[28/03/2008] Acqua

La grande sete intorno ai giochi olimpici di Pechino

FIRENZE. Le Olimpiadi, specialmente nell’era moderna con lo sviluppo dei mezzi di informazione e comunicazione, non sono solo state uno scenario internazionale per gli eventi esclusivamente sportivi, ma vista l’opportunità di avere riflettori puntati addosso, sono state anche il palcoscenico per avanzare proteste, per ribadire posizioni, per affermare ideologie politiche e rendere evidenti al mondo le proprie battaglie. Talvolta le lotte per l’autodeterminazione sono sfociate nel sangue ed hanno contrassegnato drammaticamente un appuntamento che per sua natura dovrebbe essere solo di pace. Ricordiamo tutti le Olimpiadi di Monaco 1972, note purtroppo per il massacro del 5 settembre quando un commando di terroristi palestinesi irruppe nel villaggio olimpico uccidendo due componenti della squadra olimpica israeliana (rimasero poi uccisi anche nove ostaggi e quasi tutti i terroristi per un intervento non esente da critiche della polizia tedesca).

Per fortuna meno drammatici i giochi di Mosca del 1980, che furono però caratterizzati dal prevalere della politica internazionale sullo sport: gli atleti di Usa, Canada, Germania Ovest, Kenia, Giappone la stessa Cina (totale di 65 nazioni), non andarono ai Giochi per protesta contro l´invasione sovietica dell´Afghanistan avvenuta nel 1979. Anche le Olimpiadi di Pechino 2008, vista la repressione cinese in Tibet, i rapporti che ha il governo con il Sudan (il riferimento è alla situazione del Darfur), avranno (in realtà stanno già avendo) strascichi “esterni” all’evento sportivo (ieri Sarkozy ha avanzato dubbi sulla partecipazione della Francia alla cerimonia di inaugurazione).

Ma quelle cinesi saranno anche ricordate come le olimpiadi più inquinate della storia dal punto di vista strettamente ambientale. Per la situazione critica della qualità dell’aria in città, sono a rischio le gare su lunga distanza (alcuni atleti stanno rinunciando alla maratona), nonostante gli sforzi del governo cittadino (es. leggi più restrittive sulle auto in vendita, le auto diesel acquistate a Pechino devono soddisfare i requisiti China IV, equivalenti alle Euro4 europee). Le inversioni di rotta dell’ultimo minuto o/e i ritocchi di “facciata” rischiano però di creare nuovi impatti o aggravare gli esistenti come reso evidente in un articolo apparso su Liberation. Pechino si sta trasformando in un parco floreale e nel mese di agosto la città sarà “invasa” da 60 milioni di fiori che saranno piantati lungo i viali. Inoltre 530.000 alberi compariranno dal nulla nel nord della capitale. Tutto questo per il colpo d’occhio, a beneficio dei media che riprenderanno l’evento.

Contemporaneamente le campagne circostanti alla città stanno soffrendo un’ennesima crisi idrica (siamo al nono anno consecutivo). Come riportano le autorità ufficiali cinesi le precipitazioni sono diminuite del 70% questo inverno, 11,1 milioni di ettari di terre coltivabili sono già compromessi nel nord del paese, 2,5 milioni di persone soffrono per carenza di acqua potabile, ed il livello delle falde freatiche si è abbassato di 50 cm a Pechino ed a Tianjin (la metropoli adiacente). Sono in molti gli esperti (le voci non ufficiali come riportato nel quotidiano francese) che prevedono un ulteriore impatto sulla città causato dalle Olimpiadi (aumento del 30% dei bisogni in acqua), pronostico prontamente smentito dai vertici politici che governano Pechino. Del resto, sempre per favorire il buono svolgimento dell’evento, compaiono laghi dal nulla, tutte le acque sono convogliate sulla città dei giochi, e probabilmente verrà nuovamente deviato il Fiume Giallo (una deviazione di 156 milioni di metri cubi verso il lago serbatoio di Baiyangdian, a 70 chilometri da Pechino è già in essere).

Nella routine quotidiana Pechino (18 milioni di persone) chiede acqua ai territori limitrofi che sono già in forte sofferenza. A pagare un ulteriore tributo alla causa nazionale sono sempre i più poveri come del resto avviene in tutte le parti del mondo. Decine di migliaia di contadini, nel migliore delle ipotesi costretti al silenzio (l’accusa di antipatriottismo incombe sulle loro teste), sono spesso stati costretti ad abbandonare i campi: inoltre molte fabbriche stanno chiudendo a causa sempre delle deviazioni fluviali verso la capitale. Chi guida la Cina, lo sappiamo, vuol stupire il mondo e si pone obiettivi ambiziosi: la grande crescita, le grandi dighe e ora la grande Olimpiade (tra l’altro come dimostrato le conseguenze sulle popolazioni sono analoghe). Ma i conti anche per quanto riguarda l’acqua non tornano: la Cina possiede il 7% di tutte le risorse idriche del pianeta, a fronte del 25% della popolazione. La crisi della risorsa idrica è solo all´inizio: ci auguriamo che le scelte, alcune pare irreversibili, fatte per un evento pur importante della durata di una ventina di giorni, non siano pagate in seguito per decenni da milioni di persone.

Torna all'archivio