[20/03/2008] Comunicati

Porto Marghera: un´occasione da non sprecare

LIVORNO. “(…) Nella zona industriale di Porto Marghera troveranno posto prevalentemente quegli impianti che diffondono nell’ aria fumo, polvere o esalazioni dannose alla vita umana, che scaricano nell’acqua sostanze velenose, che producono vibrazioni o rumori. (art. 15, III comma, Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore di Venezia, 1962)”. In queste poche righe sta scritta la storia di Porto Marghera, uno dei principali petrolchimici del nostro paese, realizzato proprio di fronte a piazza San Marco, da cui parte il quadrilatero della chimica del nord, che comprende Mantova, Ferrara e Ravenna.

Un enorme condominio, quello di Porto Marghera, in gran parte dismesso e che interpreta nel suo aspetto il declino di una delle principali pagine industriali del nostro paese, quella della chimica. Una pagina che potrebbe riaprirsi dopo che il consiglio dei ministri di ieri, con il voto contrario del ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio, ha approvato il progetto per il bilanciamento delle capacità produttive dei propri impianti di produzione di cloruro di vinile monomero (Cvm) e polivinilcloruro (Pvc ) presentato da Ineos Vynils (ex Evc Italia).

Una vicenda, quella del rilascio dell’autorizzazione e del parere della commissione Via, durata otto anni, e che è legata a doppio filo alla cessione dell’impianto da parte di Syndial (ex Enichem) e la messa a punto di una serie di interventi di innovazione tecnologica per garantire maggiore salvaguardia della salute dei lavoratori e dell’ambiente. Ma che volendola ricollocare da un punto di vista temporale, è iniziata ancora prima di otto fa e che da sempre vede la riqualificazione ambientale degli impianti legata ad una concessione di accrescere la produzione.

Una vicenda su cui ha pesato molto il problema occupazionale, tanto che anche ieri una delegazione dei lavoratori chimici di Porto Marghera era a Roma per un sit-in sotto il consiglio dei ministri. La mancata autorizzazione al progetto di bilanciamento delle produzioni Cvm-Pvc avrebbe infatti creato un effetto domino, di dimensioni preoccupanti, sui posti di lavoro: Ineos avrebbe infatti rinunciato a subentrare a Sindyal e quindi alle attività in Italia, a Porto Marghera, Ravenna, Porto Torres, con una perdita diretta di 500 posti di lavoro e altrettanti indiretti; contemporaneamente sarebbe avvenuta la chiusura degli impianti cloro-soda, attualmente di proprietà Syndial, a Porto Marghera e Assemini (Sardegna) con perdita di altrettanti posti di lavoro; ma la chiusura dei cicli del cloro a Porto Marghera e in Sardegna avrebbe messo in crisi definitivamente i petrolchimici di Porto Marghera e di Porto Torres, compromettendo alla fine anche i petrolchimici di Mantova, Ferrara e Ravenna (che dipendono da Porto Marghera per la fornitura di etilene), con una perdita stimata di diverse centinaia di posti di lavoro.

Una decisione quindi, quella presa in consiglio dei ministri, su cui deve aver pesato non poco questo possibile effetto a cascata sull’occupazione. Una situazione che evidenzia in maniera inequivocabile le scelte di una politica industriale fallimentare portata avanti da EniChem (oggi Sindyal), che per far fronte ad un carico pesantissimo di debiti ed inefficienze e per raggiungere come unico obiettivo quello del conto economico in positivo, ha scelto da oltre dieci anni a questa parte la strada dei tagli. A partire dagli occupati, che erano già scesi da 50.000 a 16.000 nel 1996, alle cessioni e dismissioni per la ridefinizione del core business operata in un quadro emergenziale anziché di riassetto industriale, con massicci interventi sul personale per abbattere i costi fissi e sull’aumento dell’indice di produzione per addetto con conseguente abbassamento dei livelli di sicurezza.

Una logica di tagli che non hai mai visto come scelta per il futuro quella dell’abbandono di segmenti obsoleti e ambientalmente insostenibili, per investire in nuove tecnologie e per svilupparsi in settori maggiormente competitivi, e che ha continuato a considerare attività di ricerca quelli che in realtà sono interventi di assistenza tecnica, assistenza al prodotto ed in minima parte assistenza al processo.
E’ del 1992 la prima firma di Enichem (era ministro Giorgio Ruffolo) per la trasformazione delle celle a mercurio con celle a membrana nel comparto cloro-soda; che ancora non è avvenuta, che forse si realizzerà sulla base di questo via libera ottenuto ieri e che rientra nell’ambito del protocollo d’intesa siglato il 14 dicembre 2006 dal Ministro Bersani, dalla Provincia e dal Comune di Venezia, dalle organizzazioni sindacali, dalle aziende e dalle associazioni di categoria, per il superamento degli ostacoli che hanno impedito per anni l´attuazione dell´Accordo di Programma per la chimica di Marghera del 1998.

Una vicenda, quella di porto Marghera, su cui si sono sempre affrontate in maniera opposta le questioni ambientali con quelle occupazionali, su cui pesano ancora le morti dei lavoratori del comparto Cvm, quello che ha ottenuto ieri il via libera all’aumento di produzione che avverrà naturalmente (e già avviene) anche con maggiori garanzie per la salute di chi ci lavora, oltre che con minor impatto sull’ambiente. L’augurio è che non sia anche questa l’ennesima occasione mancata.

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