[07/04/2008] Aria

Il carbonio sotto terra e i micro-organismi

LIVORNO. Il Juornal du Cnrs (centre national de la recherche scientifique) pubblica un interessante studio sul modo in cui il terreno trattiene quantità colossali di carbonio organico. La ricerca è stata eseguita dai ricercatori del Cnrs, dell’Inra e dell’Ird ed è stata pubblicata anche da Nature.

Nel suolo si trova la seconda più grande riserva di carbonio del pianeta dopo gli oceani. Un «pozzo» sotterraneo che cattura oltre 2.300 miliardi di tonnellate di CO2, più di quanto fanno atmosfera e vegetazione insieme. «Nei suoli superficiali – spiega il Cnrs – dei micro-organismi trasformano il carbonio organico in CO2, principale gas serra. Ora, alcuni scienziati temono che sotto l’effetto del riscaldamento climatico, essi attacchino anche lo stock dei suoli profondi. Ma poi si rassicurano: i micro-organismi non hanno energia sufficiente per effettuare questa trasformazione e questo qualsiasi sia la temperatura».

Il carbonio organico è costituito principalmente da materia organica del suolo, che proviene dalla decomposizione dei vegetali e che procura ai micro-organismi l’energia necessaria per la loro attività. Insomma uno dei mattoni di base su cui si sviluppa la biodiversità. «La materia organica fresca – spiega il Juornal du Cnrs - che si trova essenzialmente nello strato superficiale del suolo, è anche perpetuamente degradata e trasformata in CO2 dalla fauna e dalla microflora dell’ambiente. Al contrario, la materia organica più vecchia, situata tra i 20 centimetri e i 3 metri di profondità, resta intatta. Nessun micro-organismo sembra interessarsene. Conseguenza: il carbonio organico vecchio degli strati profondi può restare là, immutabile, per dei secoli come per dei millenni».

I ricercatori si sono posti due domande : perché la materia vecchia non è trasformata dai micro-organismni? Si scontrano con ostacoli fisici o chimici? Per capirlo hanno prelevato campioni dal sito dell’observatoire de recherche en environnement (Ore) «Agrosystèmes, cycles biogéochimiques et biodiversité» , di Clermont-Ferrand, un suolo bruno, con materia organica degli strati profondi che proviene dalle foreste che ricoprono il sito da più di duemila anni.

Le prime ipotesi sono saltate subito: niente sembra bloccare l’accesso dei micro-organismi a questa fonte potenziale di nutrimento. «Abbiamo allora immaginato che negli strati profondi i micro-organismi non abbiano sufficiente energia per degradare la materia organica – spiega Cornelia Rumpel (Nella foto è la prima a sinistra)>/i>, ricercatrice del Cnrs nel laboratorio «Biogéochimie et écologie des milieux continentaux» - In effetti c’è 500 volte meno materia organica fresca, e dunque di energia, disponibile in questa zona».

I ricercatori francesi hanno quindi provato a fornire ai micro-organismi energia supplementare sottoforma di lettiera vegetale ed hanno potuto constatare un’accellerazione della degradazione della materia organica vecchia. Quindi il mistero è in parte risolto : la quasi assenza di materia organica fresca nel suolo profondo limita l’attività microbica e dunque la produzione dello stock de carbonio vecchio.

Secondo lo studio, anche se la temperatura aumenta, un fenomeno suscettibile di «dopare » l’attività dei microp-organismi, questi non attaccano di più la materia organica vecchia, perché manca sempre l’energia. Per Cornelia Rumpel «Non possiamo ancora concludere che la sostanza organica dei suoli profondi non si decomporrà nel corso del riscaldamento climatico. Bisogna studiarlo nel suo insieme. Può darsi che nel corso del riscaldamento, le radici delle piante si svilupperanno, questo apporterà più materia organica fresca negli strati profondi del suolo e innescherà la decomposizione della materia vecchia».

Altri lavori verranno condotti su altri tipi di suolo, ma gli scienziati pensano di ottenere dei risultati simili, il che porterà in avanti la comprensione del processo di stabilizzazione del carbonio nei suoli.
L’obiettivo è quello di capire come stoccare il carbonio organico supplementare e sotto quale forma.
Per Cornelia Rumpel il gioco vale la candela : «Se arriviamo ad aumentare dello 0,5 % il tasso di materia organica vecchia in tutti i suoli del pianeta, potremmo stoccare in maniera stabile il surplus d CO2 generato dalle attività industriali e lottare così contro l’effetto serra»

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