[10/03/2008] Rifiuti

Il ciclo dei rifiuti visto dalla Cgil

LIVORNO. Domani si asterranno dal lavoro i dipendenti delle aziende pubbliche e private di igiene ambientale che aspettano il rinnovo del loro contratto dal dicembre 2006. Lo sciopero proclamato dal Cgil, Cisl, Uil e Fiadel mira quindi ad adeguare gli stipendi dei lavoratori del settore, ma anche a chiedere un equilibrio tra qualità dei servizi, diritti dei lavoratori e sviluppo delle imprese in un’ottica di ciclo integrato dei rifiuti.
A Massimo Cenciotti è responsabile nazionale per la Cgil dei servizi di igiene ambientale chiediamo cosa si intende quando si parla di trovare un equilibrio al settore?
«Semplicemente evitare quello che è accaduto in Campania, ovvero l’assenza dello Stato, l’assenza della politica, e l’assenza di decisioni. Quattordici anni di commissariamento hanno frantumato in Campania il ciclo dei rifiuti col risultato che la parte “povera” del ciclo -ovvero la raccolta e lo spazzamento – è stata affidata agli enti locali e quindi al commissario e quindi alle tasche dei cittadini, e la parte “ricca” dello smaltimento in mano a privati. Insomma il vecchio adagio socializziamo le perdite e individualizziamo i guadagni».

Qual è allora il modello corretto di ciclo integrale dei rifiuti?
«Nella gran parte delle regioni del nord si sta lavorando bene, e il ciclo integrato si concretizza anche nei confronti del lavoratore, con un contratto unitario. Questo sta avvenendo laddove ci sono state scelte da parte della pubblica amministrazione e della politica.
Territori dove le raccolte differenziate si avvicinano alla soglia del 40% e talvolta la superano e dove si è deciso di costruire impianti di preselezione, di compostaggio, di trattamento, di Cdr e infine termovalorizzatori, che guarda caso si concentrano quasi tutti al nord, e che completano il ciclo dando anche un ritorno economico in fatto di energia. La raccolta differenziata, che dovrà investire sempre di più sul porta a porta, è inutile se non ci sono impianti per trattare i rifiuti raccolti separatamente»

Lei ha citato la questione termovalorizzatori, che oltre ad essere al centro del dibattito in Campania, è anche fonte di innumerevoli scontri locali in ogni parte d’Italia. Perché secondo lei la parola "termovalorizzatori" è ignorata ( sia per negarla che per affermarla) dal programma elettorale della Sinistra arcobaleno, così come da quello del Pd dove si fa riferimento a generici “impianti di trattamento”?
«Sui programmi non so, ma sono sicuro che Veltroni ne parla nei comizi perché l’ho sentito con i miei orecchi. Da parte della Sinistra arcobaleno invece si ritiene probabilmente di poter chiudere il ciclo con le raccolte differenziate non tenendo conto evidentemente dei limiti strutturali della cosa. Nelle grandi città è praticamente impossibile superare il 50% di raccolta differenziata e in ogni caso cosa si fa di quel che resta (e di quel che residua dai trattamenti delle raccolte differenziate, ndr)? Loro pensano evidentemente di risolvere con le discariche, che è la fonte di smaltimento peggiore per le generazioni future.
Io personalmente dico che oggi i termovalorizzatori sono necessari, ma che non sono la soluzione per sempre. Vanno infatti pensati per il loro superamento: parte del guadagno deve essere reinvestita nella ricerca per arrivare a rendere praticabili le nuove tecnologie che oggi si stanno sperimentando ma che hanno ancora bisogno di essere sviluppate. Purtroppo devo dire che all’ambientalismo senza se e senza ma non ci credo, perché in realtà significa non scegliere soluzioni…. Ed è quello che è avvenuto a Napoli».

In questi anni stiamo assistendo ad aggregazioni sempre più marcate nel settore dei servizi pubblici. La Cgil ha visto di buon occhio queste operazioni, ma siamo sicuri che vadano sempre nella direzione di un miglior servizio offerto ai cittadini?
«Noi ci abbiamo sempre creduto e abbiamo inteso le aggregazioni come una risorsa e un volano per il Paese, ma a patto che esse contengano effetti concreti sui cittadini e che non si limitino a rappresentare l’ennesima finanziarizzazione delle aziende. Noi siamo contrari a questo tipo di deriva e per questo sosteniamo che si debba evitare che i comuni perdano il controllo rispetto alle aziende stesse: il core business di queste imprese è e deve rimanere il fornire servizi pubblici di qualità senza calpestare i diritti dei lavoratori. Non a caso la manifestazione di domani prevede di arrivare davanti alla sede di Acea: questa pretende che a spazzare e raccogliere i rifiuti siano i comuni e che invece gli onori del trattamento dei rifiuti siano tutti per Acea. Questo ovviamente non possiamo accettarlo, ne possiamo accettare che per mancati guadagni si possa pensare di andare a ripianare con risparmi sui costi per il personale».


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