[15/02/2008] Comunicati

Innovazione, i bandi europei alla prova della sostenibilità

LIVORNO. “Toscana innovazione” è un fondo chiuso di venture capital per le imprese toscane innovative e vede coinvolte la Regione stessa, la società di gestione del risparmio Sici (Sviluppo Imprese Centro Italia) e dieci fondazioni bancarie. Il fondo, gestito da SICI, avrà a disposizione risorse tra i 30 e i 50 milioni di euro e una durata di 12 anni. La Regione contribuirà per il 40% cioè fino a un massimo di 24 milioni, agendo di fatto come co-investitore.

Il presidente della Regione Claudio Martini, soffermandosi sul valore della ricerca e dell´innovazione per garantire la crescita della competitività del sistema economico toscano, ha presentato il fondo specificando che «sarà dotato di un comitato scientifico composto da esperti di levatura internazionale, che valuteranno le caratteristiche di innovazione e il rilievo scientifico dei singoli progetti. Accanto opererà anche un comitato tecnico-finanziario che dovrà valutare gli obiettivi economici e le opportunità di mercato legate alle proposte di finanziamento».

Per capire però quali saranno i criteri utilizzati dai due comitati per valutare i progetti, e soprattutto per sapere se la sostenibilità è uno di questi criteri, abbiamo cercato Alessandro Compagnino, responsabile del settore Artigianato e politiche di sostegno alle imprese della Regione.

«Strumenti di questo tipo sono a sportello – spiega Compagnino - cioè sono sempre aperti: uno arriva e presenta la domanda e quindi non c’è una griglia di indicatori prestabilita. Il criterio è sostanzialmente la validità dell’idea imprenditoriale, si valuta cioè se convenga investire tot milioni di euro in un determinato progetto. Insomma non ci sono criteri legati direttamente all’impatto ambientale che avrà il progetto».

Dal rapporto Stern a quello Ipcc, solo per citare i più recenti, ci sono innumerevoli dimostrazioni di come gli impatti ambientali influiscano enormemente sul successo anche economico di un’iniziativa imprenditoriale.
«Lei ha ragione, e l’elemento ambientale viene comunque valutato visto che l’obiettivo è quello di verificare se le proposte abbiano un mercato o meno, ma se lei mi chiede se avete il criterio dell’impatto ambientale devo rispondere di no. Quello che invece c’è, è l’indirizzo politico preciso che ci è arrivato dall’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini, che ci ha chiesto di prestare particolare attenzione a tutti quei progetti che avessero a che fare con le energie rinnovabili, e infatti le prime due richieste mi sono arrivate proprio nel settore del fotovoltaico».

Se c’è l’indirizzo politico, non poteva esserci anche il criterio formale?
«Glielo spiego: nella fase di negoziazione del bando che rientra nei progetti del Por 2007-2013, la commissione europea ha previsto che questa misura specifica non sia vincolata al criterio della sostenibilità ambientale. In realtà questa è una vera e propria eccezione, visto che quasi tutti gli altri bandi del Por lo avranno. Per esempio recente bando dedicato a ricerca e sviluppo il criterio della sostenibilità è esplicitato ed anzi è molto qualificante».

Può spiegarci in cosa consiste questo criterio?
«Il bando su ricerca e sviluppo, è il primo bando sul por 2007-2013 e il meccanismo è quello che caratterizzerà tutti gli altri bandi: ovvero fatto 100 i valori di valutazione, 25 punti saranno assegnati in base agli impatti che il progetto avrà sull’ambiente. Il merito è della commissione europea che ha imposto questo 25% assegnato all’ambiente in tutti i bandi, tranne alcune eccezioni come appunto Toscana innovazione che rientra nel segmento Ingegneria finanziaria».

Questa è una buona notizia: stabilendo situazioni premiali o sanzionatorie, la commissione europea sta orientando il mercato a produzioni che impattano di meno, anche se questo è diverso da avviare politiche economiche che implementano la sostenibilità, ovvero che intervengono per favorire progetti finalizzati alla diminuzione degli impatti esistenti.
«In realtà mi sa che non è proprio così neppure la prima parte del suo ragionamento: a quanto ne so io, ma andrebbe verificato, la commissione europea recentemente ha allentato un po’ questi vincoli. Noi siamo stati fra le prime regioni ad avviare la negoziazione dei Por e sono stati rigorosissimi, mentre oggi mi par di capire che tutta questa attenzione sia molto più soft».

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