[21/03/2008] Comunicati

Tra Solana e i sondaggi ci passa la sostenibilità

LIVORNO. «Le disquisizioni scientifiche sui cambiamenti climatici non sono più attuali. Anche se oggi spegnessimo per sempre tutte le luci, le conseguenze delle emissioni si farebbero sentire domani e dobbiamo essere pronti adesso ad affrontarle. Ciò vale anche per le conseguenze in materia di sicurezza. E spetta all’Europa fare la guida nella risposta internazionale». No, non è il comunicato di un’associazione ambientalista, ma la chiusura dell’intervento di Javier Solana (Nella foto) apparso oggi su La Repubblica.

Anche per l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza, dunque, i cambiamenti climatici non sono roba da fanatici, ma portano, e porteranno sempre più (se non governati), gravi ripercussioni a livello geopolotico con possibili guerre e migrazioni di massa. E infatti spiega: «In parole povere: affermare che i cambiamenti climatici sono un rischio per la sicurezza rafforza la necessità di mantenere il nostro impegno di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Non possiamo rinunciare alla mitigazione, né alla possibilità di adattarci a cambiamenti climatici inevitabili(…). Mitigazione e capacità di adattamento dovrebbero andare di pari passo con la reazione alle minacce per la sicurezza internazionale creata dai cambiamenti climatici. Entrambi gli aspetti dovrebbero essere considerati politica di sicurezza preventiva».

Fatta l’analisi, però, resta invece assente dal dibattito il nodo della mancanza di una governace mondiale. Tanto che pure Solana non va oltre la necessità che sia ancora l’Europa «a fare da guida nella risposta internazionale», quando è evidente che l’Ue da sola nulla può di fronte a quanto la globalizzazione ha creato. Altro aspetto trascurato è il secondo e altresì importante corno della sostenibilità ambientale: i flussi di materie. Anche questi – come si vede dando un’occhiata al mercato delle materie prime – fonte non solo di squilibri ambientali, ma anche sociali.

Sul tema dei cambiamenti climatici e della sostenibilità, segnaliamo come guardando i risultati dei sondaggi, e pure la loro qualità, ci sia di che rimanere basiti. Due esempi: ieri la Col diretti ha detto che in base al loro sondaggio «Gli effetti dei cambiamenti climatici sono la principale paura ambientale degli italiani che per il 47 per cento li ritengono più preoccupanti di terremoti e inondazioni, dei disastri provocati dagli uomini, dei prodotti chimici impiegati nella quotidianità e della contaminazione dell’acqua e dell’aria». Oggi Repubblica pubblica l’indagine Demos-Coop che invece vede porre come principale “problema” che “andrebbe affrontato con maggiore urgenza italiana” l’aumento dei salari (ceti popolari e classe operaia) che poi diventa “il controllo dei prezzi) per il ceto medio e “la riduzione delle tasse” per la classe dirigente, borghesia, ceti superiori. E i cambiamenti climatici, o il problema energetico, o quello dei flussi di materia ecc? Nessun accenno nell’elenco alle persone intervistate, alle quali invece è stato posto come problema “la protezione dell’ambiente” (finito tra il 6° e il 7° posto su 10 come priorità).

A parte che volendo sofisticare il problema non è la protezione, ma il suo opposto, vengono in mente le solite nostre considerazioni su questi sondaggi: ovvero che tutto dipende da come fai le domande. Siamo assai convinti che, per fare un semplice esempio, se fosse stato chiesto: hai paura dei cambiamenti climatici. Il 98% avrebbe detto sì. Oppure: chi risponderebbe no alla domanda vorresti guadagnare di più? Nel caso di Repubblica l’aver fatto un elenco dal quale scegliere è stata una mossa intelligente (anche se è sempre indotto), perché si dà una scelta all’intervistato. Ma mettere le complessità della sostenibilità ambientale in un generico “protezione dell’ambiente” ci pare forviante. Detto questo, è verosimile, per non dire molto probabile, che la priorità per una larga maggioranza sia l’aumento dei salari e delle pensioni e a seguire tasse e criminalità. E anche questo la direbbe (forse) lunga su quanto si guarda prima ai propri interessi, rispetto a quelli della comunità. Ma qui però c’è il rischio di perdersi e allora invitiamo solo a guardare sempre con attenzione ai risultati dei sondaggi e a ragionare con il proprio cervello incrociando tutte le questioni senza approcciarsi alle problematiche come fossero compartimenti stagni. Le complessità si affrontano con il pensiero complesso e non tagliando le questioni con l’accetta.

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