[04/04/2008] Comunicati

La Banca mondiale accusata di dirottare i fondi del climate change

LIVORNO. Ai Bangkok Climate Change Talks 2008 i Paesi in via di sviluppo e le associazioni ambientaliste hanno sferrato un pesante attacco alla Banca mondiale, accusandola di tentare di prendere il controllo di miliardi di dollari di aiuti che dovrebbero essere utilizzati nei quarant’anni per combattere e contrastare il riscaldamento climatico.

«L’atteggiamento della Banca mondiale riguardo al climate change è come una palla di piombo - ha detto Tom Picken dei Friends of the Earth - Molti Paesi e la società civile denunciano l´atteggiamento della Banca mondiale che cerca di dirottare i fondi destinati a finanziare un reale impegno per il cambiamento climatico. I poveri e gli ambientalisti vogliono sapere quanti soldi sono davvero necessari, da dove verranno e dove andranno i miliardi di dollari che sarebbero necessarie entro il 2050, e i Paesi ricchi e poveri rischiano di doversi scontrare per chi riuscirà a concordare tutto questo con un world bank manager. Nel summit di Bangkok la Banca mondiale ha fatto le sue proposte: 5 10 miliardi per un Clean Technology Fund, 500 milioni per un fondo di adattamento ed un eventuale terzo fondo destinato alla silvicoltura ed alla forestazione. Invece, i Paesi in via di Sviluppo chiedono che la lotta al cambiamento climatico avvenga sotto il controllo dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc), e non che sia portata avanti secondo le direttive dei Paesi più ricchi e potenti che si riuniscono nel G8 ed ai cui desideri accusano di conformarsi la Banca mondiale.

«In generale, siamo stati spiacevolmente sorpresi dalle proposte di Fondi - dice Ana Maria Kleymeyer, negoziatore capo della delegazione Argentina - In questa maniera la Banca mondiale ed i sui membri donatori investono soldi nel cambiamento climatico in maniera non trasparente, così non si coinvolgono i Paesi in via di sviluppo e si ignora il processo dell’Unfccc». «Le nazioni ricche devono onorare i loro impegni – ha detto all’Ips John Ashe, capo delegazione del Gruppo 77, dei Paesi in via di sviluppo – Se hanno ratificato il Protocollo di Kyoto devono attuarlo. Ci preoccupa che i Paesi industrializzati non abbiano messo tra le loro priorità l’attuazione del mandato di ridurre le emissioni».

Anche la delegazione dell’India ha invitato i Paesi sviluppati ad «attuare i loro obblighi di finanziamento addizionale e di trasferimento di tecnologie». Secondo Shruti Shukla, coordinatore delle politiche ambientali ed energetiche del Wwf India, «Il peso ricade sulle spalle dei Paesi industrializzati. Questo è il primo passo del loro impegno per combattere il riscaldamento planetario e questo tema ne comprende molti altri». «Questa non è una guerra contro la crescita economica – ha detto il segretario esecutivo dell’Unfccc Ivo de Boer, rispondendo indirettamente alla delegazione Usa – ma contro le emissioni di gas serra. Avremo molto da fare in futuro perché la “crescita verde” sia economicamente percorribile».

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