[30/03/2006] Rifiuti

Magnani: «All´Elba è chiaro cosa fare, meno chi deve fare»

PORTOFERRAIO (Livorno). Si sono firmati accordi e protocolli, si sono succeduti, amministratori, assessori e commissari. Ma la situazione da dieci anni è sempre gravissima: l’Isola d’Elba è quasi perennemente in emergenza rifiuti. All’esperto e consulente di Esa Pietro Magnani chiediamo di fare il punto della situazione e di indicare quali potrebbero essere, secondo lui, soluzioni concrete.

«Ci sono situazioni che politicamente frenano lo sviluppo dell’Elba nonostante gli investimenti fatti per risolvere in modo autonomo il problema dei rifiuti. Primi fra tutti quelli destinati all’impianto del Buraccio (nella foto) e all’ampliamento della discarica di Literno, ma sul piano gestionale si sono incontrate grosse difficoltà, soprattutto conseguenti a questioni legate all’esigenza di gestire flussi invernali e flussi 20 volte più grandi durante l’estate.

Quali errori sono stati commessi negli anni dalla “catena di comando”?
«A parte che lavoriamo come consulenti per Esa e quindi potremmo apparire di parte, ma quello che è innegabile è la storia: Esa ha rilevato il Buraccio con grande sforzo economico, pagando il corrispettivo alla Daneco che lo aveva costruito e improvvisamente si è trovata da essere a una piccola azienda che raccoglieva rifiuti, a gestire la proprietà di un impianto così importante e ad occuparsi della raccolta di quasi tutta l’isola. Francamente all’inizio non pensavo che Esa avesse le competenze adatte, ma invece mi ha stupito, dimostrando di essere stata in grado di fare il grande salto. Anche se oggi il fatto di essere partecipata in senso formale ma non sostanziale da tutti i comuni, si fa sentire pesantemente».

Quali soluzioni per l’Elba, anche in prospettiva della prossima stagione turistica?
«Da qui a qualche mese l’Elba dovrebbe riuscire a far rimanere tutta la frazione organica sull’isola, mentre la frazione secca dovrebbe continuare ad andare in continente. Certo, non credo proprio che tutto ciò sia realizzabile entro l’estate che è ormai alle porte, ma so che stanno tutti lavorando per fare prima possibile. Del resto un fattore di rallentamento è anche la mancata proprietà dei terreni su cui insiste la discarica. L’Esa è proprietaria e gestisce la discarica, ma i terreni sono dei Comuni come proprietà unica e indivisa, così sono sorte le incomprensioni e i problemi politici che sono sotto gli occhi di tutti. Un altro aspetto riguarda il gassificatore costruito da Daneco che doveva bruciare il cdr e successivamente produrre calore: non so se qualcuno stia pensando a un suo eventuale riutilizzo, ma è bene ricordare che la tecnologia utilizzata è stata ritenuta inadeguata e che tuttora la Daneco ha l’obbligo di smontare l’unità di combustione attuale».

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