[18/03/2008] Energia

Scalia: Il nucleare di IV generazione non ha sicurezza intrinseca

LIVORNO. Al quartier generale di Edison sembra stiano scaldando i motori per ripartire l’energia nucleare in Italia. Forti anche di una campagna elettorale in cui il ritorno dell’energia dall’atomo nel nostro paese, che l’aveva bandita con un referendum vent’anni fa, sembrerebbe quasi una necessità irrinunciabile, si stanno già facendo ipotesi di quattro o cinque centrali da costruire (non si sa bene dove) nei prossimi dieci anni.

Questo il tempo necessario secondo Umberto Quadrino, amministratore delegato di Edison, per costruirne una ex novo perché ai cinque anni necessari per la realizzazione tecnica ne andrebbero aggiunti almeno altrettanti per la ricerca del sito (e del consenso) e per le autorizzazioni.

Sulle caratteristiche di queste centrali, i reattori sarebbero di terza generazione, dato che per la quarta le ricerche sono ancora in corso, per il problema delle scorie andrebbe individuato il sito (e ancora non è stato identificato quello per stoccare quanto residua dalla stagione nucleare chiusa vent’anni fa) o potrebbe essere risolto portandole all’estero (dove non è dato sapere); mentre per i finanziamenti, niente incentivi dallo Stato, fanno sapere da Edison, sarà il mercato a pagare. L’importante è che vi sia «una forte leadership politica e un consenso bipartisan» dice Quadrino.

Anche se, come ha dichiarato Christopher Crane, presidente della Exelon, una delle principali imprese elettriche Usa, dove con i forti incentivi previsti negli Usa dal Bill Energy Act di Bush si prevede l’installazione di due nuovi impianti nel prossimo decennio, «nessuno potrebbe costruire impianti nucleari in assenza di garanzie sui prestiti e senza quegli incentivi i nuovi impianti forse non sarebbero sulla rampa di lancio».

A ricordarci questa frase è Massimo Scalia, fisico e docente all’Università La Sapienza di Roma, che pare piuttosto scettico nei confronti della candidatura di Edison a costruire almeno cinque centrali nucleari nel nostro paese.
«Non sappiamo se Edison sia titolata più di altri a importare tecnologia nucleare, ma c’è comunque un problema di fondo su cui si continua a fare confusione, anche nei programmi dei due principali partiti. Si parla cioè di quarta generazione come quella che potrà fornire la tanto sperata sicurezza intrinseca, ma le cose non stanno così».

Ci spieghi meglio.
«La ricerca che si sta portando avanti attualmente nel consorzio generation four, riguarda la messa a punto di reattori autofertilizzanti veloci (fast breeders) che hanno tra le loro caratteristiche quella di utilizzare neutroni veloci, cioè ad energia più elevata e quindi con maggior probabilità di interagire con l’Uranio 238 e la capacità di produrre plutonio in maniera tale da renderlo utilizzabile in una trasformazione energetica successiva. Per questo si dicono autofertilizzanti, perché riducono il problema dell’approvvigionamento di uranio. Di questo tipo è ad esempio il Superphenix francese, ma questi reattori hanno però anche un´altra caratteristica, che è quella di non poter utilizzare acqua come raffreddante, come negli altri reattori, perché rallenterebbe i neutroni. Si usa allora sodio liquido, che esplode sia a contatto con l’aria che con l’acqua e quindi è un circuito molto più complesso da gestire e comporta problemi non indifferenti in termini di sicurezza. Quindi un reattore di cosiddetta quarta generazione ha il problema di essere plutonigeno, che se è vero che può ridurre il problema dell’approvvigionamento di combustibile è anche vero che in termini di sicurezza non è proprio da sottovalutare, dato che il plutonio oltre che per fare energia si usa anche per costruire le bombe. L’altro problema è quello e di utilizzare il circuito del sodio liquido che è assai pericoloso. Per questo è del tutto sbagliato parlare di quarta generazione intendendo reattori a sicurezza intrinseca.
La quarta generazione attiene infatti ad elementi di natura esclusivamente ingegneristica, mentre per la sicurezza intrinseca serve una ricerca di base».

Ci spieghi meglio allora cosa si intende per sicurezza intrinseca.
«Sicurezza intrinseca non significa aumentare i livelli e i punti di controllo in un reattore, ma mettere a punto reattori in grado di spegnersi automaticamente nel momento in cui si arriva al cosiddetto incidente tipico di riferimento, quando si raggiungono cioè condizioni di perdita del liquido refrigerante. Per ottenere questo è necessario cambiare la fisica di reattori e per farlo serve ricerca. Non mi risulta che all’interno del consorzio generation four esistano significative prestazioni di ricerca sulla sicurezza intrinseca».

C’è poi comunque anche il tema delle scorie, non si sa ancora con come trattarle in sicurezza.
«Sì ed è da sottolineare il fatto che mentre si ha la pretesa di dire che il problema è praticamente risolto non meno di tre anni fa si davano miliardi di euro da parte di Europa, Usa e Giappone per finanziare sistemi di incenerimento delle scorie. Se il problema fosse davvero risolto, perché continuare ad investire così tanto in queste ricerche?»

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