[01/04/2008] Aria

Gli obiettivi di Bangkok per il climate change

LIVORNO. Sta proseguendo a Bangkok il summit “Climate Change Talks”, la prima importante riunione sui cambiamenti climatici del dopo Bali che, fino al 4 aprile, si tiene sotto gli auspici dell’Onu. Oltre 1.200 partecipanti provenienti da 163 Paesi discutono delle grandi linee di un programma di lavoro che dovrebbe portare all’elaborazione di un accordo internazionale di lungo periodo in materia di cambiamenti climatici, da approvare a Copenaghen nel 2009. Il summit di Bangkok punta anche a far progredire I lavori sulle regole che permettano ai Paesi sviluppati di rispettare I loro impegni di riduzione dei gas serra.

Il summit è stato aperto da un messaggio video del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha esortato tutti gli Stati ed i partecipanti alla conferenza ad essere ambiziosi: «Questo significa che lavoriate ad un risultato consensuale che risponda a diversi criteri. Il mondo attende una soluzione a lungo termine ed economicamente percorribile. Una soluzione basata sul principio di responsabilità comuni ma differenziate. Una soluzione che rispetti l´equilibrio delicato tra un’azione mondiale inclusiva e il bisogno di eradicare la povertà. Una soluzione che promuova una crescita economica “verde”, comprendente i Paesi in via di sviluppo, e misure di adattamento su grande scala e sufficientemente finanziate.

Yvo de Boer, segretario della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (Unfcccc), si è rivolto ai delegati sottolineando che «ci resta circa un anno e mezzo, uno spazio molto corto per terminare i negoziati su uno degli accordi internazionali più complessi di tutti i tempi».

De Boer ha spiegato i compiti affidati al Working Group on Long-Term Cooperative Action under the Convention, ed al Working Group on further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol: «Entrambi questi processi sono in primo luogo l’impostazione di obiettivi per entrare nel futuro. Questo riguarda il livello di ambizione che i Paesi industrializzati possono raggiungere assumendo impegni di riduzione delle emissioni, verificando in quale misura i Paesi in via di sviluppo possano attuare azioni reali, misurabili e verificabili per combattere il cambiamento climatico. Previste davvero e con il denaro sul tavolo. Esse intendono anche concentrarsi su quali misure di adattamento devono essere prese in futuro».

Secondo de Boer la complessità del road map per giungere a Copenaghen e quella di «assicurarsi che tutto sia condiviso in un processo dove nulla è concordato fino all´ultimo: Ma sono fiducioso che questo possa essere fatto».

Sulla questione degli obiettivi di riduzione delle emissioni de Boer si è detto interessato a conoscere con quale tempistica si vuole intervenire, rispetto al picco di emissioni previsto per la metà del secolo, «Tuttavia – ha aggiunto – per me la cosa più difficile ed interessante è quanto i Paesi ricchi siano disposti a ridurre le loro emissioni entro il 2020».

Ma a Bangkok non si discuterà di obiettivi di riduzione di emissioni, tema rinviato al più ampio processo di discussione avviato dall’Onu.

«I Paesi ricchi – ha detto de Boer – vogliono sapere quale sia la “cassetta degli attrezzi” per la riduzione delle emissioni, prima di impegnarsi ad un certo livello su target ambiziosi. Questo è il motivo per il quale il Kyoto Protocol Awg si concentra inizialmente sui mezzi per raggiungere gli obiettivi di riduzione di gas serra sia interni che all’estero, attraverso la cooperazione internazionale sul cambiamento climatico».

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