta quanto meno dei vantaggi». Ma il Mali sembra di fronte ad un rifiuto del pane misto, visto, come nell’Italia del dopo guerra il pane “nero”, come simbolo e retaggio di una povertà antica che portò negli anni successivi al consumo generalizzato di pane “bianco” con l’abbandono di pani tradizionali e farine miste e integrali che abbiamo riscoperto molto dopo, fino a farne una moda e un nuovo segno di consumi “sani” e anche di affermazione sociale.

In Mali siamo ancora alla prima fase e i cittadini di Bamako aspettano di avere un pane misto perfetto, «i consumatori che non hanno più diritto al pane dei ricchi – scrive Les Echos – dovranno contentarsi di gallette di miglio, di fagioli, di froufrous e di quinquéliba ben calda a colazione, con eventualmente del miele. Buon appetito!». Proprio una colazione con prodotti esotici e biologici che troviamo sulle tavole di molti occidentali e che molti africani scambierebbero volentieri con il “ricco” pane bianco tutto di grano.


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