[08/04/2008] Comunicati

Elezioni 2008, a caccia di economia ecologica nelle liste: partito comunista dei lavoratori

Dal rapporto Ipcc nessuno può più far finta di niente: l´economia o sarà ecologica o rimarrà sepolta dalle sue insostenibili contraddizioni ambientali e sociali. Come mai questo metaobiettivo (che potrebbe essere il vero obiettivo bipartisan) è praticamente ignorato da tutti (o quasi)? Qual è la vostra posizione?
«Il sistema economico capitalistico, fondato sul profitto privato a breve termine, non è strutturalmente in condizione di farsi carico in modo adeguato delle questioni ambientali di ordine globale, quale l’effetto serra e i cambiamenti climatici che ne conseguono, perché affrontare “strategicamente” questi temi significa intervenire in modo pianficato e a lungo termine sul “modello di sviluppo”. Ciò cozza con i vincoli di un’economia fondata sulle basi della proprietà privata dei mezzi di produzione e sulla “libertà del mercato”. Tutti i governi - di destra, di centro o di centrosinistra, subalterni per loro natura alle logiche capitalistiche - non vorranno e non potranno mai intervenire in profondità sulle questioni (non solo tecnico-produttive, ma anche sociali) da cui dipendono questi problemi globali: le scelte energetiche, l’organizzazione territoriale, la mobilità e i trasporti, la distribuzione del reddito, le priorità dello sviluppo a lungo termine…).
L’approccio del PCL a questi temi combina l’impegno qui ed ora per “obiettivi parziali” sui terreni più urgenti (ad esempio la lotta per una radicale soluzione della questione rifiuti, che passa per la riduzione alla fonte responsabilizzando i produttori e riprogettando i beni, la raccolta differenziata, il recupero-riuso-riciclo; e non è certo risolvibile mediante l’attuale sistema che deresposabilizza i produttori e si affida al binomio inceneritori-discariche), con una prospettiva di mutamento radicale del “modo di produzione”, perché solo questo mutamento può consentire di ottenere risultati duraturi sul “modello di produzione”. Un modello che per il PCL deve privilegiare l’uso efficiente dell’energia e le fonti rinnovabili sulle fonti fossili o il nucleare (che non è affatto una soluzione, né sul piano economico né sul piano ecologico); la mobilità sostenibile e i trasporti collettivi e su rotaia su quella individuale su gomma; la pianificazione di uno sviluppo ecologicamente, socialmente e territorialmente sostenibile a lungo termine contro le derive consumistiche dettate dagli scandalosi divari di reddito attuali e dalla logica perversa della valorizzazione a breve termine del capitale; i consumi sociali collettivi su quelli privati ostensivi; un impegno di grande momento per la ricerca scientifica e tecnologica, finalizzato tuttavia non al prodotto o, peggio, agli armamenti, ma ai bisogni fondamentali degli esseri umani e del pianeta (emergenze sanitarie, sicurezza alimentare, preservazione della natura ecc.); la preservazione delle condizioni dell’ambiente a lungo termine sullo sfruttamento a breve termine a scopi speculativi del territorio e delle risorse; la costruzione di eque relazioni internazionali in un quadro di solidarietà fra i popoli (possibile solo in un quadro socialista), contro le logiche imperialistiche di dominio e di guerra che oggi dominano lo scenario mondiale, riproducono squilibri e conflitti e impedendo di affrontare i grandi temi cruciali del futuro dell’umanità».

Economia ecologica, economia sostenibile, significa governo democratico dei flussi di energia e di materia. Significa più governo collettivo ( cioè più politica) e meno "dinamiche autonome" del mercato ( cioè economia come sottosistema della politica e non il contrario). E´ d´accordo?
«Sì, a condizione di aggiungere due specificazioni:
1) Un’economia ecologica, democraticamente pianificata, non sarà possibile in un quadro capitalistico, ossia fino a quando domineranno la proprietà privata dei grandi mezzi di produzione e di scambio e il libero mercato (ossia la logica del profitto).
2) Dire “più politica” non basta. Occorre specificare “quale” politica. Il programma del PCL nasce da un bilancio radicalmente critico dello stalinismo, ossia di una politica che ha concentarto nella burocrazia le scelte economiche e politiche della società postacapitalistica. Il PCL si propone di realizzare una democrazia socialista fondata sull’estensione della democrazia consiliare e del potere dei lavoratori a tutti i livelli».

Economia ecologica significa ottimizzazione e riduzione dei flussi di energia e di materia. Come mai sulla necessità di intervenire sui flussi di energia quasi tutti sono d´accordo (a parte il come che non è secondario) ma sui flussi di materia c´è il silenzio assoluto (a parte il segmento finale dei rifiuti sul quale tutti fanno riferimento alle direttive europee che prevedono il ciclo integrato con riduzione, recupero di materia, recupero di energia, smaltimento in discarica)?

«Lo spreco di materia (oltrechè di energia e di territorio) è parte integrante del ciclo della valorizzazione del capitale. Ciò significa che potrà esserci una effettiva volontà di intervento su questo tema solo se c’è la volontà di intervenire sul “modo di produzione”, ossia sulla logica capitalistica del sistema di produzione. Su questa strada, sono molto importanti tutti quei movimenti sociali che contestano scelte sciagurate di consumo del territorio e quelle logiche di sviluppo che in realtà continuano a promuovere lo spreco delle risorse».

Questo quotidiano si è più volte espresso a favore dell´utilizzo della leva fiscale per orientare l´economia verso la sostenibilità ( meno tasse al lavoro più tasse alle produzioni e ai consumi inquinanti): lei è d´accordo?
«La questione del riorientamento dei consumi e dell’economia attraverso la leva fiscale è malposto. Non che non si possa usare anche la leva fiscale. Ma a monte è necessario un intervento “strutturale” sul modo di produzione. Il rischio, altrimenti, è di far gravare tutto il peso di questo intervento sui lavoratori e sui ceti più deboli, senza intaccare i meccanismi strutturai, anche in tema di reddito, che solo alla base degli sprechi e dei consumi ecologicamente insostenibili. Una risposta più precisa può essere data solo caso per caso».

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