[26/03/2008] Energia

Energia e territorio: il surreale dibattito sul fotovoltaico a Firenze

FIRENZE. Il metallo sulla pietra serena non ha un effetto cromatico felice. Il silicio cristallino, con quella tinta bluastra e quella riflessione luminosa, non si sposa bene con il cotto dei tetti di Firenze. Se la priorità è la tutela architettonica e paesaggistica, allora stia lontano il fotovoltaico dal centro di Firenze (ma se ne vadano anche tutti i condizionatori, i serbatoi, le antenne, i ripetitori che in questi anni si sono arrampicati sui tetti in barba ad ogni tutela paesaggistica); se invece la priorità è un sistema energetico indipendente dai combustibili fossili o radioattivi, allora che scompaia il centro di Firenze, e faccia spazio al fotovoltaico. In questo paradosso sta il senso del dibattito sul nuovo regolamento edilizio del comune di Firenze, in via di approvazione. In esso sono presenti due importanti novità: anzitutto viene eliminato il divieto di installare pannelli sulle coperture inclinate (art. 181 dell’attuale regolamento: “non è consentito installare impianti tecnologici a vista - quali pannelli solari, pompe di calore, unità motocondensanti e simili - sulle falde delle coperture inclinate”). In secondo luogo è previsto l’obbligo, per tutti i nuovi edifici, di uniformarsi alla classe A di qualità edificativa, che prevede limiti massimi di consumo energetico di 30 kwh/mq: ciò darà una forte spinta allo sviluppo delle rinnovabili nel capoluogo.

Di questo si è parlato ieri a Firenze nella tavola rotonda “Fotovoltaico e tutela”, importante incontro pubblico tra Comune e Soprintendenza dopo le polemiche suscitate nei giorni scorsi: il casus belli era stata la richiesta di un parere preventivo alla Soprintendenza sul nuovo regolamento, parere che era stato fortemente critico poichè alcune misure tese ad un più facile accesso al fotovoltaico da parte dei fiorentini erano state giudicate inaccettabili dall’ente preposto alla tutela del paesaggio.

«Siamo coscienti della necessità di utilizzare le rinnovabili – ha dichiarato in apertura il soprintendente ai beni architettonici e al paesaggio per le province di Firenze, Pistoia e Prato, Paola Grifoni – ma il problema ambientale si applica non solo all’ambiente in quanto tale, ma anche al paesaggio e all’architettura. Mi sembra che la Regione sottovaluti l’impatto paesaggistico degli impianti energetici da rinnovabili, come ad esempio le fattorie eoliche, ma anche le centrali fotovoltaiche. Anche il discorso dei pannelli sui nuovi edifici va valutato con attenzione: ci voleva una concertazione preventiva, non c’è stata e ora ci troviamo in conflitto. Adesso è il momento di coinvolgere sia i produttori che i progettisti, per lo sviluppo di impianti che non siano solo efficienti, ma anche belli».

«Il comune di Firenze - ha replicato l’assessore all’urbanistica Gianni Biagi - «non ha deciso di “sponsorizzare” il fotovoltaico (peccato, aggiungiamo noi! ndr): noi vogliamo migliorare l’efficienza energetica degli edifici, e a questo punta il nuovo regolamento edilizio, in particolare per la costruzione di nuove abitazioni, che dopo l’approvazione del nuovo regolamento edilizio dovranno essere necessariamente di classe A. Sicuramente è necessario il coinvolgimento delle categorie sociali, perchè si tratta di cambiare il modo di progettare nuovi edifici, alzando l’asticella della qualità edificativa in città. E’ indispensabile pensare a città meno dipendenti dai combustibili fossili: ciò al fine di tutelare sia la salute della popolazione, sia l’integrità del patrimonio monumentale. Anche la scelta della tramvia va in questa direzione».

Prosegue Biagi: «mi chiedo: esistono realmente – allo stato attuale – le condizioni per una effettiva tutela per il centro di Firenze? direi più no che sì. Il centro storico non è tutelato nel suo intero, lo sono i singoli edifici, a causa di una normativa che lascia ampie maglie alla penetrazione di irregolarità. Come Comune chiediamo che i pannelli siano adagiati alla copertura, che siano assimilabili a lucernari, e che possibilmente non siano riflettenti: sono consapevole della minore efficienza dei pannelli di questo tipo» (secondo dati Enel il rendimento massimo dei pannelli commercializzati al silicio amorfo è circa il 10%, a fronte di valori di efficienza del 20% per il silicio monocristallino e del 17% per il policristallino, ndA) «ma per questo ho fiducia nella ricerca, che migliori l’efficienza. Comunque il fotovoltaico è un elemento importante del sistema energetico futuro della città, ma non è l’unico: il tema centrale è come fare funzionare meglio la città, e come farlo con le energie rinnovabili. Fare esperienza di risparmio energetico è una via individuale di partecipazione alla costruzione di un nuovo stile di vita e di consumo».

