[28/01/2008] Comunicati

Naufragio dell’Erika: Total paga subito 192 milioni di euro, ma fa ricorso

LIVORNO. Dopo la sentenza tribunal correctionnel di Parigi sulle responsabilità del naufragio dell’Erika, la Total ha annunciato che procederà all’indennizzo di 192 milioni di euro alle vittime della marea nera che nel 1999 si abbatté sulle coste della Normandia, ma ha contemporaneamente annunciato l’appello contro la sentenza.

Quindi, come si legge in un comunicato della Total, la multinazionale petrolifera ha deciso di «versare immediatamente e in maniera irrevocabile alle vittime dell’inquinamento le indennità fissate dal tribunale», ma si appresta anche a «fare appello contro una decisione di giustizia che stima ingiustificata e contraria al risultato che si cercava: il miglioramento della sicurezza nel trasporto marittimo». Per la Total, il naufragio della carretta del mare che portava olio combustibile di infima qualità verso la centrale Enel di Piombino «è stato un trauma per tutte le popolazioni della costa e, inoltre, per l’insieme della popolazione francese, ma ugualmente per il personale della nave».

Total annuncia inoltre – come detto - che «è stata messa in opera un’organizzazione affinché i pagamenti siano immediati e definitivi, e questo qualsiasi sia il risultato del giudizio di appello». Si tratta di 192 milioni di euro che si assommano ai 200 milioni che la Total dice di aver speso nelle operazioni di disinquinamento e pulizia delle coste bretoni subito dopo il naufragio dell’Erika.
Per la società petrolifera l’appello contro la decisione del tribunale è necessario in quanto la sentenza è ingiustificata «perché è rimproverato alla Total di aver provocato il naufragio commettendo di fatto un’imprudenza nella selezione della nave, mentre Total è stata ingannata da certificati che non corrispondevano alla realtà ed allo stato gravemente degradato della struttura della nave. In quanto utilizzatore dell’imbarcazione, Total non si sostituisce alle società di controllo e di classificazione, all’armatore ed allo Stato di bandiera, non è il nostro ruolo e il nostro mestiere».

Un’accusa molto dura e precisa alla Rina l’ente di certificazione italiano (anch’esso condannato al processo) che aveva dato il via libero agli armatori italiani per far navigare quella carretta dei mari con l’ennesimo nome e sotto l’ennesima bandiera ombra, quella volta maltese. Total sta combattendo una battaglia economico-legale colossale: ogni giorno 150 petroliere portano i suoi prodotti in giro per i mari del mondo, facendone uno dei maggiori protagonisti del traffico petrolifero del pianeta ed ora Total assicura che «La sicurezza dei suoi trasporti è un impegno di primo piano. Il Gruppo ha messo in campo regole di carico che sono probabilmente le più strette della professione soprattutto per quel che riguarda l’età delle navi e l’utilizzo del doppio scafo».
Buone pratiche e buoni propositi che purtroppo somigliano molto a nere e forzate lacrime di coccodrillo, piante costosamente sul petrolio versato nel disastro dell’Erika.


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