[30/01/2008] Consumo

A tutto GAS: anche a Livorno

LIVORNO. In principio fu Fidenza nel 1994. E’ lì, in provincia di Reggio Emilia, che vide la luce il primo Gruppo di Acquisto Solidale. In Toscana sono nati intorno al 2000 e a Livorno nel dicembre del 2004. L’ultima novità è che, a distanza di 14 anni dalla pionieristica esperienza emiliana, la Finanziaria 2008 ha dato riconoscimento legislativo ai Gruppi di Acquisto, definendoli (legge 244/2007): «Associazioni senza scopo di lucro costituite al fine di svolgere attività d’acquisto collettivo di beni e distribuzione, senza applicazione di alcun ricarico, esclusivamente a favore degli aderenti». Attività che non sono commerciali e quindi non soggette al pagamento dell’Iva.

Forse non tutti però sanno come funziona un GAS o ne conoscono la storia. Ne abbiamo parlato con Elena Baldacci, del GAS di Livorno.

«Il nostro GAS è nato nel dicembre del 2004 – comincia - con una decina di famiglie. Adesso le famiglie iscritte sono più di trenta e cerchiamo di fare la maggior parte della nostra spesa all´interno del Gruppo di Acquisto, staccandoci quanto più possibile dal mercato. Nel nostro GAS c’è di tutto: frutta e verdura, pane cotto a legna e lievitato a madre acida, latte crudo e latticini demeter, carne, uova, ma anche detersivi, prodotti per l´igiene personale e per l´infanzia, prodotti del Commercio Equo e Solidale, ecc».

Quante volte vi trovate per decidere la spesa?
«Una volta la settimana per fare gli ordini e per ritirare i prodotti che sono arrivati».

Avete calcolato i costi-benefici?
«Economicamente il risparmio può arrivare anche al 30% rispetto ai prodotti acquistati in negozi specializzati, ricordo che i prodotti sono tutti biologici, ma dipende molto dai produttori. Diciamo che sul prezzo finale, in definitiva, viene a mancare il ricarico sul prezzo praticato dai negozi».

E a livello ambientale?
«A livello ambientale non c´è confronto con i prodotti disponibili sul mercato: i nostri produttori sono della nostra zona e quindi riduciamo al minimo l´inquinamento dei trasporti, siamo molto attenti agli imballaggi (pochi e spesso riutilizzabili), e poi l´agricoltura biologica e biodinamica non sono inquinanti».

Qual è il punto di riferimento in Toscana o comunque il modello che seguite?
«Il punto di riferimento quando siamo partiti è stato il GASP! di Pisa, in quanto ha il maggior numero di iscritti, è impegnato anche politicamente ed è quello al quale tutti gli altri GAS toscani ho visto spesso fare riferimento, ma non possiamo dire che sia il modello che seguiamo perché ogni Gruppo nasce ed ha una vita propria e particolare... Non si trovano due Gas uguali, quindi troviamo sempre gli stessi principi di base ma un´organizzazione molto diversa ».

Ma quali sono gli svantaggi ad oggi del GAS?
«Per quanto ho potuto vedere, mi sembra che un´organizzazione gestita da poche persone funzioni meglio di quelle basate su tanti volontari e che alcuni GAS, impegnati molto socialmente, perdano un po´ di vista il "fare la spesa" vero e proprio, mentre altri più pratici ed attivi rischiano di non interessarsi di cosa accade nel resto del sistema socio-economico».

Che ne pensa del riconoscimento in Finanziaria dei GAS?
«È un riconoscimento che, all’atto pratico, non comporta niente di nuovo rispetto all’attuale organizzazione dei GAS. È stata riconosciuta l’esistenza dei GAS? Bene, è più che sufficiente. È di vitale importanza che i Gruppi di Acquisto Solidale rimangano un’attività libera, tra cittadini privati, con una gestione spesso familiare… Insomma, una forma di azione «dal basso».

Come definirebbe l’esperienza di questi quasi 4 anni di attività?
«Sicuramente positiva. Infatti, quando i fornitori lavorano bene e l´organizzazione funziona, le persone si ritengono molto soddisfatte di questa esperienza che, tra l´altro, avvicina anche sul piano della relazione e della collaborazione. Invito tutti ad allargare l’esperienza dei GAS, scegliendo di unirsi agli altri nel fare la spesa, preferendo prodotti più equi e più sani e sostenendo i piccoli produttori locali».

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