[18/02/2008] Comunicati

La crescita come spot, la sostenibilità come must?

LIVORNO. E’ nata nei giorni scorsi la nuova associazione degli “Ecologisti democratici”. L’associazione rappresenta il punto di riferimento comune degli ecologisti del Partito Democratico e nasce dall’esperienza del manifesto appello “L’ambiente nuova frontiera per il Pd e per l’Italia” promosso oltre un anno fa tra gli altri anche da Edo Ronchi, al quale abbiamo rivolto alcune domande alla luce dei 12 punti del programma elettorale lanciato da Walter Veltroni sabato a Roma.

Il leader del Pd ha detto: «Più crescita, più libertà, più uguaglianza: queste sono le tre stelle fisse che guidano il nostro programma», lei è d’accordo?
«La comunicazione elettorale tende a semplificare i messaggi (la domanda di questo mercato elettorale dunque sembra reclamare la crescita tout cort senza sofisticherie, ndr) e infatti c’è molta più attenzione all’ambiente nel programma elettorale del Pd di quello che sembra. Al primo punto ci sono infatti “infrastrutture ed energia” e la crescita a cui allude Veltroni è quella che mira ad esempio a rottamare il petrolio, quindi significa puntare sulla qualità ambientale. Le ripeto, c’è molta più attenzione di quello che traspare, anche sulla crisi climatica».

Forse è come dice lei, ma Veltroni ha parlato espressamente di crescita per ridistribuire la ricchezza. La domanda quindi è: se crescono i flussi di materia e di energia, persino Stern ha detto che seghiamo il ramo sul quale stiamo tutti seduti. La crescita per raggiungere il pur giusto obiettivo di una maggiore ridistribuzione della ricchezza non può dunque essere illimitata, perché i danni sarebbero peggiori del problema che si vorrebbe risolvere.
«Il punto è la qualità delle cose che crescono. La dematerializzazione può crescere senza intaccare l’ambiente, le fonti rinnovabili possono crescere senza problemi e dare anche più opportunità di lavoro. Stessa cosa per l’efficienza energetica. Quindi ripeto tutto dipende da cosa si vuole far crescere».

Ma stante i livelli di produzione di ricchezza, è proprio impensabile redistribuirla senza dover contemporaneamente aumentare la crescita? Non è questa una rinuncia della politica che sa tenere insieme la sostenibilità sociale e quella ambientale?
«Su questo punto non dobbiamo guardare al livello locale, ma a quello globale. Nessun può fermare Cina e India nella loro crescita e l’unica possibilità è riqualificare questa crescita. La globalizzazione costringe a guardare le cose su una scala che non è più quella locale».

Dunque l’Italia che deve fare?
«Puntare allo sviluppo sostenibile e quindi una crescita di qualità che porti ad una ridistribuzione della ricchezza, sapendo che sta dentro quel flusso globale che dicevo prima».

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