[27/03/2008] Comunicati

Patto per l’ambiente: ecco i primi firmatari

LIVORNO. Arrivano le prime firme sotto al Patto per l’ambiente che Legambiente ha proposto ai candidati alle elezioni, e se alcune si potevano dare per scontate altre sono una sorpresa. Comunque si tratta di firme “pesanti”, che molto probabilmente daranno il via a più nutrite sottoscrizioni.

Infatti, al programma di sostenibilità proposto da Legambiente hanno già aderito Fausto Bertinotti, Fabio Mussi, Anna Donati e Enrico Fontana (Sinistra Arcobaleno), Gianni Alemanno e Fabio Granata (Popolo delle libertà), Francesco Rutelli, Ermete Realacci, Francesco Ferrante, Roberto Della Seta, Walter Tocci e Dario Franceschini (Partito Democratico). Anche il ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, Grazia Francescato e Loredana De Petris, dell’ala Verde dell’Arcobaleno, hanno sottoscritto il manifesto ambientalista, ma sottolineando che l’eventuale produzione di energia dai rifiuti avvenga utilizzando sempre le migliori tecnologie possibili. Ha detto si al patto di Legambiente anche da Stefania Prestigiacomo, che però non vuole dire no al nucleare, mentre Rutelli aggiunge la necessità di dare piena attuazione al Codice del Paesaggio e di portare all’1% del Pil il bilancio della Cultura.

L’impegno chiesto dal Cigno verde in un altro Paese non sarebbe certo una rivoluzione (si pensi solo alle ultime presidenziali francesi), ma in Italia non è cosa da poco e se rispettato cambierà la politica ambientale del prossimo Parlamento, ed è significativo che anche da destra vengano adesioni finora impensabili, visto il profilo antiambientalista che spesso quella parte tiene in molti territori (si pensi solo alla contrarietà verso l’istituzione di aree protette). Secondo Legambiente «chiunque si ritroverà alla guida del Paese dal prossimo mese dovrà trasformare la sfida ecologica in un’occasione di sviluppo e modernità, impegnandosi a migliorare la qualità della vita dei cittadini, delle nostre città e del nostro territorio».

E il presidente Vittorio Cogliati Dezza, sottolinea che «Il nostro Patto per l’ambiente non è un libro dei sogni ma propone un insieme di azioni concrete che evidenziano la necessità di decidere, di attuare strategie nell’interesse del Paese e dei cittadini, superando le vecchie logiche di schieramento. In Italia servono più infrastrutture per liberare le città dalla morsa del traffico, più energia rinnovabile, più ferrovie. E serve anche un’azione di contrasto più incisiva per cancellare ecomafie ed ecomostri, per liberare ampie zone del Paese dal pattume, dal traffico, dall’inquinamento. Chiunque sia al Governo del Paese non può prescindere dall’interesse generale».

Al primo punto del Patto per l’Ambiente ci sono il mutamento climatico e l’innovazione energetica, con la necessità per l’Italia di raccogliere la sfida europea: riduzione del 20% delle emissioni di gas serra e dei consumi energetici e raggiungimento di almeno il 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Per i rifiuti si punta su raccolta differenziata, recupero delle materie prime e riciclo, anche con incentivi fiscali. Sul nucleare il no è secco, così come quello agli Ogm e ai condoni edilizi. Poi c’è la richiesta di inserire i crimini ambientali nel Codice penale e seri investimenti per cultura, scuola e insegnanti, per la ricerca si chiede il 3% del Pil. Per aree protette e piccoli comuni è prevista la valorizzazione, anche economica, con una fiscalità diversa che riorienti il sistema produttivo favorendo i comportamenti virtuosi e penalizzando gli sprechi.

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