[03/04/2006] Urbanistica

Anche l´arcipelago toscano nel dossier sugli ecomostri

MARCIANA (Livorno). L’abbattimento dell’ecomostro di Punta Perotti ridà fiato alle trombe di Legambiente, che nel dossier «Storia di Punta Perotti e di altri ecomostri» cita due strutture da abbattere anche in Toscana, entrambe nell’arcipelago, una all’Elba e una a Giannutri.

Il primo è l’ecomostro di Procchio, uno scheletro di cemento messo sotto sequestro l’8 ottobre 2003 (nella foto, il momento del sequestro) su mandato della Procura della Repubblica di Genova, con un’operazione congiunta della Guardia di Finanza e del Corpo Forestale dello Stato. Sorge poco lontano dal mare, in un’area centrale e verde prima utilizzata come grande parcheggio estivo. Sembrava il frutto di una concessione rilasciata nell’agosto 2002, in modo apparentemente regolare, che però avrebbe dovuto essere bloccata dal Comune di Marciana sulla base dei disposti regionali che imponevano una moratoria di un anno (successivamente prorogata) per le zone colpite dall’alluvione del settembre 2002, tra le quali la piana di Procchio, area a fortissimo rischio idraulico completamente invasa dalle acque. Invece i lavori del grande stabile iniziarono poche settimane dopo l’alluvione. Lo scheletro di cemento sotto sequestro doveva inizialmente essere un «centro servizi» con albergo ed appartamenti per un totale di 20 mila metri cubi ma, anche per la forte opposizione di Legambiente, la precedente amministrazione comunale non lo aveva mai autorizzato. Solo nel 2003 si iniziano a costruire miniappartamenti, negozi ed un grande garage sotterraneo, anche se con una riduzione di circa 10 mila metri cubi rispetto al progetto originario.
Per l’ecomostro di Procchio sono stati rinviati a giudizio due prefetti, un magistrato, il sindaco, i costruttori e i tecnici, privati e pubblici, al centro della cosiddetta «Elbopoli». Una miscela esplosiva fatta di mazzette, corruzione e cemento selvaggio. Una fitta ragnatela di malaffare, di corruzione sventata dalla provvidenziale denuncia di Legambiente e Italia Nostra e dalle indagini
eseguite dal Corpo Forestale dello Stato su mandato della Procura della Repubblica di Livorno. Le accuse, formulate dalla Procura della Repubblica di Genova a cui sono state trasferite per competenza territoriale le indagini, sono di corruzione, per imprenditori e funzionari pubblici, e di
corruzione in atti giudiziari per il magistrato coinvolto.

Il secondo ecomostro segnalato dagli ambientalisti è quello dello Spalmatoio di Giannutri. Costituito da una lunga fila di fatiscenti immobili in cemento armato per circa 11 mila metri cubi, che sovrasta da una ventina di anni l’insenatura dello Spalmatoio a Giannutri, isola che fa parte del Parco nazionale dell’arcipelago toscano. Delle costruzioni, iniziate negli anni ‘80 dalla società Val di Sol e poi interrotte, rimangono oggi alcuni scheletri in cemento e qualche villetta in completo stato di abbandono. Dopo oltre 10 anni di oblìo, la nuova società che ha acquisito gli immobili aveva chiesto al Consiglio direttivo dell´Ente Parco il nullaosta per «recuperare» il complesso. Ma la richiesta non ha avuto più seguito. Nel frattempo l’attuale amministrazione del comune del Giglio ha avviato un tavolo di confronto con Legambiente proprio sull’ecomostro di Giannutri dichiarando la disponibilità alla soluzione del problema, anche tramite l’abbattimento degli scheletri esistenti.

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