Antonio Berni (Eta- energie rinnovabili) propone un masterplan urbano che permetta di individuare in modo puntiforme i luoghi adatti all’installazione di pannelli, e incita a «puntare a tecnologie affini, come i pannelli al silicio amorfo che hanno lo stesso colore rossastro dei tetti, e le cosiddette tegole fotovoltaiche, perfettamente integrabili con le coperture: il problema, naturalmente, sono i costi che queste tecnologie, ancora giovani, comportano». Il soprintendente Grifoni replica, a questo punto, che «non possiamo fermarci sempre ai costi: la città si può sviluppare, ma non risparmiando. Non in una realtà come Firenze, dove vanno invece trovate le soluzioni più efficaci, indipendentemente dal problema dei costi».

Secondo Sergio Gatteschi (Amici della terra) «ciò che troppe volte è avvenuto nella nostra comunità è stata la mancanza di concertazione: non si è concertato l’impatto paesaggistico derivante dall’arrivo della televisione, quello dei condizionatori, quello dei serbatoi per l’acqua, quello della telefonia. Non commettiamo quest’errore anche stavolta: sono certo che le forze della città, unendosi, possano farci uscire dalla dipendenza dal petrolio, che è la principale priorità da perseguire. Ma dobbiamo agire ora, pur tutelando la grande bellezza della città. Il caso-Firenze non è unico, ci sono molte altre realtà dove si pone e si porrà il conflitto tra energia e tutela».

Chiude Vincenzo Vaccaro, architetto della Soprintendenza, le cui dichiarazioni dei giorni scorsi («Se il Comune non vuole recepire le nostre esigenze di tutela ne prenderemo atto, ma anche se il bello non interessa più a nessuno la tutela ambientale e architettonica però resta di nostra competenza») avevano sollevato il problema: «noi non vogliamo essere il gendarme di nessuno. In un incontro in terza commissione consiliare ci fu chiesto un parere sul nuovo regolamento, e noi ci siamo espressi. Firenze ha molti vincoli, ma non tutto il territorio è tutelato: ci sono ampi margini di manovra. Come Soprintendenza siamo contrari, però, alla richiesta di porre i pannelli al posto dei lucernari: da anni noi impediamo la costruzione di lucernari, sostituendoli con degli abbaini. Riguardo al centro, proponiamo di sviluppare più il risparmio di energia (es. coibentazione delle abitazioni) piuttosto che produrla per poi consumarla e sprecarla. Poi c’è il problema dei costi, e quello del futuro smaltimento dei pannelli».

E qui casca l’asino: cosa c’entra la Soprintendenza con lo smaltimento dei pannelli? Si ha l’impressione di una volontà di concertazione delle scelte, che però si scontra con la rigidità delle posizioni prese e con una sospetta volontà di esprimersi a tutto campo: se il centro di Firenze, patrimonio Unesco dal 1982, fosse tutelato nella sua integrità, allora effettivamente i pannelli costituirebbero un pugno in un occhio. Ma così non è: la selva di antenne, condizionatori, serbatoi che occupano i tetti di Firenze ha un impatto paesaggistico molto significativo, e non si capisce perchè strutture di intercettazione dell’energia non debbano trovarvi posto, mentre ampio spazio hanno strutture finalizzate al suo consumo. In un suo intervento, il soprintendente Grifoni ha affermato che «l’inserimento dei pannelli, una volta trovate le tecnologie per renderli meno impattanti, può essere l’occasione per una bonifica dei tetti di Firenze e di altre realtà analoghe». E’ anche la nostra speranza.

E, pur nella comprensione della delicatezza della questione e nel riconoscimento del ruolo della soprintendenza, è nostro auspicio che la gravità del problema energetico porti allo sviluppo di soluzioni che uniscano la tutela del bello e dei centri storici alla tutela della nostra salute, e di quella dell’atmosfera del pianeta in cui viviamo: noi e i nostri amati monumenti, noi e il nostro accogliente paesaggio.

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