[02/04/2008] Comunicati

Cresce la criminalità ambientale legata a commercio internazionale

LIVORNO. Il commercio internazionale illegale di merci ambientalmente sensibili, come le sostanze che intaccano l’ozono, chimiche tossiche, i rifiuti pericolosi e le specie di fauna e flora in via di estinzione, è ormai diventato un grave problema con un impatto globale.

«Questo flagello colpisce tutti i Paesi e la salute umana, deteriora l’ambiente e in alcuni casi si traduce in una perdita di entrate per alcuni governi – spiega una nota dell’Programma Onu per l’ambiente (Unep) – In realtà, il commercio illegale di fauna selvatica può essere più vantaggioso di quello degli stupefacenti. Gli scialli fatti con la lana di antilope tibetana, la cui vendita è completamente illegale, sono venduti ad un massimo di 20 mila euro ciascuno, mentre il caviale di storione in pericolo arriva a 8 mila euro al chilo sul mercato al dettaglio. A questo si aggiunge l’aumento di malattie virulente nella fauna selvatica, come la Sars (Severe acute respiratory syndrome) e l’influenza aviaria che attraverso un salto di specie rischia di infettare l’uomo e di mettere in pericolo la salute pubblica».

Le Ozone depleting substances (Ods), come quelle usate nei refrigeratori e nei condizionatori d’aria, non solo distruggono lo strato protettivo di ozono della stratosfera, ma possono contribuire al cambiamento climatico, visto che sono potenti gas serra. Il commercio illegale di Ods è ormai un fenomeno mondiale.

L’Unep stima che ogni anno nel mondo vengano prodotte tra i 20 e i 50 milioni di tonnellate e-waste e che la cifra sia in costante crescita. Il 70% di questi rifiuti viene scaricato in Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa ed Asia.

I rifiuti tossici che a lungo termine causano l’avvelenamento di acqua e suolo, compromettendo a volte irreversibilmente la salute e le condizioni di vita di molte persone.

«Il commercio senza scrupoli di rifiuti – dice l’Unep – è diventato una seria preoccupazione fin dagli anni ’80 ed ora è diventato un reato penale ai sensi della Convenzione di Basilea sul controllo transfrontaliero dei rifiuti pericolosi e del loro smaltimento. I rifiuti possono attraversare diversi Paesi prima di raggiungere la loro destinazione finale, il che rende più difficile individuare le responsabilità».

Anche le violazioni della Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora (Cites) continuano: sempre più specie di fauna e flora selvatiche sono sottoposte alla pressione del commercio illegale, con il rischio di portarne molte all’estinzione, causando una perdita di biodiversità che non riguarda solo il regno animale e floreale, ma anche l’umanità.

Le amministrazioni doganali hanno segnalato negli ultimi anni oltre 9.800 casi di violazione della Cites ed eseguito 220 sequestri di rifiuti pericolosi, ma si tratta solo della punta di un gigantesco iceberg di criminalità ambientale che coinvolge sempre più persone ed organizzazioni in questo sporco business.

La Comunità internazionale cerca di mobilitarsi. In una recente riunione ad alto livello della World Customs Organization (Wco – Organizzazione mondiale delle dogane), l’Unep, le amministrazioni doganali, altre organizzazioni internazionali e gli stakeholders interessati alla gestione dell’ambiente ha chiesto una risposta globale urgente e concertata per affrontare un problema in preoccupante crescita esponenziale, ed hanno concordato un piano di azione per la lotta alla criminalità ambientale.

Il Piano prevede: che la criminalità ambientale diventi una delle priorità delle amministrazioni doganali; la formazione dei doganieri per migliorare le loro tecniche di rilevamento alle frontiere; la creazione di unità specializzate in questo genere di criminalità presso gli uffici doganali; il rafforzamento della cooperazione internazionale e lo scambio di informazioni. A questo riguardo, il Wco utilizzerà il suo strumento di comunicazione globale, il Customs Enforcement Network (Cen), per uno scambio in tempo reale di informazioni. Il Cen dovrebbe consentire alle dogane di tutto il mondo di essere avvisate rapidamente per facilitare una risposta immediata a qualsiasi traffico illegale di prodotti ambientalmente sensibili.

Per assicurare la cooperazione internazionale contro il crimine ambientale, Wco ed Unep sono dal 2003 partners nella Green Customs Initiative, dedicata alla formazione ed alla costruzione di maggiori capacità nelle dogane di tutto il mondo per rafforzare la protezione dell’ambiente attraverso il rafforzamento della lotta al crimine ambientale.

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