[26/03/2008] Comunicati

Una terapia adeguata per l´uomo e per l´ambiente

LIVORNO. Da uno studio effettuato nel Regno unito dalla London School of Economics, la perdita di produzione legata ai disturbi depressivi e ansiosi arriva a circa 12 miliardi di sterline l’anno cifra che corrisponde all’1% del Pil del Paese. Mentre una adeguata terapia costerebbe solo 0,6 miliardi di sterline corrispondenti al 5% di quello che viene perso in produttività. Pensando sopratutto al fatto che offrire una “terapia adeguata” comporterebbe un risparmio economico al Paese la prestigiosa università londinese – che analizza il fenomeno soprattutto sulla base di parametri economici – si interroga su quali dovrebbero essere le cure più adeguate da offrire ai vari tipi di pazienti: non quelle immediate degli psicofarmaci perché quasi sempre di breve durata, ma quelle proposte dalla psicoterapia. Per questo il governo inglese ha deciso in questa settimana di utilizzare i dati forniti dalla ricerca dell’università inglese stanziando 170 milioni di sterline per un programma ampio e ben coordinato di formazione degli psicoterapeuti e di sostegno di pagamento delle loro prestazioni.

In Europa i disturbi mentali rappresentano quasi il 20% del totale delle malattie e colpiscono una persona su quattro nell’arco della propria vita. Dei dieci Paesi con i più alti tassi di suicidio nel mondo, nove si trovano in Europa. Nonostante questi dati, molto spesso i servizi sanitari che vengono offerti non rispondono alle necessità e alle esigenze dei pazienti. Per esempio, la metà di coloro che soffrono di depressione non viene mai curata e, più in generale, anche in Paesi dotati di un sistema sanitario sviluppato il 44-70% di coloro che soffrono di malattie mentali non è sottoposto ad alcuna terapia. In un quarto degli Stati europei non sono neanche disponibili i servizi di assistenza e in alcuni Paesi oltre il 50% dei pazienti viene ospitato in strutture troppo grandi e inadeguate.

A tale proposito nel 2005 i ministri della salute europei si sono riuniti ad Helsinki, in Finlandia, per la prima Conferenza dei ministri europei organizzata dall’ufficio regionale per l’Europa dell’Oms. L’obiettivo era quello di mettere a punto un piano operativo per rivedere lo status della malattia mentale, promuovere l’accesso alle cure, identificare le barriere che impediscono l’integrazione dei malati, suggerire soluzioni nell’ambito di politiche sostenibili e coinvolgere tutti i possibili portatori di interesse, dai medici fino alle associazioni dei familiari.

E in questa sede si riconobbe che la salute mentale ed il benessere mentale sono fondamentali per la “qualità della vita e la produttività degli individui, delle famiglie, delle comunità e delle nazioni”. Ma che cos’è il benessere? Che cos’è la qualità della vita? E’ davvero funzionale alla sola produttività? E soprattutto qual è la terapia adeguata? Il termine benessere al pari del concetto di salute può assumere un valore diverso per ciascuno di noi, anche se ormai comprendiamo che il concetto di salute rimanda all’intera persona umana e non solo al suo corpo, ma anche alla sua vita psichica, ai suoi rapporti. Se poi pensiamo al termine malattia che determina la perdita di uno stato di salute dovuta all’alterazioni generali dell’organismo o dei singoli organi, sembra più facile tracciare un limite fra malattia e non, naturalmente se ci fermiamo agli aspetti fisici.

L’aggettivo mentale poi, rimanda implicitamente a un organo che è il cervello come sede dei processi che riguardano la vita psicologica dell’individuo ma anche e sopratutto a funzioni nervose più complesse che non chiamano in causa il solo cervello o l’intero organismo ma anche l’ambiente esterno. Questo perché (come più volte abbiamo avuto modo di sottolineare) l’uomo è il frutto della componente biologica, culturale, sociale e ambientale. L’ambiente non è un altro rispetto all’uomo, ma è parte integrante e interagente nella costruzione della psiche. La realtà in cui è inserito l’essere umano è complessa composta da molteplici elementi che interagiscono fra di loro creando un costante rapporto dinamico. La natura al pari della mente umana è un insieme interattivo di legami. Ed entrambi sono il risultato del condizionamento, dell’interazione reciproca l’uno dell’altro.

Quindi anche il concetto di qualità della vita se pur apparentemente condiviso non è univoco. E uno degli aspetti non univoci è quanto la qualità della vita sia da riferirsi a dati obiettivi relativi alla salute o alla sua produttività o quanto piuttosto essa derivi da percezioni individuali, condizionamenti culturali e ambientali. Ammesso tutto questo sicuramente una buona strategia governativa per le malattie mentali non può non passare da queste considerazioni e non può non tener conto del fatto che l’uomo, come singolo, vive in un determinato contesto sociale culturale e ambientale.

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