[26/02/2008] Rifiuti

L´addio ai cassonetti costerà ai cittadini fino al 15% in più

FIRENZE. E’ finita: non avremo più il cassonetto dell’indifferenziato, quello della carta, quello dell’organico, la campana del vetro e della plastica. Queste comode icone dell’ «usa e getta», veri e propri templi del consumismo ed emblemi della gestione inefficiente delle risorse, saranno progressivamente sostituiti dalla raccolta porta a porta. Ciò in conseguenza di uno degli ultimi atti del governo Prodi, il secondo decreto correttivo del D. lgs 152/2006 (testo di delega ambientale), che è entrato in vigore il 13 febbraio scorso e che obbliga gli enti locali a raggiungere l’obiettivo del 65% di differenziata entro il 2012. Attualmente, secondo Cispel-confservizi, ogni anno vengono prodotti in Toscana circa 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui circa 800.000 t (il 33%) derivano da raccolta differenziata: l’obiettivo è aumentare questo valore fino a 1,6-1,8 milioni di tonnellate. La legge prevede anche che nel computo della differenziata non venga più compresa, come invece è avvenuto finora, la frazione organica stabilizzata prodotta dagli impianti di selezione: il 65% dovrà essere un valore «puro», calcolato cioè solo sulla raccolta effettiva.

La cosa non sarà indolore: occorre anzitutto un cambio culturale, un mutamento delle abitudini quotidiane dell’intera popolazione, che peraltro avrà bisogno di essere sostenuto da adeguate (e dispendiose) campagne informative. Secondo Cispel, «cittadini e imprese dovranno partecipare alla raccolta secondo criteri più rigidi (orari prefissati, giorni dedicati ai singoli materiali) e con un maggior utilizzo degli spazi privati (abitazioni, vani condominiali) rispetto all’utilizzo di suolo pubblico». Si avranno ovviamente potenziali problemi di gestione del decoro urbano, che andranno affrontati creando dal nulla un sistema di controlli capillare ed efficiente (sono ipotizzate figure di vigilanza analoghe agli ausiliari del traffico) sull’effettivo adempimento della cittadinanza alla raccolta differenziata e sul funzionamento del sistema di raccolta. Inoltre, in conseguenza del rilancio della raccolta manuale a scapito dell’odierno sistema quasi completamente automatizzato (sistemi di caricamento side loader) si avrà un aumento del personale delle aziende di gestione dei rifiuti, a cui si accompagnerà però un incremento della presenza di manodopera semiqualificata e dei rischi per la sicurezza sul lavoro.

Non è però solo un problema culturale, perché a fronte di un aumento delle differenziate è necessario anche avere un sistema impiantistico in grado di trasformarle in effettivo riciclo. Quindi va risposto in modo quantitativo ma anche qualitativo, perché per esempio la Toscana ha adottato il sistema del multimateriale e gli impianti di selezione e trattamento utilizzati per questa metodologia non è detto che siano adatti anche al porta a porta.

E poi ci sono i costi: incremento della manodopera, modifiche dei parchi contenitori e automezzi (compreso anche il mancato ammortamento dei cassonetti attualmente in uso, che dovranno essere sostituiti molto prima della fine del loro tempo di utilizzo stimato), spese di comunicazione e informazione, costi per gli organi di controllo, con l’unico bonus rappresentato dalla riduzione della frazione conferita in discarica: è previsto un «incremento complessivo del costo della filiera raccolta-trattamento-smaltimento compreso tra il 15 e il 30%».

In soldoni si tratta di passare da una spesa attuale di circa 610 milioni di euro (che con le vigenti norme diventerebbero 683 nel 2012) fino ad un valore che si potrà aggirare tra quattro anni sugli 810 milioni applicando le nuove norme. Cifra che, in assenza di interventi da parte delle autorità locali, potrebbe riversarsi sui cittadini nella misura di un aumento del 6-7% delle tariffe in media , fino al 10-15% nelle aree urbane. Per questo il presidente di Cispel Alfredo de Girolamo propone «un patto con gli enti locali che permetta di governare l’impatto sulle tariffe». Ciò al fine di «calmierare, soprattutto nei primi anni, i costi derivanti da questa che è una vera e propria rivoluzione».

Cispel auspica inoltre che tutti gli introiti derivanti dalla tassazione sui rifiuti vengano reinvestiti solo ed esclusivamente alla gestione diretta di essi. E naturalmente va aumentata l’efficienza del sistema di riutilizzo, con particolare riferimento alla frazione vetrosa, alla frazione organica e alle plastiche.

Il cambio culturale che ci attende è sicuramente notevole: i cassonetti (pur nella benevola evoluzione che hanno avuto, si ricordi che fino a 10 anni fa nei centri urbani la raccolta differenziata da parte dei singoli cittadini era fenomeno ancora al di là da venire) hanno rappresentato negli anni un comodo metodo per fingere che la monnezza svanisse. Due passi, e tutti gli odori scomparivano. Un colpo di pedale, e sembrava di aver risolto il problema per sempre. Tutto questo sparirà in gran parte nei prossimi quattro anni. Teoricamente gli obiettivi di raccolta differenziata non escluderebbero il reiterarsi della presenza di una parte dei contenitori in strada: il problema, è che essi rappresenterebbero un comodo sistema per evitare di compiere il proprio dovere da parte dei cittadini meno virtuosi. Buchi neri dove nascondere, magari protetti dal buio della notte, la propria inadempienza a norme che entro il 2012 tutti dovranno rispettare. Vere e proprie «falle del sistema», che vanificherebbero gli stringenti obiettivi previsti e aumenterebbero le spese tariffarie per i cittadini e le aziende più attenti. E quindi devono scomparire, in gran parte.

Non si sottovaluti, per chiudere, il grande valore educativo che la nuova normativa porta con sé: dal 2012 dovremo guardare i nostri rifiuti in faccia. Sarà amore? Forse sì, forse no. Sicuramente il flusso di sprechi e di inefficienze insito nel nostro attuale sistema economico e sociale subirà un duro colpo.

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