[18/02/2008] Trasporti

Referendum tramvia, tutti i commenti ai risultati delle urne

LIVORNO. Il 39,36% degli aventi diritto – pari a 124.228 elettori – hanno votato ieri per il referendum consultivo sulla tramvia di Firenze. A scrutinio concluso, i contrari all´opera hanno prevalso di misura: alla linea 2 che collega Peretola a Piazza della Libertà e passa vicino a Piazza Duomo si è dichiarato contrario il 53,84% dei votanti e ha votato a favore il 46,16%. Sul quesito sulla linea 3 che collega Careggi a viale Europa ha votato contro il 51,87% e a favore il 48,13%. Disomogeneo il risultato nei diversi quartieri: i ´si´´ ai quesiti, e quindi i ´no´ all´opera, sono stati più numerosi nei quartieri 1 (centro storico), 2 (Campo di Marte) e 5 (Rifredi), mentre nel quartieri 4 (Isolotto Legnaia) hanno prevalso i favorevoli. Sul filo di lana i risultati del quartiere 3 (Gavinana Galluzzo).

Dopo il risultato, come era normale attendersi sono arrivati una pioggia di commenti. «Il disagio espresso dalle decine di migliaia di cittadini che hanno votato Sì – cominciano i Verdi di Firenze - non può rimanere inascoltato. Il ragionamento sull’affluenza è insostenibile: ai referendum, soprattutto comunali, l’affluenza è sempre bassa, e comunque il fronte del No, composto di forze che in teoria avrebbero dovuto rappresentare a Firenze la larga maggioranza dell’elettorato, non è certo stato ambiguo rispetto al messaggio che si dovesse andare a votare».

«Non crediamo che coloro che hanno votato Sì siano tutti contro la Tramvia – proseguono - : molti, a nostro parere, hanno voluto dare un segnale contro questo progetto di tramvia, contro l’inefficienza delle aziende, i tagli ingiustificati di alberi, l’arroganza di alcuni pezzi di questa Amministrazione che talvolta ha dato la sensazione di trattare i cittadini come sudditi o comunque come fastidiosi incomodi».

«I Verdi – concludono - si sono schierati per la Tramvia, ma hanno espresso criticità, purtroppo poco ascoltate dentro il nostro schieramento: ora siamo molto decisi nel chiedere ai nostri alleati di Governo di fare insieme un bagno di umiltà, un ritorno all’ascolto dei cittadini, il riconoscimento che si deve cambiare metodo».

«Il progetto della Tramvia di Firenze deve andare avanti – ha detto invece Fabrizio Vigni, coordinatore dell’Associazione degli Ecologisti Democratici - In tutta Europa vengono realizzate tramvie per ridurre l’inquinamento e rendere più vivibili le città. Rinunciarvi sarebbe un delitto contro l’ambiente. La bassa partecipazione al referendum – conclude – e la percentuale dei contrari, confermano però la necessità di impegnarsi per far crescere nella coscienza civica una moderna cultura ambientalista che guarda all’interesse generale».

«Il referendum – è la posizione del Wwf sezione di Firenze - ha mostrato che non esiste una maggioranza di fiorentini chiaramente favorevoli a questa tramvia e che i dissensi verso l’opera non sono monopolio di una sola componente politica. Il Wwf Firenze, che sostiene la tramvia come ossatura di un trasporto pubblico sostenibile ma non ha mai mancato - e non mancherà in futuro - di denunciarne le criticità, ritiene che questo sia accaduto perché l’amministrazione non ha saputo comunicare con concretezza i benefici di questo progetto e ha voluto prescindere dalla sensibilità dei cittadini verso le sue carenze. Per questo vogliamo che i risultati della consultazione siano tenuti in considerazione e si promuova un atteggiamento diverso, di dialogo e di apertura, che possa rompere con gli arroccamenti del passato».


