[19/02/2008] Parchi

I pesci e i fiumi sotto l’influenza del riscaldamento climatico

LIVORNO. Martin Daufresne e Philippe Boët, due ricercatori Il Cemagref, un organismo pubblico francese di ricerca sulla gestione delle acque e dei territori, hanno studiato gli effetti del cambiamento climatico sugli ambienti acquatici ed in particolare sulle popolazioni ittiche dei fiumi francesi.

«Dopo una ventina di anni, in effetti, sono osservate delle modificazioni nel numero, la taglia e la rappresentatività delle specie pescate – spiegano i due ricercatori nel rapporto “Les poissons sous l’influence du réchauffement climatique” - Secondo l’avviso degli stessi pescatori, i pesci catturati non sarebbero più gli stessi di prima, nuove specie di acque calde o meridionali, come gli alburni di fiume e i ciprinidi, hanno a poco a poco preso il sopravvento sulle specie pescate tradizionalmente».

Grazie ad un’analisi su grande scala, combinando dati presi in 15 o 25 anni lungo molti fiumi e siti doceacquicoli, i ricercatori del Cemagref hanno potuto mettere in evidenza gli effetti globali del riscaldamento globale sulla struttura delle comunità dei pesci.

«Appare così – si legge nello studio – che la proporzione dei pesci meridionali e di acque calde nei fiumi francesi si è accresciuta, passando rispettivamente da circa il 20 e 40% al 50% tra il 1979 e il 2004. Quando questi pesci di piccola taglia, numerosi, tendono a diventare predominanti all’interno delle comunità, si assiste poco a poco alla scomparsa dei pesci di grande taglia, più sensibili all’aumento della temperatura. Questa evoluzione si accompagna però ad un calo globale della biodiversità, l’abbondanza osservata è ripartita su un numero sempre più ristretto di specie».

Naturalmente il riscaldamento climatico è solo un pezzo della questione: i pesci scontano anche problemi non climatici, come «la gestione idraulica dei corsi d’acqua, gli sbarramenti delle centrali nucleari, suscettibili di influenzare i grandi cambiamenti identificati i grandi cambiamenti identificati all’interno delle comunità. D’altronde I dati ottenuti a questa scala di studio, l’impatto di queste modificazioni appare relativamente basso sulle tendenze osservate. Però le dighe, giocando il ruolo di barriera naturale, ostacolano la migrazione delle specie meridionali verso nord. In un contesto di riscaldamento climatico crescente, l’assenza di flussi di pesci meridionali, quali quelli osservati in questi siti, potrebbero nuocere al processo in corso di rinnovamento delle specie e, al contrario, intensificare la minaccia che pesa sulla biodiversità dei grandi fiumi».

Proprio per determinare impatti meno immediatamente evidenti ed a scala più ridotta, la ricerca procede in accordo con il gigante energetico Electricité de France (Edf) per valutare meglio gli impatti reali delle infrastrutture sui pesci e sulla loro fisiologia. Un lavoro che si annuncia particolarmente lungo e complesso ma indispensabile per comprendere davvero un fenomeno in lenta evoluzione.

Torna all'archivio