[30/01/2008] Comunicati

Ambientalismo, il senso di responsabilità non basta più

ROMA. Vorrei tornare sulle elezioni in Assia, perché vi è una generale sottovalutazione, soprattutto da parte degli ambientalisti, sulla portata e l’importanza di quel risultato.
Non è di poco conto avere dimostrato che, in una regione industriale e culla della lobby nucleare tedesca, fare scelte ambientali radicali come quella di sostituire con le rinnovabili, in cinque anni, tutta l’energia elettrica (il 60%) fornita dalle due centrali nucleari da chiudere, produce spostamenti elettorali significativi e fa conquistare voti.

Fino ad ora gran parte delle forze politiche hanno sempre pensato il contrario e cioè che una forte caratterizzazione ambientalista facesse perdere voti, per cui in ogni campagna elettorale la scelta ecologista si riduceva a qualche candidato ecologista e dedicando un capitolo del programma all’ambiente, quasi sempre in stridente contrasto con gli altri capitoli e in particolare con quelli economici ed infrastrutturali. Emblematica è la scelta sui parchi che certamente si sono sviluppati e la parte di territorio tutelata si è estesa, ma contemporaneamente quella non tutelata è stata sempre più asfaltata, cementificata, urbanizzata e infrastrutturata, riducendo il parco a un ghetto assediato da inquinamento e devastazione.

Altrettanto significativo è l’esito di quel voto per far capire quanto sia artificiosa la divisione degli ambientalisti di questo paese fra quelli duri e puri dei rifiuti zero, della non necessità di produrre energia perché basterebbe risparmiarla e quelli invece del "fare". Entrambe queste posizioni sono perdenti. La prima perché è impotente e lascia le cose come sono, la seconda perchè spesso riduce il “fare” a quello che agli inquinatori e agli affaristi sta bene venga fatto.

Che senso ha mi chiedo spendersi sui rigassificatori se da parte di chi li vuole fare (politici ed industriali) non si manifesta alcun impegno a sviluppare le fonti rinnovabili e il risparmio energetico? Così come non ha senso spendersi per gli inceneritori, se da parte di chi è interessato a costruirli (politici ed imprenditori) si esclude ogni politica di riduzione, raccolta differenziata e riciclo. Sporcarsi le mani è giusto ma pensare di legittimare l’ambientalismo solo dimostrando senso di responsabilità è perdente.

E difatti è difficile sostenere che avere aperto sui rigassificatori, ha consentito di strappare politiche energetiche che portassero ad applicare Kyoto. Pare che fra pochi mesi si andrà a votare. Mi piacerebbe poter votare una coalizione o un partito che si impegnasse a rendere questo paese protagonista nella lotta al riscaldamento globale, assumendosi l’impegno a ridurre i consumi energetici, a intervenire sul patrimonio abitativo, riducendone i consumi del 10% in cinque anni, ed infine che nel corso della legislatura a portare la dipendenza del paese dalle vere rinnovabili dall’attuale sette al 14%. Soprattutto però vorrei che questa volta questi impegni non si tentasse di conciliarli con il carbone pulito, come è avvenuto nelle ultime elezioni.

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