[01/02/2008] Rifiuti

Cip 6 o no? Per la Campania cambia poco...

LIVORNO. Romano Prodi ha firmato ieri un’ordinanza che garantisce le agevolazioni tariffarie per la vendita dell’energia elettrica (Cip 6) ai tre impianti di incenerimento con recupero energetico previsti nel piano emergenza della Campania. Ovvero l’impianto di Acerra, che è in costruzione, quello di S.Maria la Fossa e quello previsto nella provincia di Salerno.

Con la finanziaria 2008, Acerra infatti sarebbe uscita dall’elenco degl’impianti per cui si prevede l’accesso automatico agli incentivi Cip6, che rimane infatti solo per quelli autorizzati e operativi. Mentre per gli impianti autorizzati e non ancora in esercizio, e, in via prioritaria, per quelli in costruzione, si prevede che la procedura del riconoscimento in deroga del diritto agli incentivi (come già previsto dalla finanziaria del 2000) sia completata dal Ministero dello sviluppo economico. Ma questa volta in maniera inderogabile entro tre mesi dall´entrata in vigore della finanziaria stessa. Evidentemente la crisi di governo in corso ha suggerito di intervenire intanto per Acerra e per gli altri due siti campani, in modo (forse) da rendere anche più appetibile la gara per l’esercizio dell’impianto, che è andata deserta proprio pochi giorni fa.

Anche se i motivi per cui l’Asm di Brescia (ora A2A) e i francesi Veiola hanno rinunciato a presentarsi pare fossero diversi e ben più sostanziali. «La gara è andata deserta per la carenza nel bando delle condizioni minime imprenditoriali che avrebbero potuto sostenere un ragionevole rischio d’impresa» dichiara Federambiente. Quindi la presenza o meno della possibilità di accedere agli incentivi governativi – seppur interessante - non sembra essere stato l’elemento dirimente. Lo conferma a greenreport anche il presidente di Fedreambiente Daniele Fortini «Si può dire che questo intervento dà una assicurazione, risolve uno dei problemi di quel bando, ma lascia aperti gli altri quattordici presenti».

Ma adesso cosa si prevede?
«Purtroppo la situazione volge al peggio. Dopo la gara andata deserta per ragioni che attengono alla qualità del bando e per la carenza delle condizioni minime imprenditoriali, con il rischio che se avesse avuto esito si ripresentasse una sorta di Fibe2, adesso i tempi si allungano per Acerra. Ma non ci sono scorciatoie rispetto al procedimento possibile, che credo rimanga ancora il ricorso ad una gara con nuovi criteri, che naturalmente diano le garanzie che mancavano in quella appena fallita».

Qualcuno intravede la strada, con questa ordinanza, per riaprire il capitolo incentivi Cip6, lei che ne pensa?
«Magari fosse. Ma auspico che almeno si tenga fede a quanto previsto dalla finanziaria e quindi che il decreto da parte del ministero dello Sviluppo venga fatto, e che si dia anche corpo alle modalità di calcolo della quota di biomasse presente nella frazione dei rifiuti che va a recupero energetico».

Ma quali altri impianti potrebbero rimanere “esclusi” dalla possibilità di attingere al contributo Cip6, se da parte del ministero dello Sviluppo economico non si riuscisse a rispettare i tempi di tre mesi previsti in finanziaria per la definizione del decreto? Ricostruire la mappa precisa è davvero una impresa ardua, perché non esiste un elenco delle aziende che hanno fatto domanda, né è facile risalire a quale sia la situazione in merito all’autorizzazione e allo stato di costruzione degli impianti previsti sul territorio nazionale.

Fra questi ci potrebbe essere l’impianto di Torino, i due del Lazio (Malagrotta e Albano), i quattro impianti siciliani oggetto dell’accesissima querelle tra il governatore Totò Cuffaro e il ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, entrambi ormai ex.

Ma anche la terza linea dell’impianto di Livorno e l’analoga di Padova così come tutti gli impianti in revamping dell’Emilia Romagna, potrebbero rimanere esclusi. Una lista di attesa che potrebbe comprendere tra 15 e 20 tra nuovi impianti o nuove linee previste a fianco di quelli esistenti. Che potrebbero andare ad aggiungersi o no ai circa 400 ( secondo i dati del Gse) che si avvantaggiano del contributo Cip6, per una potenza complessiva di circa 8.250 MW, di cui il 66% da fonti assimilate e il 34% da fonti rinnovabili. Con una produzione di energia che nell´anno 2006 è stata pari a circa 49 miliardi di TWh (circa il 17% dell´energia complessivamente prodotta in Italia), di cui ben 39,7 TWh da fonti assimilate.



Torna all'archivio