[05/02/2008] Comunicati

I punti di svolta del cambiamento climatico

LIVORNO. Secondo l’articolo "Tipping elements in the Earth´s climate system", pubblicato sull’ultimo numero di Proceedings of the National Academy of Sciences, le aree più sensibili al cambiamento climatico, e nelle quali nei prossimi 100 anni potrebbero innescarsi fenomeni con ripercussioni planetarie ancora non quantificabili per impatti e conseguenze, sono i ghiacciai che ricoprono la Groenlandia che, con un riscaldamento regionale di 3 gradi, si potrebbero sciogliere del tutto entro 300 anni, facendo aumentare il livello del mare di 7 metri. L’altro hot spot del cambiamento climatico è li vicino: il mar glaciale artico, dove la soglia di scongelamento totale è molto vicina: tra gli 0,2 e i 2 gradi rispetto alle temperature medie di oggi nella regione, dove i ghiacci lasciano già liberi tratti di mare sempre più ampi e il permafrost si scioglie sulle coste, la situazione potrebbe precipitare entro 10 anni.

Altre regioni vengono definite mediamente sensibili e con “tipping points” (punti di svolta) più incerti: decadimento della coltre glaciale dell´Antartide occidentale (300 anni); forte impoverimento delle foreste boreali (50 anni); forte impoverimento della foresta pluviale amazzonica (50 anni), rafforzamento degli impatti nelle le regioni interessate direttamente dalla El Niño Southern Oscillation (circa 100 anni); effetti del cambiamento climatico nel Sahel e nelle regioni dell´Africa occidentale interessate dai monsoni (circa 10 anni); collasso dei monsoni estivi nelle aree del subcontinente indiano (approssimativamente un anno).

Le regioni di circolazione termoalina dell´Atlantico sarebbero meno sensibili al global warming e con un punto di svolta determinabile con una certa incertezza ma valutato entro 100 anni. L’articolo del Pnas è il frutto del lavoro di 36 climatologi delle università di East Anglia, Carnegie Mellon, Newcastle, Oxford e del Potsdam Institute for Climate Impact Research che hanno cercato di determinare, utilizzando dati e conoscenze attualmente disponibili, le aree più sensibili al global warming e di determinare i punti di rottura e di svolta degli attuali equilibri ambientali.

La preoccupazione degli scienziati non è tanto quella di dimostrare che il riscaldamento climatico è in atto, ma quali possono essere le (molte) variabili che possono esserci in un fenomeno planetario con già evidenti punti di crisi regionali, muovendosi in uno scenario molto più complesso di quanto si pensi e su una scala temporale a volte troppo lenta per essere percepita dagli esseri umani come un pericolo che li riguarda direttamente.

«Questo – dicono i climatologi - può ingenerare un sentimento di falsa sicurezza, perché, come in tutti i sistemi complessi, in alcune regioni i fattori antropogenici possono portare il sistema climatico a un punto di svolta, superato il quale i cambiamenti diventano più drastici, veloci e potenzialmente irreversibili». Lo studio dimostra che, in linea di principio, i sistemi di allarme rapido possono essere realizzati attraverso un monitoraggio in tempo reale e modelli di valutazione della prossimità di “ tipping points”.

«La società non deve cullarsi in un falso senso di sicurezza per le “buone” proiezioni sul riscaldamento globale – spiega Tim Lenton dell’università di East Anglia (Nella foto) – i nostri risultati suggeriscono che una serie di elementi di svolta potrebbero raggiungere il loro punto critico entro questo secolo, a causa della contributo umano al cambiamento climatico. Le maggiori minacce vengono dal Mar glaciale Artico e dalla calotta glaciale della Groenlandia, ma almeno altri cinque elementi potrebbero sorprenderci mostrandoci un prossimo tipping point».



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