[19/03/2008] Urbanistica

Il governo approva i nuovi decreti per beni culturali e paesaggio

ROMA. Il Consiglio dei ministri ha approvato due schemi di decreti legislativi contenenti disposizioni integrative e correttive del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Le modifiche riguardano sia i beni culturali sia la parte il paesaggio. Si tratta dei testi, già approvati in via preliminare dal Consiglio dei Ministri del 25 gennaio scorso che hanno avuto il parere favorevole della Conferenza unificata e delle competenti Commissioni di Camera e Senato (5-6 marzo 2008).

Secondo quanto si legge in una nota del ministero per i beni e le attività culturali le novità più rilevanti i beni culturali riguardano: «Il più efficace coordinamento tra disposizioni comunitarie, accordi internazionali e normativa interna per assicurare il controllo sulla circolazione internazionale dei beni appartenenti al patrimonio culturale specificando che questi non sono assimilabili a merci; - conferma della disciplina della Convenzione Unesco del 1970 sulla illecita esportazione dei beni culturali e sulle azioni per ottenerne la restituzione; salvaguardia del patrimonio culturale immobiliare di proprietà pubblica nell’ipotesi di dismissione o utilizzazione a scopo di valorizzazione economica mediante il ripristino dell’impianto normativo del DPR n. 283 del 2000 allo scopo di scongiurare la dispersione di immobili pubblici di rilevanza culturale e previsione di una clausola risolutiva automatica degli atti di dismissione per il caso di mancato rispetto delle nuove regole. Le modifiche tendono pertanto a porre riparo agli effetti, all’epoca tanto contestati, della normativa Urbani sulla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico».

Più delicato e contraddittorio è stato il percorso che riguarda il paesaggio, con il ministero ed il governo che sembrano aver accolto le spinte alla centralizzazione ed al rafforzamento delle soprintendenze che vengono da associazioni e comitati, in particolar modo dopo la vicenda di Monticchiello, che sembra aver fatto da perno e detonatore per questa svolta.

Infatti, per quanto riguarda il paesaggio, la nota del ministero sottolinea «Le modifiche alla parte terza del Codice riguardante il paesaggio muovono dalla considerazione, di recente ribadita dalla Corte Costituzionale con sentenza 14 novembre 2007 n. 367, che il paesaggio è un valore “primario e assoluto” che deve essere tutelato dallo Stato, prevalente rispetto agli altri interessi pubblici in materia di governo e di valorizzazione del territorio».
E partendo da qui il ministero retto da Francesco Rutelli (Nella foto) assicura che «Sulla scorta dei principi espressi dalla Corte Costituzionale è stata formulata una nuova definizione di “paesaggio” adeguata ai principi della Convenzione Europea ratificata nel 2004 nonché alle finalità di tutela del Codice».

Per quanto riguarda la pianificazione paesaggistica, «Viene ribadita la priorità della pianificazione come strumento di tutela e di disciplina del territorio. Pur rientrando la redazione del piano tra le competenze delle regioni, è riconosciuta al ministero dei beni culturali la partecipazione obbligatoria alla elaborazione congiunta con le regioni di quelle parti del piano che riguardano beni paesaggistici (vincolati in base alla legge Galasso o in base ad atti amministrativi di vincolo). Ciò dovrebbe servire a stabilire fin da principio delle regole certe e univoche dalle quali non possono sottrarsi gli strumenti urbanistici e gli atti di autorizzazione alla realizzazione di interventi sul paesaggio. La finalità è anche quella di eliminare, data la certezza delle regole, un inutile e attualmente cospicuo contenzioso sulle autorizzazioni oggi richieste in base all’insussistenza di regole».

Per l’autorizzazione degli interventi sul paesaggio si punta a dare maggior potere alle soprintendenze, una cosa che non sembra risolutiva a molti, che anzi vi vedono un ulteriore appesantimento burocratico e sottolineano che non sempre le soprintendenze hanno detto no ad interventi dubbi dal punto di vista paesaggistico ed ambientale. Ma per il governo «Attualmente le Soprintendenze rivestono un ruolo marginale, essendo ad esse consentito un mero controllo di legittimità successivo sull’autorizzazione rilasciata dai comuni. Col nuovo Codice le Soprintendenze dovranno emettere un parere vincolante preventivo sulla conformità dell’intervento ai piani paesaggistici ed ai vincoli così rafforzando la tutela del paesaggio. E’ stata accolta la richiesta della Conferenza Unificata di modificare la natura del parere – da vincolante a meramente obbligatorio – quando il ministero abbia positivamente vagliato l’avvenuto adeguamento degli strumenti urbanistici alle prescrizioni dei piani paesaggistici».

In compenso, per semplificare e velocizzare i procedimenti amministrativi «viene abbreviato il termine che le Soprintendenze hanno a disposizione per emettere il parere, portato da sessanta a quarantacinque giorni. Scaduto tale termine, può essere indetta una conferenza di servizi nell’ambito della quale il soprintendente ha ancora 15 giorni per emettere il proprio parere. In mancanza, decide la regione o il comune delegato. Infine, la delegabilità ai comuni del potere di autorizzazione è limitata ai casi in cui essi dispongano di adeguati uffici tecnici ed assicurino la separazione tra gli uffici che valutano gli aspetti urbanistici e quelli che valutano gli aspetti paesaggistici».

Poi il decreto dice che entro un anno dovranno essere rivisti i vincoli esistenti, «allo scopo di specificare le regole che devono essere osservate in virtù del vincolo (inedificabilità assoluta, ovvero edificabilità entro limiti e con prescrizioni precise e certe», un buon proposito che, data la lentezza della nostra burocrazia amministrativa, sembra messo li per essere prorogato.

Una vera e propria rivoluzione si prospetta invece per gli ecomostri, con l’istituzione «di una apposita struttura tecnica presso il Mibac incaricata di assistere i comuni e di intervenire quando necessario direttamente, per la demolizione degli ecomostri» e che si avvale della disposizione della legge finanziaria che stanzia 15 milioni di euro all’anno a partire dal 2008 per gli interventi di recupero del paesaggio.

La prima reazione, positiva, arriva da Legambiente: «Una buona notizia per il Belpaese – dice il presidente Vittorio Cogliati Dezza - Le nuove norme introdotte permettono finalmente una più efficace salvaguardia del paesaggio italiano che per troppo tempo ha subito speculazioni e abusi. Consideriamo l’assistenza ai comuni per la demolizione degli ecomostri un risultato importante che speriamo liberi le tante zone di pregio sparse lungo la penisola ancora oggi sfregiate da orribili strutture di cemento. Ora è fondamentale che si approvino i nuovi piani paesaggistici in tutte le regioni perché l’intero sistema di controllo, tutela e gestione del paesaggio finalmente funzioni».

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