Anche Erasmo D’Angelis (Pd), presidente della Commissione Ambiente e Territorio del Consiglio Regionale, ha espresso il suo punto di vista: «E’ inutile girarci intorno, questa è una sconfitta inattesa, che brucia e molto. Dobbiamo capire che per opere pubbliche strategiche, come la tramvia a Firenze, la prima infrastruttura si chiama: comunicazione pubblica. L’informazione ai cittadini dei progetti e delle modalità di realizzazione, dei tempi di esecuzione e delle gigantesche opportunità di avere sistemi di mobilità moderna e più ecologica, non può essere lasciata per lungo tempo nelle sole mani di comitati o di personaggi in cerca d’autore. Così si alimenta una controinformazione allarmistica, falsa e inconcludente, come sta accadendo anche nel caso degli impianti di termovalorizzazione. Le istituzioni devono mettere la comunicazione al primo posto, garantendo il massimo coinvolgimento dei cittadini».

«Il ´Big Sunday´ è passato – sono le parole di Ornella De Zordo di Unaltracittà/Unaltromondo - , con gli ultimi colpi di coda di una brutta campagna referendaria che non ha certo brillato nell´evidenziare le posizioni serie e motivate. Oggi è finalmente lunedì e hanno perso Domenici e la sua maggioranza, il cosiddetto neo ´ambientalismo del fare´, il gotha del PD, Veltroni compreso, che non si è risparmiato dichiarazioni; ha perso l´arroganza di una posizione di difesa che ha rifiutato di ascoltare; ha perso l´idea della superfluità dell´informazione e della partecipazione; ha perso la politica muscolare del più forte; ha perso una classe politica che vive la crisi evidente della rappresentanza non come un´occasione di cambiamento ma come una minaccia allo status quo».

«L´unica cosa seria – prosegue - , l´unica risposta politica è un lavoro finalmente serio di riorganizzazione generale della mobilità fiorentina, che di trasporto pubblico ha disperatamente bisogno, conoscenza dei tracciati e discussione seria e motivata sugli stessi, dati tecnici su flussi e intermodalità, rafforzamento degli uffici e delle professionalità preposte, un serio disegno di città: come non preoccuparsi e indignarsi per le dichiarazioni del Presidente della provincia che solo ora annuncia di voler investire 150.000 euro per uno studio sull´intermodalità autobus tram?».

Per l’Associazione di volontariato Idra: «Si trattava di un referendum soltanto consultivo, e per giunta fortemente politicizzato. Eppure una quota importante di fiorentini ha voluto manifestare un dissenso che – proviamo a interpretare – travalica forse il tema della tramvia e interessa invece l’intera sfera del governo della città di Firenze. Appare debole la lettura riduttiva che certi amministratori sembrano voler dare dei risultati di questa consultazione, quando tentano di annettere all’area del “consenso” quel 60 per cento di cittadini che – per motivi i più svariati – hanno deciso di non votare, e quindi di non dar credito proprio alla campagna pro-tramvia (e non pro-astensione, ci pare) che la giunta ha allestito in grande stile col supporto di alcuni “ambientalisti” vicini alle scelte di Palazzo Vecchio».

«Adesso si tratta – prosegue - di riscrivere i programmi per la mobilità a Firenze e nell’area fiorentina. Anzi, di scriverli, se è vero che – come ammette candidamente l’”Area di coordinamento pianificazione territoriale” della Regione Toscana – non esiste neppure l’ombra di un documento tecnico complessivo che descriva l’assetto programmato per il nodo ferroviario fiorentino con il nuovo passante sotterraneo AV, la relativa stazione, lo scavalco di Castello, i servizi ferroviari nazionale, regionale e metropolitano, la rete di trasporto pubblico (tranviaria e su gomma) integrata con i servizi ferroviari».

«Il Comune – è il commento dell’Aduc - ha voluto questo tipo di referendum forse per una sorta di desiderio di plebiscito morale da praticare ogni tanto. Nello specifico tramvia il plebiscito non c’è stato.... ma cosa cambia per le performance di Vittorio Sgarbi o i tre quarti d´ora che occorre stare in autobus oggi per andare da Careggi alla Stazione SMN? Niente! Sgarbi canterà vittoria guardandosi ad uno specchio e l´utente dei mezzi pubblici forse domani, a tramvia realizzata, impiegherà mezzora invece di tre quarti d´ora per spostarsi.... cioè il progetto tramvia va avanti - giustamente e meno male - e, intanto, abbiamo tutti pagato per i fasti della casta. E´ questo un bel modo di amministrarci? Perché fare i referendum a lavori avviati? Perché i referendum devono essere solo consultivi? Forse è quello che si chiede il 60%, e non solo, di coloro che non hanno partecipato al voto».


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