[07/04/2008] Monitor di Enrico Falqui

Change

FIRENZE. Tutti sappiamo oggi, che il Tempo possiede una “direzione irreversibile” in avanti, e da questa consapevolezza derivano importanti prospettive. La nostra vita è proiettata in avanti, come le nostre aspettative e i nostri scopi, in mancanza dei quali rimarremmo seduti o immobili come statue.
Per alimentare questi fini, siamo disponibili a costruire, attraverso i processi cognitivi di cui siamo in possesso, nuovi schemi e nuovi modelli, ogni volta che ci troviamo di fronte a situazioni ambigue, difficilmente interpretabili.

Negli ecosistemi naturali, ad esempio, il caos fluisce ed è ambiguo, finché un cambiamento ecologico non attira la nostra attenzione e percezione.
Attraverso gli schemi mentali individuali, elaborati dai nostri processi cognitivi, riusciamo a mettere a fuoco un insieme di esperienze antecedenti al “fenomeno del cambiamento”e a valutare il tutto con più attenzione per capire( o prevedere) la condizione futura del sistema nel quale è avvenuto il cambiamento ecologico. Edgar Morin chiama questo schema “enactment”, ovvero la capacità dell’individuo di rompere il fluire ambiguo del Caos attraverso un processo cognitivo, frutto di numerose ed analoghe esperienze.

Uno dei più importanti autori del pensiero organizzativo contemporaneo, Karl Weick definisce, ciò che gli ecologi chiamano “enactment”, un modo di “pensare al futuro anteriore”. In altre parole, poiché il funzionamento a ritroso della selezione fa si che l’individuo non possa avere un’idea di quello che pensa se prima non vede i suoi pensieri materializzarsi nella sua mente, pensare al futuro anteriore, ci dice Weick, “dovrebbe essere la caratteristica fondamentale di tutta la classe dirigente (politica, economica, medica, culturale) di un Paese che, come ciascuno di noi, guarda al futuro e cerca anche di prevederlo, per quanto possibile”.

I mutamenti climatici rappresentano le variazioni a livello globale del clima della Terra; dopo la pubblicazione del rapporto Stern, sappiamo che è avvenuto un complesso fenomeno di “cambiamento ecologico”ed esso è così evidente e percepibile da tutti gli abitanti del Pianeta che ha immediatamente attivato, attraverso i processi cognitivi di cui ciascun individuo e ciascuna Comunità nazionale è in possesso, schemi e modelli di interpretazione diversi da quelli finora utilizzati.
Gli scienziati norvegesi prevedono (Oslo, 2007) che il Mar Glaciale Artico tra 30 anni sarà navigabile di questa stagione, mentre la costante diminuzione della differenza di temperatura tra l’Equatore e i Poli fa prevedere conseguenze superiori a quelle che stanno alla base del distacco, avvenuto poche settimane fa, dell’Isola dei ghiacci (540kmquadrati) dal Polo Antartico .

Ovviamente, ci sono anche dei meccanismi retroattivi, che riguardano ad esempio l’effetto di raffreddamento delle nubi, che non permettono di capire esattamente quali saranno gli effettivi risultati del “cambiamento” climatico, né quando essi riveleranno il loro definitivo assetto.
Tuttavia, tutti gli scienziati, oggi, nessuno escluso, sono concordi nell’affermare che è in atto un “significativo e percepibile” cambiamento
climatico in conseguenza del quale dobbiamo varare piani di adattamento ecologico e Politiche di risparmio energetico e riuso delle materie prime secondarie, anche se non sappiamo quali assetti definitivi daranno all’equilibrio ecologico del Pianeta.
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Nell’antica cultura della saggezza cinese, si trova il responso di un oracolo I Ching : “..dopo un tempo di declino viene il punto di svolta. La luce interna che era stata scacciata ritorna. C’è movimento, ma non è determinato per violenza… Il movimento è naturale, sorge spontaneamente. Perciò la trasformazione di ciò che è invecchiato diventa facile. Il vecchio viene rifiutato e ad esso subentra il nuovo. Entrambe le misure sono in accordo col tempo; perciò non ne risulta alcun danno.”
Ai tempi d’oggi ,quando , in una società, ci si avvicina ad un punto di svolta, il vecchio sistema di valori viene contestato e modificato profondamente dall’ascesa di movimenti sociali e culturali che operano ancora separatamente e che non si sono resi conto di quanto i loro fini siano interconnessi.

