[04/02/2008] Energia

Le mucche cinesi producono energia e “carbon credits”

LIVORNO. Dopo la CO2, il metano è il gas che contribuisce di più all’effetto serra a livello planetario e gran parte viene dagli stomaci delle mucche e degli altri animali da allevamento. Secondo la Fao la zootecnia è responsabile del 18% delle emissioni globali di gas serra. Una mucca emette da 80 a 110 chilogrammi di gas durante la sua vita e secondo la Environmentale protection agency Usa, siccome nel mondo ci sono 1,2 milioni di ruminanti, le loro flatulenze producono 80 milioni di tonnellate all’anno di metano, il 28% di tutte le emissioni di metano prodotte dalle attività umane.
La cattura delle emissioni di metano ha sollevato l’attenzione degli operatori del mercato internazionale delle quote di carbonio e la Cina sembra diventato uno dei principali campi di sperimentazione di questo settore dei “carbon credits”, visti i bassi prezzi praticati per l’acquisto di quote, quindi nell’ex celeste impero fioccano quindi risorse finanziarie e trasferimenti di tecnologie.

Il paludato Quotidiano del Popolo, dà notizia che dal 21 gennaio, nella regione autonoma della Mongolia Interna, è stata avviata la realizzazione del più grande impianto per la produzione di metano da sterco di mucche. Mengniu, la più grande industria di prodotti lattiero-caseari della Cina, ha fatto un investimento da 45 milioni di yuan (circa 5,7 milioni di euro) per realizzare un impianto in grado di fornire 10 milioni di kilowattora di energia alla rete elettrica nazionale.

Le tecnologie per trasformare sterco, urina e acque reflue di 10 mila mucche in energia vengono dalla Germania, l’impianto è in grado di produrre 12 mila metri cubi di metano e generare 3 mila chilowattora di elettricità al giorno. Niente andrà sprecato: il calore derivato dalla produzione di elettricità verrà utilizzato per riscaldare l’intera struttura agro-zootecnica e le acque riciclate serviranno all’irrigazione e verranno prodotte 200 mila tonnellate di fertilizzanti organici all’anno. Con un risparmio di 5 mila tonnellate di carbone all’anno.

La Mengniu ha già raggiunto un accordo sulle quote di carbonio con una carbon-trading company olandese e il suo esempio, i primo di questo genere in Cina, sta per essere seguito da altre grandi industrie lattiero-casearie come il Yili Group.
La realizzazione di questo impianto è anche significativa per il mix energetico sul quale la Cina dovrà sempre più puntare per uscire dalla schiavitù estera del petrolio e ancor più da quella nazionale del carbone che trova proprio nella Mongolia Interna uno dei maggiori fornitori delle metropoli e delle industrie cinesi sempre più affamate di energia.


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