[27/03/2008] Energia

Rinnovabili, Enea: crescono investimenti nel mondo, l´Italia deve fare di più

LIVORNO. «Finanza, Ricerca e Sistema Industriale sono fattori che devono interagire per dare impulso allo sviluppo di nuove tecnologie per le rinnovabili. C´è una grande spinta, a livello internazionale, a investire sulle rinnovabili. I capitali, soprattutto negli Usa, si rivolgono a queste tecnologie che suscitano molte aspettative perché esse sono in forte evoluzione ed hanno un mercato in grande espansione. Questo fenomeno ci dice che politiche pubbliche e iniziativa privata devono agire insieme se si vogliono raggiungere gli obiettivi europei sulle energie rinnovabili. La sua globalità suggerisce inoltre, che l´opportunità non è solo quella relativa al nostro Paese, ma quella dei mercati di tutto il mondo». Con queste parole Luigi Paganetto, presidente dell´Enea, ha introdotto i lavori del Workshop «Finanza, Venture Capital e tendenze globali dell´investimento in energia sostenibile: quali sviluppi per l´Italia?».

Nel 2006, riferisce Enea, ci sono stati investimenti a livello globale nell´energia sostenibile (efficienza energetica e fonti rinnovabili), pari a 70,9 miliardi di dollari, con un incremento del 43% rispetto all´anno precedente. «Il 10% di questi, cioè 7 miliardi di dollari, con un aumento del 163% rispetto al 2005 - ha spiegato Paolo Paesani, ricercatore dell´Università di Roma Tor Vergata, coautore del dossier - riguardano sia lo strumento di finanziamento del Private Equity, mediante il quale l´investitore apporta nuovi capitali all´interno di una società obiettivo, generalmente non quotata in Borsa, sia il venture capital, cioè private equity in società al via o ad elevato potenziale di sviluppo. Di qui il legame con le fonti rinnovabili». Ora tocca all´Italia: «Nel 2007 è nato a Torino un polo italiano del Venture Capital, che mette insieme Fondazione Torino Wireless, Finpiemonte, Politecnico di Torino - aggiunge Paesani - mentre si registra un aumento di progetti sviluppati da universita´ pubbliche poi applicati all´industria»

«In Italia – si legge nelle conclusioni del dossier presentato durante il Workshop -, molta strada resta ancora da fare per quanto riguarda l´impiego del venture capital/private equità nello sviluppo delle energie rinnovabili, una esigenza fondamentale per sostenere l´innovazione nel Paese. Dopo il 1998-1999 e lo scoppio della bolla Internet, il venture capital in Italia è rimasto in posizione relativamente marginale nel finanziamento delle imprese ad alto potenziale, superato di gran lunga dal private equity concentrato prevalentemente in aziende già esistenti, operanti per lo più in settori tradizionali, per operazioni di espansione, di buy out e di buy in. A questo si aggiunge il fatto che, tradizionalmente, la maggior parte degli imprenditori italiani operano in attività e settori tradizionali, concentrate prevalentemente al Nord e non interessano ai venture capitalist che puntano a investimenti in nuove iniziative innovative».

Ma se in Italia il quadro non è ancora brillante, non mancano, secondo l’Enea, le buone notizie sia a livello europeo, sia a livello generale: «Gli investimenti nella ricerca e nell´innovazione tecnologica, la diffusione e la sperimentazione in diversi Paesi hanno permesso una crescita di potenza ed efficienza degli impianti che solo dieci anni fa era impensabile. Anche l´Europa sta svolgendo un ruolo importante in questo processo. I livelli crescenti di investimento nel settore delle energie rinnovabili, documentati in questo rapporto, ed il fatto che molti dei finanziamenti provengano dal settore privato con particolare riguardo al settore del venture capital confortano questo giudizio. Alla luce delle condizioni attuali di mercato e del forte sostegno politico al settore delle energie rinnovabili, è prevedibile che il contributo delle fonti rinnovabili alla produzione di energia in Europa possa raggiungere nel 2020 il 21%. A livello settoriale i settori nei quali si dovrebbe realizzare gli incrementi più significativi sono: eolico, fotovoltaico, solare termico, biomasse».

«Avendo chiara le tendenze in atto – prosegue il dossier - è opportuno suggerire alcuni spunti di riflessione conclusivi intorno all´idea che la diffusione delle energie rinnovabili possa costituire il volano per una vera e propria rivoluzione industriale capace di modificare in profondità e radicalmente il modo di organizzare le tre attività economiche fondamentali: la produzione, lo scambio e il consumo. Per quanto riguarda il settore primario nel nostro paese alla fine del 2006 è stato firmato un contratto quadro nazionale sul biodiesel, che prevede la coltivazione nel corso di quest´anno di 70.000 ettari, che diventeranno 250.000 nel 2010, e consentiranno di rispettare la normativa comunitaria relativa agli impegni di Kyoto. A quel contratto ne seguirà presto un altro analogo, che Il ministero dell´Agricoltura sottoscriverà con Assoelettrica».

«Per quanto riguarda il bioetanolo – si legge sempre nel documento -, in Italia si prevede di realizzare due impianti complessi per un totale di 100 o 150 mila ettari di coltivazioni di mais. Da ciò dovrebbe scaturire la possibilità, per le aziende agricole, singole o associate, di installare impianti di micro-generazione di energia elettrica, possiamo affermare che raggiungere il milione di ettari di coltivazione a regime per produrre agro-energie in biodiesel, biomasse e bioetanolo è un obiettivo alla nostra portata».

«Un secondo ambito fondamentale nel quale l´applicazione crescente di energie rinnovabili – prosegue il dossier - porterà ad una vera e propria rivoluzione riguarda il settore secondario (produzione energetica) in riferimento alla questione della generazione distribuita. Come già richiamato nell´introduzione, il termine gestione distribuita si riferisce ad un sistema di produzione diffuso sul territorio nella logica della vicinanza ai poli di consumo: centrali di piccola taglia di trigenerazione per ospedali, centri commerciali e centri direzionali, e centrali di co-generazione fino a qualche decina di MW al servizio di un´area industriale omogenea».

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