[25/01/2008] Comunicati

Ambiente interruptus !

LIVORNO. Arrivato nemmeno a metà percorso, il governo guidato da Romano Prodi è costretto a lasciare. La richiesta di fiducia fatta dal premier è stata infatti respinta al Senato e le redini passano adesso al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che deciderà su cosa fare, sentite le altre due cariche dello Stato, i presidenti di Camera e Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini.

Il futuro che si prospetta è quindi, a prescindere da quale sarà la decisione che verrà presa, caratterizzato da una fase di stallo e di incertezza, a partire dai provvedimenti che ci interessano e che riguardano tutta la sfera ambientale, quella su cui greenreport è impegnato ogni giorno, considerandola la chiave di volta di uno sviluppo sostenibile, anche dal punto di vista sociale ed economico, ancorchè ambientale.

Più volte abbiamo scritto che seppure la politica ambientale di questo governo fosse ancora insufficiente a riorientare l´economia in senso ecologico, si era comunque verificato un cambio di passo rispetto alla legislatura precedente. Quello che si preannuncia adesso è intanto una paralisi legislativa e normativa che si rifletterà in primis ovviamente, sulle azioni concrete e sulle questioni a carattere locale, e poi chissà.

A partire dalla legge delega sulla contabilità ambientale ( madre di ogni politica orientata alla sostenibilità), che già era passata piuttosto in sordina, ma che almeno era riuscita a superare il primo vaglio governativo e che aveva intrapreso la strada della consultazione parlamentare. Una legge su cui più volte siamo intervenuti per evidenziarne l’importanza basica per procedere sulla via della sostenibilità ambientale. Che già aveva conosciuto una stagione parlamentare ed era stata affossata e che si riapprestava adesso a fronteggiare il difficile cammino verso l’approvazione cui dar seguito, essendo appunto una legge che delegava il governo a legiferare, alla necessaria scrittura sulla base dei principi condivisi.

Difficile pensare che potrà avere un seguito. Così come le modifiche del testo unico, portate a meta (faticosamente) in minima parte rispetto a quanto annunciato e che certamente non potranno essere completate in questo scorcio di legislatura che vedrà al più un governo tecnico-istituzionale (o una delle due possibili tipologie) che avrà, semmai, come prioritario il mandato di compiere le necessarie riforme istituzionali per garantire maggiore stabilità al governo futuro. Se non saranno invece elezioni subito.

C’è da chiedersi anche quale sarà il destino di molte delle iniziative inserite in finanziaria , che per poter essere attuate hanno bisogno della promulgazione di decreti tecnici specifici, da emanarsi ora da un ministero ora da altri e in concertazione tra loro, con una tempistica ben definita.

Il decreto a firma del ministero dello Sviluppo economico per individuare le modalità di erogazione del Cip6, ad esempio, per gli impianti autorizzati e non ancora in esercizio e per quelli in costruzione. O per le modalità con cui conteggiare la quota di rifiuti biodegradabili e biomasse diverse da quelle agricole e derivanti da attività zootecniche, per cui si prevede l’erogazione dell’incentivo.

Ma anche le modalità di funzionamento del fondo per la ristrutturazione e l’ammodernamento della rete idrica nazionale previsto in finanziaria e gli interventi ai quali sono destinati i contributi del fondo sono demandati ad un decreto del ministero dell’ambiente. E la crisi idrica in cui versa il paese, già indica l’urgenza di tali interventi. Così come sono delegate a decreti da emanarsi, sempre da parte del ministero dell’ambiente, le modalità di erogazione dei fondi istituiti a favore di interventi per la riduzione e prevenzione della produzione di rifiuti, per la promozione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, attraverso la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti. O le modalità di gestione del fondo denominato “un centesimo per il clima”, che dovrebbe essere finanziato attraverso i contributi volontari da effettuarsi all’acquisto di carburante alla pompa. In pratica tutti i fondi che costituiscono punti di partenza fondamentali per intraprendere iniziative indirizzate alla sostenibilità ambientale, istituiti con la legge finanziaria, sono legati alla successiva emanazione di decreti ministeriali. Che difficilmente vedranno la luce nei tempi stabiliti e che renderanno nei fatti inagibili quei provvedimenti. Una situazione niente affatto promettente per l’urgenza che tali azioni impongono anche alla luce di una quadro più complessivo d’impegni cui anche il nostro paese deve adempiere nel quadro delle iniziative europee per fronteggiare la lotta ai cambiamenti climatici.

Un futuro non certo roseo anche dal lato delle opportunità in chiave economica che l’agire in questo senso avrebbe potuto rappresentare. Con l’aggravante che la mancanza di un governo e, quindi, di un riferimento stabile di guida politica è quanto di più deleterio si possa raffigurare in una fase di rallentamento economico, che rasenta la recessione, come quella che sta attraversando il pianeta.

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