[07/02/2008] Comunicati

Nord Stream, il Baltico malato, la petizione e l’Europarlamento

BRUXELLES. Il Mar Baltico è un bacino a basso ricambio idrico ed uno dei possibili punti di crisi ambientali dell’Europa ed una delle aree marine del mondo dove la sovrapesca ha uno dei maggiori impatti . La caduta del muro di Berlino, l’indipendenza di Lituania, Estonia e Lettonia, hanno lasciato sul fondo del mare, come tragici ricordi, scorie e resti nucleari abbandonati, rifiuti tossici, armi chimiche dismesse.

Un ecosistema già in crisi che potrebbe essere aggravato dalla realizzazione del gasdotto sottomarino Nord Stream di 1.200 chilometri che dovrebbe collegare la città russa di Vyborg a quella di Greifswald, in Germania, uno dei principali rami della rete energetica transeuropea energetico della Commissione europea.

Ma contro questo progetto è partita in sordina, ma poi è diventata valanga di decine di migliaia di firme, una petizione avviata da due cittadini europei: il polacco Krzysztof Mączkowski e il lituano Radvilė Morkūnaitė, che ieri hanno preso la parola davanti al Parlamento europeo, ai due commissari Ue Stavros Dimas e Andris Priebalgs e i rappresentanti della Nord Stream per rivendicare l´esigenza di controlli per l´impatto ambientale, ad oggi assente, «chiedendo all´Europarlamento di assicurare nel processo il pieno coinvolgimento della Commissione europea – spiega una nota del Parlamento Ue - e invitando Nord Stream a considerare ipotesi alternative».
Il commissario europeo all’ambiente Dimas ha detto che «la Commissione europea non è responsabile per lo studio sull´impatto ambientale, quanto piuttosto i singoli Stati membri. Comunque agiremo secondo la legislazione europea e verificheremo se esistono le condizioni per eventuali sanzioni»

Per il commissario all’energia Piebalgs, tirato in ballo per l’accresciuta dipendenza dal gas russo che il gasdotto confermerebbe, Nord Stream è importante perché serve a «diversificare l´approvvigionamento energetico europeo e ridurre le emissioni di CO2». Per Nord Stream è intervenuto Dirk von Ameln, che ha giurato che il progetto è conforme «a tutte le regole e i regolamenti» e che Nord Stream sta verificando tutte le possibili ricadute sull’ambiente e che «i lavori non sono ancora iniziati».

Tutti i deputati europei intervenuti hanno chiesto maggiore trasparenza e informazione ai cittadini riguardo al progetto ed alcuni esperti presenti al dibattito hanno sottolineato che un progetto alternativo via terra potrebbe risultare tre volte meno costoso del gasdotto sottomarino della Nord Stream. Viene da chiedersi, se è così perché allora non lo si faccia via terra . Probabilmente perché in mare dopo non ci saranno da pagare dazi e balzelli di passaggio in due (Bielorussia e Polonia) o quattro Stati (Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia), a seconda del percorso scelto per collegare Russia e Germania. E si tratta sempre di Paesi, ad esclusione della Bielorussia, che con Mosca non hanno proprio rapporti idilliaci sia per vecchie ruggini sovietiche e zariste, sia proprio per più recenti motivi energetici e di adesione alla Nato ed all’Ue. Intanto l’eurodeputato polacco Marcin Libicki, del gruppo di destra di Europa delle Nazioni, sta lavorando per la commissione parlamentare petizioni ad una relazione da presentare presto all’assemblea plenaria dell’Europarlamento dal titolo “il gasdotto Nord Stream e l´impatto sul Mar Baltico".


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