[21/01/2008] Rifiuti

Sedimenti in mare, innalzati i limiti di concentrazione degli inquinanti?

LIVORNO. Il nuovo decreto elaborato dal ministero dell’ambiente e attualmente all´esame del Consiglio di Stato punta ad innalzare i valori massimi ammessi di alcune sostanze inquinanti presenti nei materiali destinati ai Siti di interesse nazionale. L’Espresso della scorsa settimana dedica al decreto un servizio di due pagine (a firma di Marco Travaglio) mettendolo in rapporto anche col recente accordo per il trasferimento dei rifiuti dell’ex area industriale di Bagnoli a Piombino, visto che mentre per il materiale della colmata varrà la normativa sui rifiuti grazie all’intervento della Regione, per quanto riguarda i sedimenti i valori massimi potrebbero diventare quelli previsti dal nuovo decreto in via di approvazione.

Un decreto che di fatto si allontana molto dalle linee guida che nel 2006 erano state elaborate da Icram e Arpat sui dragaggi portuali (aggiornate nel luglio 2007) che stanno diventando il punto di riferimento per tutte le operazioni di questo genere che non riguardano i Sin. Tra gli autori di queste linee guida anche il ricercatore dell’Icram David Pellegrini, al quale chiediamo di spiegarci che cosa prevede il nuovo decreto e cosa cambierà.

«Intanto va specificato bene che il nuovo decreto si occupa solo dei dragaggi nei Sin e quindi ha un obiettivo specifico, che sono appunto queste aree che almeno in teoria sono molto contaminate. Nel merito stabilisce limiti per fare una serie di operazioni come il loro utilizzo per il riempimento di vasche di colmata - che sono bacini di contenimento rivestiti con materiali impermeabilizzanti che sottraggono aree al mare - con dei livelli di sostanze contaminanti fino a concentrazioni piuttosto elevate».

L’articolo dell’Espresso pubblica una tabella secondo cui i limiti previsti dal nuovo decreto sono più alti rispetto a quelli attuali, in alcuni casi anche centomila volte di più…
«Anche qui bisogna precisare una cosa: prima di questo decreto non c’era una legge, ma soltanto una serie di riferimenti tecnici, che evidentemente avevano limiti ben più rigorosi di quelli previsti dal decreto. Questo per un semplice fatto logico: queste vasche erano concepite come futuri piazzali o aree portuali da riutilizzare, quindi a rigor di logica tutti i riferimenti e gli atti precedenti stabilivano che siccome queste vasche di colmata devono diventare suolo, è bene che non superino i limiti previsti per i suoli da bonificare. E quindi questi limiti venivano abbassati di un ulteriore 10% perché pareva stupido che si realizzassero suoli che poi non sarebbero stati a norma con la legge sulla bonifica dei suoli. Una semplice logica di buon senso. Nel decreto invece i limiti si alzano fino a centomila volte, come per esempio per i pesticidi, ma tutti i parametri vengono innalzati, inquinanti organici, idrocarburi policiclici aromatici…».

Nel frattempo anche l’Icram aveva analizzato la questione insieme all’Arpat, elaborando delle linee guida sui dragaggi...
«Questo manuale pubblicato nel 2006 e aggiornata nel luglio 2007 propone un approccio diverso: è vero che ci sono valori chimici che è bene tenere presenti, ma questi non mi danno un’idea del rischio per organismi e ambiente, cioè non tengono conto dell’impatto per la comunità biologica e la catena alimentare.
Il nostro quindi è stato un approccio biologico, o meglio tossicologico: perché può darsi benissimo che un metallo superi il limite previsto ma non abbia da solo impatti sull’ambiente, come è possibile, che 3-4 inquinanti al di sotto dei singoli limiti, messi insieme abbiano impatti gravi sull’ambiente. Insomma noi consigliavamo di legger in modo integrato tutti i parametri stabilendo quali fossero le miscele che poteva dare luogo a problemi per la comunità biologica. Le nostre linee guida sono diventate un punto di riferimento per tutte le operazioni di dragaggio, saranno probabilmente utilizzate in un futuro decreto extra Sin e molti enti come la Provincia di Livorno, le hanno integrate nei loro regolamenti, ma il ministero non le ha tenute in considerazione nel decreto sui Sin».

Le linee guida dell’Icram da una parte e il decreto ministeriale sui Sin dall’altra, in che rapporto stanno con le normative europee, ci sono rischi di procedure di infrazione?
«Le nostre linee guida tengono conto delle indicazioni europee della normativa quadro 2000/60 che introduce i riferimenti alla eco-tossicologia. Inoltre è in linea con la convenzione di Londra sugli scarichi a mare.
Il nuovo decreto invece non tiene conto della convenzione di Londra, perché elegge la messa in vasca di colmata a soluzione prioritaria. Se infatti la comunità europea vuole che noi differenziamo il materiale perché sia una risorsa, un po’ come accade coi rifiuti urbani, con questa nuova normativa italiana si ripercorre la filosofia della discarica, in questo caso una colmata, nella quale mettere il più possibile. L’altro rischio è rispetto alla legge quadro 2000/60: la commissione europea pone obiettivi di qualità a lungo termine, per cui al 2015 in mare non dovremo avere più di determinate concentrazioni di inquinanti. E’ evidente che se in una vasca metto concentrazioni 100mila volte superiori, qualsiasi errore, distrazione, rottura nelle impermeabilizzazioni, renderà irraggiungibile il risultato».

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