[29/01/2008] Consumo

Percezioni & sondaggi

LIVORNO. Nello sterminato mare magnum di percezioni raccolte dagli analisti di Eurispes nel loro rapporto Italia 2008 (quindi percezioni, non dati reali), giornali e televisioni si sono soffermate sulle percezioni più allarmate (generalmente quelle legate al potere d’acquisto e ai redditi) oppure sulle questioni più calde come l’emergenza rifiuti, che ha fatto sì che alla domanda “sul fronte ambientale qual è il problema più urgente da affrontare?” il 26,9% abbia risposto proprio i rifiuti, superando addirittura l’effetto serra e il riscaldamento del pianeta (23,6%), quindi l’inquinamento atmosferico (20,5%) e il problema energetico (19,3%).

La divisione suggerita secondo queste quattro problematiche appare assai discutibile in quanto in realtà gestione integrata del ciclo dei rifiuti, inquinamento atmosferico ed energia sono tutte facce (e cause) del macroproblema della sostenibilità ambientale. L’Eurispes dedica poi uno spazio a sé al global warming: il global warming è considerato una minaccia per la terra (ancora una volta una domanda che induce a rispondere sì: “quanto è preoccupato per il cambiamento climatico?”) per l’81,5% degli italiani (il 33,7% ha risposto “molto” e il 47,8% ha risposto “abbastanza”). Solo il 13,5% invece si è definito “poco preoccupato” e il 3,3% per nulla preoccupato.

Risultati e percezioni che lasciano il tempo che trovano perché ancora una volta anche questa ricerca prende in esame i temi ambientali staccandoli da tutto il resto, e non trattando l’ambiente come un tema trasversale a tutte le altre questioni: certo se non c’è una governance in grado di intrecciare le questioni ecologiche con quelle economiche, è difficile pensare che possa farlo l’Eurispes, ma ha poco senso chiedere nella sezione ambiente quanto un cittadino sia preoccupato (molto, abbastanza, poco o per nulla) del riscaldamento globale, poi chiedere nella sezione economica quanto un cittadino sia preoccupato dell’aumento dell’inflazione (ancora molto, abbastanza, poco o per nulla), e magari nella sezione mondo chiedere quanto un cittadino sia preoccupato dei conflitti che stanno devastando alcuni Paesi mediorientali, suggerendogli ancora una volta le 4 scelte: molto, abbastanza poco o per nulla.

Ricordando ancora una volta che il rapporto Eurispes prende in esame le percezioni e non le azioni, possiamo forse trovare qualche nota positiva quando si parla di consumi. Secondo Eurispes il 39,1% è consapevole che ridurre i consumi quotidiani sia un comportamento giusto da mettere in pratica per contribuire al rallentamento dei mutamenti climatici. Di poco si discosta la percentuale di chi pensa possa essere utile solo nella misura in cui tanti si impegnano a farlo ogni giorno (34,9%). C’è poi il solito 13,5% più pessimista che crede che si possa fare ben poco per risolvere un problema così grande e a seguire quelli che credono che questa soluzione non serva a nulla (5,1%).

Sul lato pratico (ma comunque teorico, visto che si tratta di “intenzioni”!) 78,8% degli italiani (abbastanza 50,7% e molto 28,1%) dichiara di essere disposto a fare sacrifici per ridurre i consumi a fronte di un 17,2% (per niente 3% e poco 14,2) di coloro i quali non sono disposti ad adottare comportamenti responsabili. Quali consumi sarebbero pronti a ridurre gli italiani: quelli energetici ovviamente, visto che la consapevolezza e l’informazione su questo tema è piuttosto matura (l’85,2% disposto a usare lampade a risparmio energetico, e l’82% a non lasciare accesi in stand by videogiochi, televisori, computer e altri apparecchi elettrici) , quelli idrici (non lasciar scorrere troppa acqua mentre si insaponano o si lavano i denti 84,7%, o fare la doccia piuttosto che il bagno nella vasca, 81,7%).

Manco a dirlo nessun accenno sui flussi di materia, visto che mentre da una parte si pontifica a livello politico sulla necessità di ridurre i rifiuti, non ci si preoccupa poi (quando va bene) che della loro riduzione a valle (cioè mandarne meno in discarica o agli inceneritori aumentando la raccolta differenziata, cosa buona in sé). Ma non si fa nulla per prevenirne la produzione a monte, intervenendo per esempio sugli imballaggi o incentivando processi produttivi che facciano minore uso di materie prime.

Di contro invece si continua a invocare il rilancio dei consumi (acquisti sempre meno consumati e sempre più velocemente destinati a diventare rifiuti) perché le ultime stime per il 2008 dicono che la crescita del Pil sarà soltanto dell’1,3% invece che dell’1,8%. Ma queste stime sulla crescita e neppure quelle che hanno riempito i titoloni delle pagine dei giornali (una famiglia su 3 non arriva a fine mese) tengono conto dei 549 miliardi di euro che sempre secondo l’Eurispes ha prodotto nel 2007 l’economia sommersa italiana. Il nostro sommerso attualmente equivale, fa sapere ancora l’imperturbabile Eurispes, ai Pil (quelli emersi) di Finlandia (177 mld), Portogallo (162 mld), Romania (117 mld) e Ungheria (102 mld) messi insieme. Forse allora qualcuno in più a fine mese ci arriva.


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