[21/01/2008] Comunicati

La colpa mori´ fanciulla... anche a Napoli!

LIVORNO. Di chi sono le responsabilità della catastrofe ecologica, sociale e istituzionale che ha colpito Napoli? Di nessuno, a sentire parlare i soggetti coinvolti, che hanno sempre qualcun altro su cui scaricarla e comunque un commissario cui lasciare il cerino in mano. Di tutti (sindaci, presidenti di province, presidenti di regione, ministri, commissari, subcommissari, politica, chiesa, affari e politiche affaristiche, camorra e criminalità e potremo continuare) nessuno escluso, se analizziamo ciò che è stato fatto e non fatto da quattordici anni a questa parte e prima ancora. E’ evidente quindi che addossare tutta la responsabilità sul ministro dell’ambiente in carica è un modo del tutto strumentale per mettere in difficoltà questa maggioranza. E che la politica ambientale è il cavallo di Troia, che a partire dalla vicenda dell’emergenza campana, si vuole utilizzare per scardinare il governo in carica. Del resto la politica ambientale e i provvedimenti riguardo alle questioni ambientali, messi in atto da questa maggioranza per quanto non ancora esaurienti, e per quanto non del tutto realizzati, sono di gran lunga molto più avanzati rispetto a quanto fatto nelle precedenti legislature.

Basti pensare a quanto previsto nelle due ultime manovre finanziarie riguardo alle energie alternative o al fatto che si cominci a introdurre una legislazione che preveda la contabilità ambientale obbligatoria negli atti amministrativi. Certo segnali di politica ambientale più che scelte di riconversione ecologica dell´economia. E tuttavia segnali importanti. Che pure non attengono solo alla politica del ministro dell’ambiente, o di una parte soltanto della coalizione della maggioranza cui il ministro appartiene, ma che riguardano una azione collegiale e collettiva che va dall’esecutivo al parlamento e che per questo sono da attribuirsi all’intera compagine di governo. Ma lo stesso vale anche per le misure che invece poco o nulla hanno di ambientalmente sostenibile. E alcune di queste responsabilità sono certamente da attribuire anche al ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio - che come noto mercoledì sarà al centro della votazione di una mozione di sfiducia che il centrodestra ha presentato a partire proprio dalla vicenda Campania - vedi ad esempio l´impegno in prima persona per trasferire i rifiuti e i sedimenti provenienti dalla colmata di Bagnoli al porto di Piombino, esattamente nella fase in cui Napoli e la Campania stavano affogando nei rifiuti urbani. Vedi il decreto sulle modalità di dragaggio e di reimpiego dei sedimenti provenienti dai porti sede di bonifica nazionale che ricorda i decreti di Donat Cattin sull´atranzina. Ma la stessa cosa si può dire anche per molti dei provvedimenti voluti dal ministro delle infrastrutture Di Pietro, che più volte abbiamo avuto modo di sottolineare su queste pagine o da quello dello sviluppo economico, Bersani, per citarne alcuni.

Per sostenere Pecoraro Scanio è in atto una iniziativa di solidarietà mossa da personalità della cultura, della politica e dell’ambientalismo. "Esprimiamo la nostra solidarietà al ministro Pecoraro Scanio e chiediamo che si aprano gli occhi sulle vere ragioni che hanno portato alla situazione emergenza rifiuti in Campania" sta scritto nell’appello già sottoscritto da molti e aperto a tutti coloro vorranno far sentire il proprio sostegno al ministro dell’ambiente. Ed una cosa è certa: aprire gli occhi sulle responsabilità che hanno portato alla situazione della Campania, potrà essere un esercizio utile per riflettere complessivamente sulla crisi che ha portato al corto circuito istituzionale cui stiamo assistendo, e di cui la Campania non è che la punta dell’iceberg. Non può essere infatti un caso se gli italiani e le istituzioni - come sostiene un sondaggio dell´Eurispes - siano sempre più distanti. Una tendenza in atto ormai da tempo, ma che secondo i nuovi dati nel 2007 avrebbe subito un´accelerazione. Tanto che un cittadino su due si sente più sfiduciato nei confronti di politica, forze dell´ordine, sindacati ma anche della Chiesa.
A meno che non si voglia sostenere che la colpa è dei "governati" invece che dei "governanti". Cosa possibile anche questa naturalmente, ma solo se si scambia (come si è fatto anche in Campania), la politica con il marketing in una società, per dirla con il Censis, divenuta "poltiglia".


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