[30/03/2006] Urbanistica

L’Onu lancia l’allarme coste: in vent’anni il 50% sarà cementificato

ROMA. Unep/Map, il programma ambiente mediterraneo dell´Onu, ha presentato oggi a Park Life il dossier sullo stato di salute delle coste del Mediterraneo. «Il Mediterraneo è uno dei 25 hotspots, i punti caldi della conservazione planetaria – ha detto Paul Mifsud, coordinatore dell’Unep/Map – Nel 1999 è entrato in vigore in tutti paesi mediterranei un protocollo per la difesa della biodiversità, dove sono state inserite oltre 150 aree protette costiere, di cui 50 in acque aperte. Il piano d´azione strategico per la biodiversità, il Sap Bio, che rappresenta lo strumento di attuazione del protocollo, ha fissato come target l´aumento del 50% delle aree protette nel Mediterraneo e la creazione di riserve marine di pesca su almeno il 20% delle nostre coste. Lo scenario presentato dal rapporto ‘Un futuro sostenibile per il Mediterraneo’ dell’Unep/Map solleva questioni che necessitano di decisioni immediate, adottando programmi regionali per la gestione sostenibile della fascia costiera e migliorando il sistema delle aree protette mediterranee».

Le cifre e le previsione del dossier elaborato dal Plan Bleu dell’Unep sono preoccupanti. Su 46.000 chilometri di coste rocciose e sabbiose, di zone umide, di estuari, delta e stagni costieri ben 20.000 sono stati cancellati dal cemento, è scomparso il 40% dei litorali, su una fascia ricca di biodiversità dove vive il 7% di tutte le specie marine mondiali. Sul Mar Nostrum già oggi si affacciano 584 città, 750 porti turistici e 286 commerciali, 13 impianti di produzione di gas, 55 raffinerie, 180 centrali termoelettriche, 112 aeroporti e 238 impianti per la dissalazione delle acque. La popolazione aumenterà di altri 20 milioni entro il 2025, ed ai 175 milioni che già oggi frequentano i paesi mediterranei nei mesi estivi se ne aggiungeranno altri 137 milioni di turisti. Il cemento occuperà quindi altre vaste zone dei 21 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: oltre il 50% delle coste mediterranee sarà cementificato entro il 2025. Questo comporterà anche un insostenibile danno economico, ecologico, sociale e culturale. Lo studio rileva che un chilometro quadrato di zona umida in Europa può arrivare a valere 2,4 milioni di euro, una cifra ottenuta calcolando i servizi ambientali: depurazione delle acque, contenimento delle alluvioni e delle piene, contributo al ripopolamento di specie ittiche, turismo.

«I problemi del Mediterraneo – ha detto Roberto Della Seta presidente nazionale di Legambiente – sono oggi il sovraffollamento, l’inquinamento, la cementificazione, l’industria senza regole, che mettono in crisi gli ecosistemi e provocano una grave perdita di biodiversità. Iniziare a dare delle risposte efficaci è possibile solo se si inizia a guardare a questi problemi non solo in chiave nazionale ma di sistema mediterraneo. Senza dubbio occorre l’integrazione delle politiche dei Paesi rivieraschi per combattere i problemi dell´inquinamento e una più intensa collaborazione per valorizzare le risorse che sono alla base dello sviluppo locale. Sul fronte italiano auspichiamo una nuova politica del mare, che segni una inversione di rotta rispetto alle scelte degli ultimi anni, segnate da condoni edilizi, cementificazione, abusivismo sul demanio, svendita delle spiagge».

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