[03/04/2006] Comunicati

Terra Futura, in 78mila alla fiera delle buone pratiche

FIRENZE. In tre giorni Terra Futura, il festival delle buone pratiche che si è svolto a Firenze alla Fortezza da Basso, ha registrato 78.000 visitatori. Oltre che contenitore di buone pratiche, Terra Futura è stata quindi in sé la buona pratica “allargata” di dialogo e incontro tra questi mondi: 390 gli espositori in rassegna in questa edizione, in un’area fieristica di 100 mila metri quadrati; 180 gli appuntamenti culturali in calendario per oltre 680 relatori intervenuti.

Fondamentale in questa direzione – lo si è detto a più voci qui a Firenze - il ruolo dei movimenti, che in preparazione ai prossimi forum sociali, su iniziativa del “Gruppo di lavoro italiano per i Forum internazionali”, si sono dati appuntamento a Terra Futura per cercare insieme luoghi di elaborazione e iniziativa comuni. Raffaella Bolini, responsabile attività internazionali Arci, facendosi portavoce di istanze condivise ha lanciato la proposta di «un coordinamento italiano che inizi a lavorare in vista della giornata mondiale di mobilitazione, in calendario per il 2008, e svolga una funzione di stimolo anche per la partecipazione al Forum Sociale Europeo di Atene (maggio 2006) e al Forum Sociale Mondiale (Nairobi 2007)».

«A Terra Futura si è riunito chi crede non solo che la sostenibilità è necessaria, ma è anche possibile – dice Ugo Biggeri, presidente Fondazione culturale Responsabilità etica, facendo un bilancio di questa terza edizione. E la condivisione dei partner che hanno lavorato insieme all’evento ha fatto sentire tutta la sua forte potenzialità. Occorre ora rafforzare la piattaforma comune di valori e di impegni concreti, per passare da un progetto a un percorso condiviso, e per incidere davvero sul sistema socioeconomico che vogliamo diverso».

Susan George, direttore Transnational Institute, ha affermato: «A Terra Futura abbiamo potuto discutere assieme le possibili soluzioni per riuscire a salvare l’ambiente. Il cambiamento necessario non può avvenire spontaneamente, perché tocca equilibri politici e rapporti di forza: ha bisogno di strategie e soluzioni comuni».

Anche perché, come ha affermato Gunter Pauli, fondatore di Zero Emission Research&Initiatives, «come attivisti non abbiamo sempre chiara la connessione tra i vari fenomeni. Ad esempio, è vero che “pulire i fiumi è distruggere le foreste”, perché quando lo si fa per i fiumi in Europa si utilizza il composto dell’olio di palma tratto dagli alberi delle foreste indonesiane. Ancora: si parla di crisi del caffè ma non si pensa a cosa ci sta dietro. In una tazzina di caffè c’è solo lo 0,08% della biomassa prodotta, ma se facessimo uso al 100% del prodotto potenzieremmo la produzione 500 volte tanto».

Ma c’è già chi attua buone pratiche di sostenibilità... «Con gli scarti del caffè – ha spiegato ancora Pauli - sono migliaia gli agricoltori che in Colombia coltivano una specie di funghi, con i funghi allevano il bestiame, con i rifiuti del bestiame ottengono biogas e concimi per coltivare le palme che poi fanno ombra ad altre piante… e così via, fino ad ottenere semi organici per coltivare il limone e la citronella che servono a tenere lontani i parassiti dalle piantagioni, ma anche a produrre le tisane. E il ciclo continua anche oltre…».

Un´altra testimonianza dal Sud America dimostra che il sistema può essere cambiato partendo dal basso. Suor Patricia Wolf è direttore dell’ICCR – Centro interreligioso sulla responsabilità sociale, una coalizione internazionale di 275 investitori cristiani ed ebraici che investono i loro patrimoni per votare ogni anno più di 100 risoluzioni di carattere sociale e ambientale nelle assemblee degli azionisti delle maggiori imprese americane. «Nel ‘96 abbiamo scoperto che una multinazionale americana sfruttava gli operai negli stabilimenti del Sud America – ha raccontato portando un esempio -. Le nostre azioni di pressione per ottenere trasparenza e controllo sulla produzione nonostante l’azienda affermasse che era tutto secondo le norme, hanno permesso il completo monitoraggio di tutti gli stabilimenti seguito da un rapporto pubblicato sul web».

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