[11/03/2008] Comunicati

Cambiamenti climatici e scienziati scettici

ROMA. Gli skeptical scientists, gli scienziati che guardano con scetticismo agli annunci dei cambiamenti climatici accelerati dall’uomo, si sono ritrovati all’inizio della scorsa settimana al quinto piano del Marriott Marquis Hotel, in Times Square a New York. Con l’obiettivo di fare le bucce all’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), il gruppo di scienziati delle Nazioni Unite che sostiene, nei suoi rapporti, che la temperatura media del pianeta è aumentata (di oltre 0,7 °C) nell’ultimo secolo, che ciò è dovuto alla crescente quantità di gas serra sversati in atmosfera dall’uomo, che entro la fine di questo secolo la temperatura media planetaria sarà ancora più alta (di un valore compreso all’incirca tra 2 e 6 gradi), che è possibile rallentare l’aumento tagliando le emissioni antropiche di gas serra.

Le cronache narrano che gli skeptical scientists criticano, sì, l’Ipcc. Ma le critiche non sono affatto omogenee. Alcuni mettono in discussione i dati: non c’è una prova solida che la temperatura sia aumentata. Altri, come il fisico Fred Singer, non negano affatto che il clima stia cambiando, ma puntano su cause naturali (variazione nella radiazione solare) invece che su cause antropiche. Altri ancora mettono in discussione non l’analisi del passato, ma le previsioni future: basate, a loro dire, su modelli di simulazione al computer poco affidabili. Altri, come il climatologo Patrick J. Michaels, non criticano la diagnosi dell’Ipcc, ma la cura: non caveremo un ragno dal buco, dice, tagliando le emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra.

Su due punti si trovano, tuttavia, tutti d’accordo. L’Ipcc, sostengono, è largamente influenzato dalla politica. E i fautori del cambiamento climatico hanno costituito una sorta di dittatura scientifica che non ammette il dissenso. Insomma, al Marriott Marquis Hotel di Times Square gli scienziati scettici si sono presentati come «cani bastonati», vittime di una convenctio ad excludendum.

Un’esagerazione, sostengono molti. Quando potete contare per le vostre riunioni e le vostre ricerche sull’aiuto di alcune tra le più ricche aziende del mondo e sul sostegno politico di alcuni (leggi George W. Bush) tra i più potenti uomini di stato del mondo, ha scritto Riley E. Dunlap che da tempo studia il fenomeno, difficilmente potete accreditarvi come vittime di un ingiusto ostracismo. È che, semplicemente, i vostri argomenti non reggono alla critica della comunità scientifica.

Ma è possibile dire che gli skeptical scientists siano una frazione significativa della comunità scientifica? Alla domanda ha risposto, non senza ironia, il cronista del New York Times. Al congresso hanno partecipato in centinaia. Ma quando qualcuno ha chiesto di riunire per una foto i soli scienziati, si sono presentati in 19.

Troppo pochi e troppo divisi tra loro per poter parlare di una frattura nella comunità scientifica sull’origine, il processo e le misure di contrasto ai cambiamenti del clima accelerati dall’uomo.


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