[28/03/2008] Urbanistica

Ma cosa cambia davvero con il nuovo codice del paesaggio?

PISA. Ferruzza, Parigi, Vaccaro e poi Biagi e la sopraintendente Paola Grifoni nel servizio di Mostardini con approcci diversi sono intervenuti sul nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio. Da questa lettura si ha l’impressione che si voglia soprattutto dopo tante polemiche chiudere un capitolo sottolineando che in definitiva l’approdo non è male visto che le istituzioni alla fin fine una intesa l’hanno ritrovata.
Certo con un ruolo dello stato che si riappropria di competenze messe in pericolo da troppi comportamenti e decisioni locali e localistiche. Un approdo - anche questo va detto perché lo stesso dibattito toscano lo conferma - in parte dovuto sicuramente dalla congiuntura politico-elettorale che ha riguardato prevalentemente pochi ‘esperti’.

Ferruzza, ad esempio, scrive che il Codice stabilisce una volta per tutte, l’unitarietà dei suoi principi di salvaguardia sottraendo di fatto alla pianificazione sovraordinata degli Enti parco le aree protette. Come a dire; lo Stato e le Regioni pianificano e tutelano il paesaggio senza scarti e iniquità. Senza postulare l’esistenza di paesaggi di serie A e paesaggi di serie B. Ora Ferruzza non può aver dimenticato che la delega vietava ‘l’abrogazione degli strumenti attuali’, leggi 394, piani di bacino etc. E lo vietava perché il sistema delle tutele differenziate nel nostro ordinamento risponde al principio che per il miglior perseguimento dell’interesse pubblico occorrono autorità specializzate preposte alla cura ed alla soddisfazione di quell’interesse; sono insomma delle invarianti del sistema così per la difesa del suolo e le risorse idriche, per la tutela ambientale e naturalistica, per l’inquinamento atmosferico. Sono le norme fissate in diverse leggi e tra queste la 394 e la 183. Qui la serie A e la serie B non c’entrano né punto né poco come non c’entravano quando si diceva no ai parchi perché avrebbero dato mano libera su tutti gli altri territori. E’ semmai proprio nella ‘specialità’ dei parchi come dei bacini che il paesaggio trova prima ancora che una dimensione non ‘puntuale’ integrata con la natura, gli ecosistemi ai quali d’altronde fa ampio riferimento la Convenzione europea.

La norma del Codice lungi dall’evitare scarti e iniquità come scrive Ferruzza riapre la strada ad una divaricazione che fu già alla base del fallimento dei piani paesistici ma non di quelli dei parchi e delle autorità di bacino. Vorrei ricordare che nel 2001 (e oggi la situazione se è mutata lo è in meglio) l’80% dei parchi aveva un piano in vigore (46%) o in corso di formazione (34%) percentuale assai più alta di quella di competenza delle Regioni e delle Province e per di più –va aggiunto- in piani che riguardavano e riguardano anche il paesaggio e proiettati anche in territori esterni ai perimetro dell’area protetta.

In parole povere gli interventi più importanti e significativi di tutela del paesaggio concepito non come momento separato e distinto dalla natura e dagli ecosistemi (richiamati non a caso in tutte le proposte di modifica dell’art 9 della Costituzione) sono stati impostati, definiti e gestiti dai parchi regionali e nazionali. Ferruzza può spiegarci dove sta il vantaggio della norma del nuovo Codice?
A me hanno colpito anche le dichiarazioni di Vincenzo Vaccaro e Paola Grifoni che dinanzi ai primi intoppi insorti a Firenze sul Fotovoltaico hanno immediatamente ricordato ai comuni - che evidentemente sono considerati piuttosto sordi a loro giudizio a certe esigenze - che comunque sono loro che decideranno perché lo Stato si è appunto riappropriato di quelle competenze. Insomma il ‘clima’ non sembra davvero il più favorevole a gestire ‘insieme’ cose che non mettono in discussione solo il ‘bello’ ma tante altri aspetti e profili.

Tutte cose che richiedono una grande capacità di gestione che non dimentichi mai la ‘trasversalità’ non soltanto istituzionale ma anche disciplinare. Qualche autorevole commentatore ha detto che il nuovo Codice attinge troppo alla vecchia urbanistica nelle procedure, nulla osta etc. Ecco quella non andava bene ieri figuriamoci oggi.

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