[12/02/2008] Trasporti

La tramvia a Firenze per sconfiggere le paure del futuro

FIRENZE. E’ sempre difficile affrontare una discussione sulle prospettive di una città e ciò vale in particolare per Firenze in ragione della sua storia e peso nelle vicende culturali e politiche, scientifiche, d’Italia e del mondo. Ma oggi la ragione principale di questa difficoltà sta nel fatto che la città (intesa nel senso più ampio –metropolitano-, ma che consapevolmente o meno essa stessa nega) è come sospesa tra innovazione/modernità e tutela/conservatorismo le quali, si badi bene, a seconda dei momenti storici, rappresentano entrambe rispettabili posizioni.

Il problema è l’essere sospesa, incapace di scegliere, da molti decenni. Non che cose, nel bene e nel male, non siano state fatte, ma si è trattato di trasformazioni passive, mai digerite, spesso disorganiche e non integrate.

Il conservatorismo di questi decenni è un fatto trasversale agli schieramenti politici, sociali e culturali. Il referendum, sia pure consultivo, contro la tranvia, è sintomatico da questo punto di vista, e rappresenta una importante occasione di chiarimento tra chi intende operare per dare alla città una identità nuova ed europea e chi intende conservarla in un ruolo marginale magari rassicurante, come vetrina museale di se stessa, dove le rendite finanziarie e fondiarie dominano.

Purtroppo, solo negli ultimi giorni, il confronto degli schieramenti è uscito, solo per merito, va detto, del comitato per il No, da una discussione puramente tecnica sui vantaggi della tranvia (che sono collettivi) e i suoi presunti svantaggi (prevalentemente per ragioni private), per diventare un confronto sulle prospettive della città. E’ allora evidente che i problemi della salute dei cittadini, di un migliore e qualificato trasporto urbano e metropolitano, si intrecciano con la necessità, per un’area complessa, dal punto di vista economico, culturale/artistico e scientifico, come questa, depositaria di un accumulo eccezionale di conoscenza nel corso dei secoli, di decidere se promuovere o subire passivamente le trasformazioni che arrivano e arriveranno nella redistribuzione globale dei capitali e del lavoro, della scienza, dell’innovazione culturale e tecnologica. Consapevolmente o meno dietro il referendum c’è questo.

Il referendum rende chiari gli schieramenti. In questa fase storica di trasformazione travolgente del mondo l’unico modo per sconfiggere le paure del futuro è di agire per trasformarsi facendo tesoro del bagaglio storico e culturale. Firenze può ricominciare a cambiare a partire proprio dalla tramvia, primo pezzo di un sistema di mobilità metropolitana sostenibile, di un modo diverso di vivere il lavoro, la città in modo non consumistico, le relazioni con il territorio in modo integrato. I conservatori di quello che c’è si tirano indietro, si ritraggono spaventati dal futuro e per questo, oggi, esprimono atteggiamenti negativi, controproducenti che vanno sconfitti con un No al referendum.


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