[08/02/2008] Consumo

E gli Ogm crearono il superbruco

LIVORNO. Un team di entomologi dell’università dell’Arizona ha documentato per la prima volta la resistenza di un insetto (il verme del cotone Helicoverpa zea, nella foto la farfalla) a piante modificate geneticamente per produrre l´insetticida Bt. Secondo quanto si legge nell’articolo “Insect resistance to Bt crops: evidence versus theory" pubblicato sulla rivista “Nature Biotechnology” di questa settimana, per i ricercatori si tratta di «una delle maggiori selezioni di insetti resistenti ai pesticidi mai osservata», anche perché il cotone Bt è coltivato nel mondo in oltre 162 milioni di ettari.

La resistenza agli Ogm è stata registrata tra il 2003 e il 2006 in campi di cotone del Mississippi e dell’Arkansas. Le coltivazioni Bt sono state modificate geneticamente modificate per produrre le tossine Bt, che in natura vengono prodotte dal batterio Bacillus thuringiensis, usato anche nella lotta biologica per uccidere alcune specie di insetti dannosi per le colture o per gli alberi. Non tutti gli insetti si sono adattati «La resistenza – spiega Bruce Tabashnik, uno dei ricercatori che hanno partecipato alla ricerca - si è verificata per un particolare insetto in una parte degli Stati Uniti. Le altre principali specie dannose per questo tipo di coltivazioni non hanno evoluto la stessa resistenza, neppure tra gli stessi vermi del cotone». Comunque, per Greenpeace «Si materializzano i problemi legati alle colture Ogm da sempre denunciati da noi».

Secondo l’associazione ambientalista «ora gli agricoltori sono costretti a fare maggior ricorso ad antiparassitari per sconfiggere il super-parassita. Una sorte che potrebbe toccare presto anche ad altre colture, continuando ad arricchire le aziende biotech a svantaggio dell’ambiente». Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace, spiega che «Purtroppo tutto ciò era stato preventivato da tempo, come si può leggere nel nostro rapporto pubblicato nel 2004, nel quale facevamo appunto riferimento al caso del parassita del cotone».

Secondo Greenpeace la coltivazione intensiva di Ogm può portare ad una tale proliferazione di individui resistenti che alla fine il Bt sintetico, meno selettivo e più tossico non servirà più contro la maggior parte degli insetti nocivi e danneggerà anche le altre specie utili. «Le coltivazioni Ogm – dice la Ferrario - continuano a rappresentare un rischio che non ci possiamo permettere, come dimostrato anche dalla recente decisione del governo francese di vietare la coltivazione del mais transgenico della Monsanto MON810, proprio a causa dei rischi di diversa natura legati a questi organismi. Gli unici benefici portati dagli Ogm in campo agroalimentare, sono i guadagni che le aziende biotech ottengono a causa dei loro brevetti su sementi Ogm ed erbicidi. Mentre rischi ed effetti negativi ricadono su consumatori e agricoltori».



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