[25/03/2008] Rifiuti

La mozzarella e l’altra emergenza rifiuti in Campania

ROMA. Le agenzie di stampa battono in queste ore da Seul la notizia che la Corea del Sud ha messo al bando la mozzarella di bufala proveniente dalla Campania dopo la campagna di stampa che ha associato la possibile contaminazione da diossina del tipico formaggio alla crisi dei rifiuti nella regione.
Ha generato meno clamore, ma potrebbe avere effetti ben più pesanti, la notizia che i produttori di mozzarella di bufala della provincia di Salerno propongono una sorta di secessione dal Consorzio Mozzarella di Bufala a denominazione di origine protetta (DOP) perché, sostengono, il problema della contaminazione da diossina riguarda solo i produttori della provincia di Caserta. Avremo una mozzarella DOP salernitana distinta dalla mozzarella casertana e con quali conseguenze per i nostri palati?

Lasciamo ai gourmet il compito di trovare una soluzione al rovello. Noi, facendo giustamente inorridire i buongustai, ci limiteremo a guardare alla mozzarella di bufala campana come a un indicatore ecologico. Non per verificare – lasciamo che siano le analisi dei NAS a farlo – se la contaminazione da diossina esiste, in quali zone e diffusa e quali rischi comporta per la nostra salute.

No, usiamo le notizie che riguardano la mozzarella di bufala per ricordare che in Campania, in questo momento, esistono due emergenze rifiuti. Solo in parte sovrapponibili. Una è l’emergenza rifiuti solidi urbani. Quella della monnezza per le strade di Napoli e dintorni che ha conquistato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. È un’emergenza che – con le sua cataste di ecoballe, di termovalorizzatori mai realizzati, della raccolta differenziata mai partita, dei siti per le discariche legali e controllate che non si trovano – dura da 14 anni e che ora il nuovo Commissario di governo, Gianni De Gennaro, si è impegnato ad avviare a soluzione.

Sui media si tende spesso ad associare questa emergenza rifiuti al rischio contaminazione da diossina della pregiata mozzarella di bufala e, più in generale, dei prodotti dell’industria agroalimentare campana. Ma è un errore. Se un rischio da contaminazione c’è – ed è ancora tutto da provare – esso deve essere associato all’altra emergenza rifiuti. A quella più nascosta e troppo spesso dimenticata. All’emergenza rifiuti tossici e nocivi e alle migliaia di discariche abusive e incontrollate che disseminano la Campania, specie in quel triangolo compreso tra i comuni di Nola, Acerra e Marigliano che viene ormai chiamato il «triangolo della morte». Sono i fuochi appiccati a questi rifiuti tossici e nocivi in queste discariche e/o i percolati incontrollati a generare la gran parte dei veleni – compresa la diossina – che contaminano le falde acquifere e i terreni agricoli. Sono queste discariche che fanno di una parte di territorio a cavallo tra la provincia di Napoli e Caserta la zona contaminata più vasta d’Europa.

In questo senso, la mozzarella di bufala è un indicatore ecologico. Ci indica che un’altra grande emergenza rifiuti è in atto, oltre l’emergenza di cui si parla sui media. Ci dice che questa emergenza ha un carattere nazionale e non solo campano: sia perché i milioni di tonnellate di rifiuti tossici e nocivi che sono stati illegalmente smaltiti in siti abusivi in Campania dalle organizzazioni criminali locali provengono soprattutto dalle industrie del Nord del paese; sia perché ogni anno in Italia, soprattutto nel Settentrione, alcuni milioni di tonnellate di rifiuti tossici e nocivi spariscono al controllo e non si sa dove finiscano (solo una parte finisce nei siti illegali della Campania).

Ci indica, ancora, la mozzarella di bufala che occorre una grande opera di bonifica in Campania: la più grande e complessa mai realizzata in Europa. Un’opera che per la sua portata e le sue implicazioni richiede un intervento integrato a livello regionale, nazionale e della stessa Unione europea.

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