[14/02/2008] Acqua

Baldassarri (Asa Livorno): «L´Ato non sia unico solo dal punto di vista amministrativo»

LIVORNO. La bolletta dell’acqua in Provincia di Livorno è davvero così cara? E anche se così fosse, non sarebbe opportuno valutare nel complesso il servizio offerto e quindi il rapporto tra qualità dell´offerta e costo del servizio? Per fare il punto sulla situazione idrica a Livorno e provincia, abbiamo rivolto al presidente del Consiglio di sorveglianza di Asa Livorno Fabio Baldassarri le nostre riflessioni.

Presidente, cominciamo pure dall’aspetto più pratico: quanto costa l’acqua a Livorno e come viene deciso questo costo?
«Innanzitutto diciamo subito che non è vero che da noi il costo è più alto. Questo accadeva alcuni anni fa, oggi in Toscana ci sono Ato che hanno prezzi superiori ai nostri perché l’Ato 5 ha preferito ultimamente stabilizzare la tariffa. Si tratta comunque di un falso problema, perché nell’arco di un anno la differenza tra la tariffa più alta e quella più bassa si può tradurre al massimo in una cinquantina d’euro.
In realtà le tariffe corrispondono al costo effettivo riconosciuto dall’Ato e nel caso del nostro territorio abbiamo notevoli problemi, visto che le modalità di approvvigionamento sono diverse da zona a zona e comunque di solito l’acqua viene prelevata dal sottosuolo e poi spinta in superficie con notevole dispendio di energia. Infine l’acqua deve essere trattata per renderla potabile e questi sono altri costi, ai quali si aggiungono quelli propri della conformazione del territorio, con oltretutto la presenza di isole».

Nella proposta di legge regionale sui servizi pubblici locali si parla di Ato unico…
«Io alle soluzioni solo ingegneristiche non ci credo, ma neppure credo a quelle solo “amministrativistiche”. Un Ato solo può anche andare bene visto che come numero di Comuni non è troppo elevato, il problema però è proprio il territorio vasto, montagnoso da una parte e paludoso in altre. Bisognerebbe allora immaginare almeno una rete, una soluzione di ingegneria idraulica che consenta davvero il soggetto unico».

Quali sono gli investimenti avviati per un consumo più razionale della risorsa idrica?
«Non esiste solo il problema di ridurre il prelievo di acqua da parte delle industrie, ma anche quello di ridurre il prelievo dal sottosuolo, che in passato ha determinato fenomeni di subsidenza e talvolta vere e proprie frane. Da ottobre sono iniziati i lavori per il “Progetto Cornia industriale”, che prevede il riutilizzo di acque provenienti dai depuratori di Venturina e San Vincenzo. In sostanza l’opera consiste nella realizzazione di una condotta adduttrice per raccogliere e trasferire a Lucchini un volume annuo di almeno un milione e 600mila mc di acqua da utilizzare nei cicli produttivi dell’altoforno e dei laminatoi dell’acciaieria.
Le condotte e le opere impiantistiche connesse, hanno un costo complessivo di circa 10 milioni che verrà coperto dai finanziamenti europei 2000-2006 per circa 4,7 milioni di euro e, per la residua quota parte, dalla Lucchini. Il progetto che dovrebbe concludersi nel 2008 con al messa in moto degli impainti all’inizio del 2009, fa comunque seguito ad un’importante opera analoga che è stata realizzata, il progetto “Aretusa”, che vede impegnata Asa con Solvay per il recupero di 4 milioni di mc di acqua all’anno dai depuratori di Cecina e Rosignano».

Quali iniziative prendete per migliorare la qualità della vostra acqua e per invogliare i cittadini a berla, visto che le acque in bottiglia sono sottoposte a meno controlli rispetto a quelle dell’acquedotto, e visto che il loro imbottigliamento costa alla collettività in termini di imballaggi di plastica da recuperare o smaltire, per non parlare del trasporto e della rpoduzione delle stesse?
«Questo aspetto lo teniamo molto in considerazione, abbiamo tutta una serie di iniziative con le scuole, abbiamo una campagna promozionale e diverse iniziative a livello locale. Dipende però molto anche dalla collaborazione dei Comuni, per esempio quello di Castagneto Carducci sta puntando molto sull´acqua dell´acquedotto e comunque in generale la gran parte delle mense scolastiche del territorio oggi usa acqua del rubinetto».

Eppure l’Italia è il Paese che detiene il record di consumo di bottiglie di minerali rispetto al numero di abitanti. E nonostante la scienza abbia dimostrato la virtù delle acqua del rubinetto, anche in provincia di Livorno si sconta probabilmente l´odore e il sapore di cloro piuttosto forti…
«L’odore di cloro è un problema, ma guardi che oggi esistono impianti che lavorano in automatico: in base alle caratteristiche dell’acqua immettono la quantità di cloro necessaria. Poi però è sufficiente lasciar scorrere l’acqua e lasciarla a scaraffare un po’ di tempo. L’idea di inserire i parametri chimico fisici in bolletta può essere valutata, ma avrebbe dei costi, perché nella sola provincia di Livorno sono moltissime le fonti di approvvigionamento e ognuna ha le sue caratteristiche specifiche».

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