[04/03/2008] Comunicati

Le priorità elettorali e gli elzeviri da salotto (vedi Stern e Ipcc)

LIVORNO. «Queste azioni non hanno colore politico, non sono né di destra né di sinistra, come senza colorazione politica è il traguardo della crescita». Con queste parole Luca Cordero di Montezemolo ha presentato il decalogo di Confindustria al prossimo Governo aggiungendo poi che «la crescita economica è il vero bene comune della nazione perché crea ricchezza nell´interesse ed a beneficio di tutti. L´obiettivo di queste nostre proposte è dare concretezza all´impegno per lo sviluppo della crescita».
In effetti la crescita è il tema che si pone in maniera trasversale come obiettivo di tutti gli schieramenti che si candidano a governare il paese per i prossimi cinque anni. Il totem attraverso il quale orientare – ognuno alla sua maniera - l’economia ed ottenere così la base necessaria a svolgere le azioni (anche quelle volte alla tutela ambientale) che in ogni programma elettorale vengono declinate. O che se non contenuto esplicitamente nei programmi comunque viene posto come criterio direttore in quanto poi dichiarato verbalmente.

Un appello, quello di Confindustria, che ha subito riscosso consensi all´interno dello schieramento del centro destra: «Bravo Montezemolo: il suo decalogo economico è il nostro programma» ha detto Renato Brunetta, di Forza Italia. E di quello di centro: «Il programma dell´Udc per le prossime elezioni poltiche è in sintonia con il ´decalogo´ di Confindustria» ha dichiarato Pier Ferdinando Casini, premier per l’unione centrista che però ancora il programma non lo ha reso noto. Quanto al Pd, Veltroni lo ha già detto, la parola d´ordine è (manco a dirlo) "crescita"! Perché senza crescita come recita il programma del Pd, non c´è possibilità di ripartire la ricchezza in modo giusto (e perché?).

Poco riverbera in questi programmi e nei decaloghi che vorrebbero orientarli, del dibattito acceso prima dal consigliere economico di Blair, Nicolas Stern, che indicava la necessità di centrare subito obiettivi volti a ripensare il sistema economico attuale, per rimediare ai danni imposti dai cambiamenti climatici alle economie globali. Meglio spendere adesso una cifra pari all’1% del pil mondiale- diceva Stern- che non dover sostenere dopo danni pari al 30% del pil. Come poco hanno influito le urgenze di rivedere il sistema economico mondiale basato sui paradigmi scaturite dalle previsioni fatte dall’Ipcc (che pure ha ricevuto un Nobel per il lavoro fatto). E invece l’obiettivo di una economia ecologica non se lo pone nessuno.

E seppure in tutti i programmi, in maniera più o meno marcata, si pone il tema ambientale (declinato soprattutto dal punto di vista della salvaguardia e/o energetico), quella che sembra più assente è una proposta in grado di disegnare un nuovo paradigma, che sappia governare il locale tenendo ben presente la dimensione globale e che abbia come criterio direttore la sostenibilità ambientale e sociale.
Sarà per questo allora che molte sono le similitudini alcune esplicite altre meno, che si possono leggere in questi programmi: il comune metaobiettivo è la crescita.

Anche la questione energetica è affrontata in termini di crescita.
Il nucleare ad esempio (naturalmente di nuova generazione, che arriverà tra una ventina d’anni) lo si trova in tutti i programmi tranne che in quello della sinistra arcobaleno.
Il ricorso alle energie rinnovabili è declinato compiutamente nel programma del Pd, non eluso da quello del Pdl ( anche se Berlusconi aveva annunciato l´abbandono dell´eolico), annunciato come obiettivi da raggiungere da La sinistra L’arcobaleno (che si dilunga poi soprattutto sul solare da mettere sui tetti delle case e degli edifici pubblici ma si dimentica proprio dell´eolico) mentre è ignorato nel decalogo di Confindustria che cita espressamente la necessità di attuare un «piano nazionale di efficienza energetica per ridurre i consumi e aumentare la competitività del sistema industriale, sbloccare immediatamente la realizzazione dei rigassificatori, potenziare il sistema gas, razionalizzare il mix delle fonti con maggiore utilizzo del carbone, puntare sul nucleare di nuova generazione e completare il mercato elettrico».
Come si vede, le paginate dell´Ipcc sono considerate elzeviri da salotto.

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