[05/02/2008] Parchi

Una nuova legge per i parchi toscani? Tozzi: «Il deficit è nella salvaguardia»

FIRENZE. 3 parchi nazionali, 3 parchi regionali, 3 parchi provinciali, 28 riserve naturali statali, 42 riserve naturali provinciali e 52 aree naturali protette di interesse locale. 227000 ettari di territorio protetto. Questi i numeri che certificano le politiche di protezione attuate in Toscana. Ma 17 sono ormai gli anni di vita della legge quadro 394, e 13 lunghi anni sono passati dall’ approvazione della legge 49, caposaldo del sistema dei parchi toscani.

In questi anni stiamo riscontrando una generale ridiscussione dei sistemi di salvaguardia e protezione territoriale, che fa seguito alla sempre più capillare presa di coscienza della popolazione (e degli amministratori) riguardo al tema. Il cambio climatico, l’allarme energetico, la presa di coscienza della necessità di analisi dei flussi di materia, la stessa emergenza rifiuti: fattori di consapevolezza che si affiancano alla semplice, crescente richiesta di “verde” e di “natura” che caratterizza ormai buona parte del popolo dei turisti.

E il concetto stesso di area protetta sta seguendo in parallelo questa ridiscussione: l’ambiente non è solo emozione, il parco non può essere (lo è mai stato?) solo salvaguardia. Ma d’altra parte c’è il costante rischio, attuando una politica di ostinata ricerca del compromesso, di svilire la funzione principale delle aree protette, e cioè la conservazione della biodiversità e l’educazione allo sviluppo sostenibile, e alle rinunce che esso comporta.

E’ giunto il momento di rimettere mano alla normativa, quindi? E quali devono essere gli obiettivi da perseguire nel prossimo futuro? Abbiamo voluto chiederlo agli amministratori delle aree protette toscane, cercando anche di fare un bilancio generale dell’efficienza del sistema dei parchi del territorio regionale. Iniziamo da Mario Tozzi, geologo, giornalista e presidente del parco dell’Arcipelago toscano.

Nel dibattito di questi mesi in Toscana, ritiene che il tema dei parchi e delle aree protette abbia avuto il rilievo adeguato, o avrebbe meritato una maggiore attenzione?
«E’ ovvio che nella gestione di un’area protetta la valorizzazione è sempre qualcosa di migliorabile, e i fondi sono cronicamente inferiori alle potenziali necessità. Ma devo dire che in Toscana la situazione è più rosea che in altre realtà del territorio nazionale: le autorità regionali, in particolare il presidente Martini ma non solo, dimostrano abbastanza sensibilità in materia. I parchi regionali godono di buona visibilità e attenzione (è il caso soprattutto della Maremma). Riguardo al parco dell’Arcipelago, posso solo dire che stiamo ripartendo da tutti i punti di vista, dopo 5 anni di commissariamento. E per quanto riguarda i fondi, ripeto che c’è necessità di maggiori investimenti. Ma è soprattutto il parco a doversi rendere indipendente: il parco deve fare di più».

Da tempo – prima con l’assessore Artusa poi con il nuovo assessore Betti – si parla di una nuova legge regionale toscana sui parchi. Ritiene che essa possa servire? E soprattutto, a cosa deve puntare?
«Nei parchi devono tornare al centro la salvaguardia e la protezione, che hanno basi scientifiche, cioè oggettive: una cosa sono le politiche cosiddette “ambientaliste”, che hanno comunque una impostazione politica, soggettiva. Altro sono le evidenze scientifiche ed ecologiche, e le scelte obbligate che ne conseguono».

La struttura della legge 394/91 è però basata sul compromesso tra salvaguardia e sviluppo, al fine di radicare i parchi nel territorio.
«La 394 è una buona legge. E’ grazie ad essa che siamo passati dal 3 al 10% di territorio protetto. Ma c’è comunque un deficit dal punto di vista della salvaguardia».

Come giudica l’impegno e la presenza dei parchi e delle aree protette toscane, specialmente in riferimento alle complesse vicende ambientali nella nostra regione ma anche al territorio nazionale?
«I parchi toscani finora si sono mossi in ordine sparso. E’ solo in questi giorni che abbiamo cominciato a ricercare una sinergia, e ci sono buone prospettive, anche grazie all’uscita dal tunnel dei commissariamenti. Ma ci vorrà tempo: siamo solo all’inizio».

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