Toynbee, attraverso il suo persuasivo modello di dinamica culturale, aveva riflettuto con grande rigore sulla “percezione del cambiamento “ sociale, affermando che “…durante la disintegrazione di una civiltà, si svolgono simultaneamente, l’uno accanto all’altro, due drammi separati con intrecci diversi. Mentre una minoranza dominante immutabile sta recitando perpetuamente la propria sconfitta, nuove sfide suscitano nuove risposte creative, da parte di minoranze reclutate di recente, le quali proclamano la loro propria energia creativa sorgendo, ogni volta, per l’occasione”.

E’ vero che durante il processo di declino e di disintegrazione di una società, le istituzioni politiche e sociali dominanti riescono ancora a imporre le loro concezioni sorpassate , ma ciò non può impedire che una cultura dominante (o un pensiero unico dominante) ,divenuta troppo rigida nelle sue idee, nel suo modello sociale, nelle sue applicazioni tecnologiche, venga gradualmente a disgregarsi e a perdere il necessario consenso sociale.
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Scrive Ezio Mauro, direttore della Repubblica, sulle pagine del suo giornale, qualche giorno fa : “…..dopo tante paure ideologiche e altrettante gabbie, il “ cambiamento” sarà la leva del voto, l’innovazione la sua misura. Chi pensa a nuove alleanze finte, a destra e a sinistra, non ha capito il disincanto del Paese, la propensione al cambiamento, l’effetto della nuova solitudine repubblicana che nasce dalla disconnessione di molti cittadini dalla vicenda pubblica.”

Nel frattempo, negli Stati Uniti, Barack Obama si è ripreso dalle sconfitte subite nella prima fase della lunga campagna elettorale e prosegue in una strategia che annuncia il “vento del cambiamento”ad una società sommersa dal peso di un inarrestabile debito estero e da una cupa politica estera che ha seminato, sotto la guida della famiglia Bush, guerra, odio e divisioni di ogni genere nei principali settori geo-strategici del Pianeta, rendendo persino nuovamente credibile l’impiego di una strategia di “deterrenza” nucleare dopo che, in tutto il mondo, si è diffusa un’estesa coscienza civile e pacifica verso tutte le libertà ed i diritti civili dei popoli. Non sappiamo se Barack Obama sarà il candidato democratico che sfiderà il repubblicano Mc Cain e se la candidatura del primo “nero” alla presidenza degli Stati Uniti possa facilitare la rielezione di un altro repubblicano alla Casa Bianca. Quel che è certo, è che la grande maggioranza del popolo americano avverte che il “cambiamento delle idee guida” per la nazione più potente del Mondo è necessario ed in inarrestabile evoluzione.

Dunque, in questo inizio di secolo, una trasformazione epocale, un “cambiamento” a scala geopolitica è in corso; la percezione proviene dalla pluralità di “ cambiamenti”annunciati dall’ecologia globale, dal mercato globale, dalla guerra globale. Nessuno è in grado di prevedere quale sarà il risultato effettivo prodotto da ciascun cambiamento e dalla sovrapposizione degli stessi sul futuro degli abitanti di questo Pianeta.
Tuttavia appare chiaro, anche in Italia, che la Cultura Declinante si rifiuta di mutare, aggrappandosi ancor più tenacemente alle sue idee superate, né le Istituzioni sociali e politiche sono disposte a cedere i loro ruoli guida alle “ nuove forze culturali “.
Ciò dimostra proprio che ci troviamo in prossimità del “punto di svolta”di cui parlava Fritjof Capra in un suo libro, divenuto un “cult”per tutti gli ambientalisti del dopoguerra, e che tali forze vecchie e declinanti non potranno impedire “cambiamenti decisivi” per guardare e prevedere il Futuro per le future generazioni.

In un’epoca dove anche i vecchi paradigmi ideologici della Destra e della Sinistra risultano ai più, ormai opachi e grigi, non manca invece la percezione di essere giunti in tutti i campi e settori della vita sociale e civile ad un “ punto di svolta”. Il paradosso appare essere proprio “la percezione della necessità del cambiamento”, senza però saper prevedere quali saranno gli effetti e gli assetti definitivi che esso produrrà.
Per questi motivi, ritorna di straordinaria attualità, anche in questa silenziosa campagna elettorale italiana, la lezione sublime di Hazel Henderson, sul fenomeno evolutivo della vita: “…esattamente come la decomposizione delle foglie dell’anno precedente fornisce humus per la nuova crescita della primavera seguente, così alcune classi dirigenti devono declinare e decomporsi così che i loro componenti di capitale, terra e talenti umani possano essere usati per creare nuove organizzazioni e nuovi ceti dirigenti”.

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